Tra affitti brevi e dividendi, il derby fiscale della Legge di Bilancio 2026 continua in Parlamento

Rosy D’Elia - Fisco

Il derby fiscale all'interno della maggioranza va ben oltre l'IRPEF e la rottamazione. E i nodi della Legge di Bilancio 2026, tra affitti brevi e dividendi, arrivano in Parlamento

Tra affitti brevi e dividendi, il derby fiscale della Legge di Bilancio 2026 continua in Parlamento

Il risultato su IRPEF e rottamazione quinquies, inserite entrambe nella Legge di bilancio 2026, non pone fine ai derby fiscali del Governo.

Prendendo in prestito le metafore calcistiche, tanto care al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, si può affermare senza alcun dubbio che il campionato prosegue nelle aule di Camera e Senato con le partite su affitti brevi e dividendi, in primis.

Decide il Parlamento: è questo il leit motiv ripetuto in questi giorni dal numero uno di via XX Settembre e dal suo vice. Ma che cosa vuol dire? Una panoramica sui nodi da sciogliere e sulle tappe della Manovra.

Non solo IRPEF e rottamazione, i nodi della Legge di Bilancio 2026 arrivano in Parlamento

La Legge di Bilancio 2026 parte da due risultati importanti:

  • il taglio IRPEF per il ceto medio con la riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33 per cento sullo scaglione che arriva fino a 50.000 euro;
  • una rottamazione quinquies per pagare le cartelle fino alla fine del 2023 in via agevolata.

Non è stato necessario scegliere, anche se rispetto ai desideri iniziali dei loro sostenitori le due misure sono entrate in forma ridotta.

Sulla revisione dell’imposta ma anche sulla pace fiscale, il ministro Giorgetti nella conferenza stampa di presentazione della Manovra lo scorso 17 ottobre ha ricordato:

“Attualmente queste sono le proposte del governo che vanno in parlamento, poi il parlamento è sovrano e vediamo cosa approva”

Un promemoria ripetuto, poi, più volte nei giorni successivi anche da altri suoi colleghi. E che diventa centrale anche per il futuro della tassazione di affitti brevi e dividendi, due fronti nuovi rispetto alla discussione che ha anticipato la presentazione della Manovra.

Dal Governo al Parlamento, il derby fiscale continua su affitti brevi e dividendi

Nel mirino alcuni passaggi del testo del Disegno di Legge:

  • l’articolo 7 porta la cedolare secca sugli affitti brevi al 26 per cento anche sul primo immobile, lasciando l’aliquota del 21 solo per chi non si affida a piattaforme;
  • l’articolo 18 limita il regime di esclusione dalla tassazione ai dividendi che derivano da partecipazioni detenute, direttamente o indirettamente tramite società controllate in misura non inferiore al 10 per cento: una limitazione che si traduce nell’aumento di tassazione dall’1,2 al 24 per cento per chi è interessato dalla modifica.

Si rincorrono già le ipotesi di modifiche su entrambi gli interventi, ma ogni revisione dovrà fare i conti con un aspetto fondamentale: le due novità garantiscono maggiori entrate allo Stato.

Rivedendo la tassazione sugli affitti brevi si recuperano a regime 102,4 milioni all’anno, mentre l’intervento sui dividendi fa guadagnare oltre un miliardo.

E se si eliminano le novità, si dovranno trovare altre fonti di “reddito”. Il gioco che si farà in Parlamento dovrà in ogni caso rispondere a una regola chiave: qualsiasi modifiche è ammessa, ha sottolineato Giorgetti, purché sia a saldo invariato.

In termini più semplici, l’importante è far quadrare i conti. E di conseguenza arrivare anche all’obiettivo di uscire in maniera anticipata dalla procedura di infrazione UE per deficit eccessivo.

Dagli affitti brevi ai dividendi: la Legge di Bilancio 2026 cambia con i lavori del Parlamento

Come tutti gli anni, il testo del Disegno di Legge di Bilancio rappresenta un punto di partenza per la costruzione della Manovra.

L’iter è fatto di diversi step, che dovrebbero garantire una partecipazione di tutto l’arco parlamentare ai lavori di previsione delle spese e delle entrate per il periodo oggetto della Legge di Bilancio da approvare. In altre parole, la programmazione economica del Paese non è solo una questione di Governo.

Ed è nel coinvolgimento ad ampio raggio dei rappresentanti della maggioranza, e dell’opposizione, che si proverà a trovare un punto di equilibrio: la palla, quindi, passa dal Governo alle aule di Camera e Senato.

Quest’anno il lavoro parte dalla Commissione Bilancio del Senato, chiamata ad esaminare il DDL, e a ricevere entro il termine stabilito dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari gli emendamenti, che rappresentano l’opportunità concreta di cambiare il testo della Manovra, anche per l’opposizione.

Le proposte di modifica o integrazione devono essere a loro volta esaminate e approvate per essere inserite nel testo che viene, poi, discusso e votato in Assemblea.

Dopo l’approvazione da parte del Senato, la procedura si ripete alla Camera ma spesso, a causa della scadenza del 31 dicembre da rispettare, nel secondo esame si bruciano le tappe.

Il derby fiscale della Legge di Bilancio 2026 non solo non è finito con il taglio IRPEF e la rottamazione, ma entra proprio adesso nella sua fase più delicata.

E il risultato, fino al novantesimo minuto, può sempre ancora cambiare. Sugli affitti brevi, sui dividendi così come su tutte le altre novità fiscali in cantiere.

In primo piano l’aula del Senato. Fonte: senato.it

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