Mentre Meloni ribadisce la volontà di tagliare l'IRPEF al ceto medio, il ministro Salvini sottolinea la necessità di una nuova rottamazione. È un bivio aperto dall'inizio dell'anno, ma a dettare l'agenda sono soprattutto le risorse

La premier Meloni ha aperto gli Stati Generali dei Commercialisti 2025 che si sono tenuti ieri, 10 giugno, con un messaggio chiaro: la riforma IRPEF non è finita e ora l’attenzione si dovrà concentrare sul ceto medio.
Nella stessa giornata il vicepremier e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha ribadito la necessità di mettere in campo una nuova rottamazione: le regole per l’edizione quinquies sono già scritte e contenute nel disegno di legge presentato al Senato a inizio anno.
Il Fisco mette il Governo difronte a un bivio ma la strada da trovare non è solo quella dell’equilibrio politico. Servono, prima di tutto, le risorse.
Rottamazione VS taglio IRPEF: il Fisco ago della bilancia di Governo
Già lo scorso febbraio il dibattito si è acceso su questi due poli ma, nonostante le promesse di una revisione immediata del calcolo dell’IRPEF per il ceto medio, nessuna delle due misure per ora ha avuto la meglio: i cantieri sono aperti.
Sul fronte della pace fiscale a inizio anno il Decreto Milleproroghe ha previsto una riapertura della rottamazione per coloro che non risultavano in regola con i pagamenti a fine 2024 e la Lega ha presentato la sua proposta di legge per la rateizzazione lunga delle cartelle, con il pagamento in 10 anni delle somme dovute e regole meno rigide sulla decadenza per chi non rispetta le scadenze dei versamenti.
Sul fronte dell’IRPEF, invece, dall’inizio dell’anno ad oggi non sono mancate le occasioni per ribadire la volontà di tagliare ulteriormente le aliquote o gli scaglioni per il ceto medio, ma nessun passo avanti è stato fatto nell’appiattimento dell’imposta. L’unico intervento è stato messo in atto per correggere il pasticcio degli acconti dato dalla scrittura a più riprese delle regole di calcolo. Una necessità più che una scelta.
A distanza di mesi le decisioni restano ancora tutte da prendere. E, come in un gioco di contrappesi, appena la premier Meloni ha acceso i riflettori sul taglio dell’IRPEF come priorità attuale del Governo, condivisa anche dal vicempremier Tajani, l’altro vicepremier Salvini ha ribadito:
“Per la Lega e per il Governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l’economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza”.
Per poi chiarire nell’intervista al Corriere che “le due cose sono complementari: le rottamazioni portano nelle casse pubbliche le risorse che consentono di abbassare l’IRPEF”.
Rottamazione o taglio IRPEF? Serve trovare le risorse
Ma se fosse così semplice non ci sarebbe alcun bivio per il Governo e nessuna difficoltà di passare dalle parole ai fatti.
Nella proposta di legge sulla rottamazione quinquies ferma al Senato non ci sono stime economiche, ma il costo di una pace fiscale potrebbe aggirarsi tra i 3 e i 5 miliardi di euro.
In ogni caso, il travaso di risorse immaginato da Salvini, che pure rappresenterebbe una soluzione ottimale per tutte le forze di Governo, difficilmente si potrà concretizzare nell’immediato, anche solo per una questione di tempi.
E, infatti, è proprio dal tempo che dovranno arrivare i fondi per tagliare l’IRPEF. È questo il messaggio, più tecnico che politico, che arriva da Giorgetti e Leo, Ministro e viceministro all’Economia.
“Il Governo ha ancora due anni e mezzo”, ha detto il numero uno di via XX Settembre a margine degli Stati generali dei Commercialisti 2025, intervenendo con il freno tirato sulla questione dell’IRPEF per cui servono almeno 2,5 miliardi per un intervento rilevante:
- un taglio di due punti percentuali sulla seconda aliquota (dal 35 al 33 per cento);
- oppure l’estensione fino a 65.000 euro del secondo scaglione di reddito.
D’altronde il cantiere dell’IRPEF alla fine dello scorso anno si è fermato proprio per la mancanza di fondi: dal concordato preventivo biennale si attendevano risultati migliori, invece, sono stati recuperai solo 1,6 miliardi di euro, una cifra che ha rimandato a data da destinarsi il taglio per il ceto medio.
Oltre le dichiarazioni di intenti, a dettare l’agenda di Governo è anche e soprattutto la necessità di far quadrare i conti. E, per ora, difronte al bivio dell’IRPEF e della rottamazione nessuna strada sembra percorribile nell’immediato.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Rottamazione VS taglio IRPEF: il bivio del Fisco e il nodo delle risorse