Nella bozza del Disegno di Legge di Bilancio 2026 in circolazione c'è uno spazio anche per il reddito di libertà: nuove risorse in programma per i prossimi anni. Ma la misura resta debole
Nella strada stretta della Manovra 2026 si fa un po’ di spazio anche per il reddito di libertà, la misura di sostegno per le donne che hanno subito violenza maschile.
La notizia arriva dalla bozza del Disegno di Legge in circolazione: si punta a un piccolo aumento della dotazione per il 2026 e a garantire l’attuale dotazione di 11 milioni anche dal 2027.
La platea delle potenziali beneficiarie, però, resta ristretta: meno di 2.000 donne ogni anno possono averne accesso.
Reddito di libertà: una nuova iniezione di fondi con la Manovra 2026
Il reddito di libertà garantisce fino a 500 euro mensili per 12 mesi alle donne vittime di violenza in condizioni di povertà legata a uno stato di bisogno straordinario o urgente seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali.
Stando alle anticipazioni sulla prossima Manovra, si va verso un incremento della dotazione di 500.000 euro per il 2026 e di 4 milioni a partire dal 2027.
Considerando l’importo massimo, con queste risorse per l’anno prossimo si creano i presupposti per supportare 83 donne più del previsto e per confermare, dal 2027, una platea che resta comunque sotto quota 2.000 beneficiarie.
L’importo complessivo, fino a 6.000 euro, è pensato per coprire le spese relative all’autonomia abitativa e alla riacquisizione dell’autonomia personale ma anche per favorire il percorso scolastico e formativo dei/delle figli/figlie minori.
Gli obiettivi del reddito di libertà sono ambiziosi, e se le donne non hanno altre fonti di reddito difficilmente si possono raggiungere. Il contributo resta comunque un aiuto concreto nel percorso di fuoriuscita dalla violenza, dove l’indipendenza economica gioca un ruolo cruciale. Ed è da questa consapevolezza che in pieno Covid è nato il reddito di libertà.
Ogni nuova iniezione di risorse è una buona notizia. Ma novità dopo novità, il reddito di libertà resta debole.
E lo dicono i numeri: nel 2024 sono state accolte nei centri antiviolenza quasi 24.000 donne. Sono questi i dati che arrivano da D.i.Re, Donne in rete contro la violenza.
Reddito di libertà tra storia e dati: una misura debole
D’altronde fin da principio alle buone intenzioni, all’origine della misura, hanno fatto da contraltare una scarsa disponibilità di risorse e percorsi di attuazione lenti e accidentati.
Finanziato solo per il biennio 2021-2022, nel 2023 l’aiuto è stato tenuto in vita solo dall’Emilia Romagna e dal Friuli-Venezia Giulia che hanno messo in campo fondi propri.
E al rifinanziamento arrivato con la Legge di Bilancio 2024 ha fatto seguito un lungo periodo di stand by.
Sono stati stanziati 30 milioni di euro per il triennio 2024-2026 e 6 milioni a partire dal 2027, a cui si è aggiunto dal 2025 un ulteriore milione di euro.
Ma la teoria, ancora una volta, si è scontrata con la pratica. Il decreto attuativo ha tenuto fermi i fondi per ben 14 mesi e l’aiuto è tornato accessibile:
- a inizio marzo per le donne che lo avevano già richiesto senza ottenerlo per mancanza di risorse;
- da metà aprile a tutte le altre.
Le richieste possono essere inoltrare fino al 31 dicembre di ogni anno, ma la dotazione è distribuita su base regionale ed è difficile verificare le disponibilità residue per ogni territorio.
La misura ha carattere di urgenza, aspetto sottolineato dalle stesse norme di riferimento, ma procede a passi lenti.
E la nuova iniezione di fondi che si prospetta con la Manovra 2026 è l’ennesima occasione sprecata: il reddito di libertà è destinato a restare la declinazione di buone intenzioni piuttosto che un’azione adeguata per favorire l’indipendenza economica e contrastare la violenza di genere.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di libertà: si preannuncia un’altra occasione mancata con la Manovra 2026