Reati tributari non fraudolenti: i commercialisti richiedono l’estinzione nel caso di tregua fiscale

Tommaso Gavi - Fisco

Prevedere una causa di non punibilità per i reati tributari non fraudolenti nei casi di definizione agevolata che rientrano nella tregua fiscale: la richiesta dei Commercialisti in vista delle misure all'interno della Legge di Bilancio 2023

Reati tributari non fraudolenti: i commercialisti richiedono l'estinzione nel caso di tregua fiscale

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili invita le forze politiche a una riflessione sui reati tributari non fraudolenti.

Il CNDCEC avanza la proposta di estinzione delle misure penali per i casi in cui i contribuenti si servano delle disposizioni che saranno previste con la Legge di Bilancio 2023 e che rientrano nella cosiddetta “tregua fiscale.”

A renderlo noto è la notizia del 21 dicembre 2022, pubblicata sul sito del CNDCEC.

Il presidente Elbano de Nuccio auspica che, se non si potrà affrontare la questione a causa dei tempi stretti per l’approvazione della Manovra, la riflessione si apra il prossimo anno, con la ripresa dei lavori parlamentari.

Reati tributari non fraudolenti: i commercialisti richiedono l’estinzione nel caso di tregua fiscale

I commercialisti richiedono l’estinzione delle misure penali nel caso di reati tributari non fraudolenti.

La proposta è resa nota dalla notizia pubblicata sul sito del CNDCEC il 21 dicembre 2022.

L’appello, rivolto alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, consiste nella richiesta di aprire una riflessione tecnica sulla questione, soprattutto in vista dell’applicazione delle misure di definizione agevolata che saranno inserite nella Legge di Bilancio 2023 e che rientrano nella cosiddetta “tregua fiscale”.

In merito, il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, afferma quanto di seguito riportato:

“Se ciò non sarà possibile con l’approvazione della Legge di Bilancio per ragioni di tempo auspichiamo che avvenga quanto prima, con la ripresa dei lavori parlamentari nel 2023.”

La richiesta è relativa ai casi in cui le imposte siano pagate integralmente, a seguito delle procedure speciali che saranno approvate con la Misura.

La causa di non punibilità dei reati tributari di minore pericolosità sociale, che non comprendano condotte fraudolente, è richiesta anche nei casi in cui il dibattimento di 1° grado sia già aperto o nel caso in cui l’autore del reato abbia già avuto una formale conoscenza:

  • dell’inizio di attività di controllo o accertamento;
  • di provvedimenti penali.

Reati tributari non fraudolenti: le motivazioni della richiesta di non punibilità

Nella notizia pubblicata dal CNDCEC vengono fornite principalmente due argomentazioni.

La prima riguarda la presenza di cause di non punibilità nella legislazione penale tributaria in vigore.

La seconda riguarda la riduzione del lavoro per procure e tribunali.

In merito al primo punto nel comunicato si fa notare che la legislazione prevede cause di non punibilità per:

  • reati di omesso versamento di IVA e di ritenute;
  • indebita compensazione di crediti non spettanti (con debiti tributari saldati);
  • ravvedimento operoso;
  • dichiarazione infedele;
  • dichiarazione omessa;
  • dichiarazione fraudolenta.

Negli ultimi tre casi, tuttavia la resipiscenza dell’autore del reato deve essere anteriore all’inizio di attività di controllo o accertamento o di procedimenti penali.

In altre parole nel contribuente la consapevolezza del proprio errore e il ravvedimento deve essere precedente all’inizio delle procedure citate.

La seconda argomentazione è legata alla necessità di velocizzazione dei processi, che rientra tra gli obiettivi del PNRR.

Nel testo della notizia viene spiegato quanto di seguito riportato:

“l’esigenza delle depenalizzazioni è stata più volte rimarcata sia dal Ministro della Giustizia che dai vertici dell’ANM, proprio al fine di garantire l’obbligatorietà dell’azione penale che, con il proliferare delle norme incriminatrici e la sovrabbondante criminalizzazione delle condotte illegali, è ormai sovente caratterizzata di connotati di mera discrezionalità.”

La tesi alla base della richiesta è quindi quella per cui, introducendo cause di non punibilità, si limiterebbe l’ammontare di lavoro di procure e tribunali e si permetterebbe di velocizzare le azioni degli stessi.

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