Proroga spesometro: il decreto dignità non cambia nulla

Redazione - Comunicazioni IVA e spesometro

L'abrogazione tanto attesa dello spesometro non c'è stata. Anzi peggio: lo spesometro non è stato neanche oggetto di proroga. Delude il cosiddetto decreto dignità.

Proroga spesometro: il decreto dignità non cambia nulla

Negli annunci del viceministro Di Maio, come di altri esponenti del Governo, il cosiddetto decreto dignità avrebbe dovuto contenere l’abrogazione dello spesometro 2018: nulla da fare, anzi peggio. Nella bozza resa di testo resa pubblica questa sera dall’agenzia Ansa, lo spesometro non è neanche oggetto di proroga.

Sembrerà incredibile ai lettori: l’articolo 10 della bozza di decreto legge in fase di approvazione prevede la proroga al prossimo 28 febbraio 2019 del solo terzo trimestre. Avete capito bene: solo del terzo trimestre! Ma è chiaramente uno svarione, in quanto lo spesometro poteva già essere inviato con opzione in via semestrale, senza necessità che intervenisse addirittura un decreto legge a normare ulteriormente questo adempimento.

C’è quindi grande sconcerto tra gli operatori del settore, professionisti e imprese che a questo punto potrebbero davvero sentirsi traditi da questo molto atteso provvedimento fiscale del nuovo Esecutivo.

Proroga-beffa spesometro, split payment, studi di settore e redditometro: sono queste le misure contenute nel decreto legge fiscale.

Proroga spesometro al 28 febbraio 2019 nel Decreto Dignità. Ma solo del terzo trimestre... Beffati professionisti e imprese

Tra le novità che il Ministro Luigi Di Maio aveva annunciato nel Decreto Dignità, il capitolo fiscale era quello sicuramente più atteso.

Bozza testo ufficiale decreto dignità
Testo ufficiale del decreto legge «dignità»: deluse le aspettative di professionisti e imprese, beffa sulla proroga dello spesometro e sulla revisione del redditometro

Di annunci e promesse, negli scorsi mesi, ne sono stati fatti molti ma pare che la semplificazione immediata degli adempimenti fiscali per partite IVA e imprese dovrà attendere.

Per quanto riguarda lo spesometro, adempimento introdotto con il fine di contrastare l’evasione IVA, l’idea che va diffondendosi è che per la sua abolizione sarà necessario attendere al 2019, quanto l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica farà venir meno l’obbligo di comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute.

Il Decreto Dignità ha introdotto una proroga beffa dello spesometro del terzo trimestre...

Non c’è soltanto lo spesometro tra le novità fiscali previste dal Decreto Dignità e accanto alla proroga beffa della comunicazione dati delle fatture (alternativa sicuramente meno costosa dell’abolizione...), è stata prevista l’abolizione dello split payment per i professionisti e la revisione del redditometro.

In merito allo split payment, i soggetti interessati alla novità sono quindi soltanto i liberi professionisti, sui quali il meccanismo che prevede il versamento dell’IVA direttamente allo Stato comporta (accanto all’applicazione della ritenuta Irpef del 20%) un reale problema di liquidità.

Abbastanza difficile è, ad oggi, ipotizzare che l’abolizione dello split payment possa essere estesa ad ulteriori categorie. Il meccanismo di fatturazione con scissione dei pagamenti ha portato ad un notevole aumento delle entrate in materia di IVA e il costo della misura sarebbe tutt’altro che contenuto.

Decreto Dignità, svuotato il “capitolo lavoro”: resta solo mini-stretta ai contratti a termine

Rispetto alle bozze di decreto circolate nelle scorse settimane, a perdere pezzi non è soltanto l’insieme di misure fiscali ma anche le novità in materia di lavoro previste dal Decreto Dignità.

Se inizialmente si era parlato dell’introduzione di un limite ai contratti di somministrazione a tempo indeterminato, delle tutele per i lavoratori della gig economy e della reintroduzione dei voucher per l’agricoltura, ad oggi è confermata soltanto la mini-stretta ai contratti a tempo determinato.

Col fine ultimo di contrastare il precariato, il numero di rinnovi per i contratti a termine scenderà da 5 a 4, sempre nel limite di 36 mesi di durata massima consentita. Vengono, infine, reintrodotte le causali ed inoltre il costo per ogni rinnovo successivo al secondo aumenterà dello 0,5% e si allungherà a 270 giorni il termine per l’impugnazione dei contratti a tempo determinato.

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