Assegno più alto per chi va in pensione nel 2026

Francesco Rodorigo - Pensioni

Chi va in pensione nel 2026 potrebbe ottenere un assegno di importo maggiore. L'Istat ha comunicato i nuovi coefficienti per la liquidazione delle prestazioni. Il montante contributivo viene rivalutato del 4,04%

Assegno più alto per chi va in pensione nel 2026

Definiti i valori per la rivalutazione del montante contributivo per chi va in pensione nel 2026.

Il totale dei contributi versati sarà rivalutato del 4,04 per cento.

A comunicare i nuovi valori i coefficienti di rivalutazione per i nuovi trattamenti pagati dal prossimo anno è il Ministero del Lavoro che ha recepito la nota Istat con il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi.

Si tratta dei coefficienti che servono a calcolare l’importo delle pensioni pagate nel 2026, tenendo conto delle variazioni economiche e contributive degli anni precedenti.

Assegno più alto per chi va in pensione nel 2026

I lavoratori e lavoratrici che andranno in pensione nel corso del prossimo anno (il cui trattamento è calcolato con il metodo contributivo) potrebbero ottenere un assegno di importo maggiore.

Non si tratta di una nuovo provvedimento ma dell’effetto dell’aggiornamento annuale dei coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni e dei redditi pensionabili e del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo.

Come previsto dalla riforma Dini, legge n. 335/1995, per calcolare l’importo della pensione bisogna applicare i coefficienti al montante contributivo, cioè il totale dei contributi accumulati durante gli anni di lavoro.

Tala montante contributivo deve essere rivalutato in modo tale da poter conservare negli anni almeno in parte il potere di acquisto. Ogni anno, dunque, Ministero del Lavoro e INPS provvedono ad aggiornare questi valori in base alla variazione del Pil verificatasi nei cinque anni precedenti e calcolata dall’Istat.

L’Istituto di statistica ha individuato, relativamente al 2025, il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi nella nota del 16 ottobre.

Questo tasso si applica, quindi, al montante accumulato al 31 dicembre 2024 per chi va in pensione nel 2026. Il valore è determinato in misura pari a 1,040445, che significa una rivalutazione del 4,04 per cento (l’anno scorso è stato pari a 1,036622, cioè al 3,66 per cento).

Questo significa che i contributi accumulati verranno rivalutati del 4,04 per cento rispetto all’anno precedente e andranno a incidere sugli importi delle pensioni, il che potrebbe portare ad un assegno pensionistico maggiore per chi esce dal lavoro nel 2026 rispetto a chi è uscito quest’anno. Ad esempio un montante contributivo di 200.000 euro salirebbe a 208.089 euro, con conseguente variazione dell’importo dell’assegno.

Per le pensioni con decorrenza 2026, al montante determinato in questa maniera, deve essere aggiunta la contribuzione relativa al 2025 e al 2026 maturata fino al momento della pensione.

I lavoratori o i datori di lavoro non devono fare nulla: la rivalutazione avviene in modo automatico.

Istat - Nota del 16 ottobre 2025
Tasso annuo di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi
relativamente al 2025

A chi si applica la rivalutazione del montante contributivo?

I nuovi coefficienti rivalutati dall’Istat e recepiti dal Ministero del Lavoro si applicano a tutti i lavoratori e le lavoratrici che rientrano nel sistema contributivo.

Si tratta in particolare:

  • dei dipendenti e degli autonomi iscritti per la prima volta a una gestione previdenziale dopo il 1° gennaio 1996;
  • di chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, per la quota calcolata con il metodo contributivo;
  • degli iscritti alla Gestione Separata INPS e dei liberi professionisti appartenenti alle Casse con sistemi contributivi puri.

Ricordiamo che ad oggi, il disegno di Legge di Bilancio 2026 prevede importanti novità per quanto riguarda le pensioni.

A meno di cambiamenti nel corso dell’iter parlamentare, dal prossimo anno lavoratori e lavoratrici non potranno più accedere alla pensione anticipata con Quota 103 e Opzione Donna. Il DdL, infatti, non prevede alcun rinnovo per i due canali in scadenza il 31 dicembre 2025.

Al momento, resta confermato solamente l’Ape Sociale.

Novità anche per la pensione anticipata ordinaria: dal 2027 saliranno i requisiti richiesti per l’accesso. Il 1° gennaio 2027, infatti, scatterà l’aumento, seppur graduale, dell’età pensionabile che passerà a 67 anni e 1 mese (67 anni e 3 mesi dal 2028). Ad aumentare sono, come detto, anche i requisiti per la pensione anticipata ordinaria: 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

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