Dal DL Fiscale, convertito in legge con l'ok del Senato, nuovi limiti ai controlli fiscali: Finanza ed Entrate dovranno mettere nero su bianco in maniera adeguata le motivazioni che giustificano accesso e ispezioni in azienda

Il Decreto Fiscale, convertito in legge con l’ok del Senato del 29 luglio, pone nuovi limiti ai controlli fiscali in azienda: Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dovranno dotarsi di un adeguato lasciapassare per entrare in sede.
La novità è stata introdotta nel testo del DL n. 84 del 2025 per recepire le indicazioni della Corte dei Diritti dell’Uomo dell’UE sulle verifiche fiscali.
Le motivazioni che portano all’accesso e alle ispezioni in sede devono essere messe nero su bianco, ma la nuova tutela per i contribuenti non ha effetti retroattivi.
Controlli in azienda di Finanze ed Entrate: serviranno motivazioni scritte per accesso e ispezioni
Le nuove regole sui controlli fiscali in azienda trovano spazio nello Statuto dei Diritti del Contribuente.
In particolare, l’emendamento punta a integrare l’articolo 12 che regola diritti e garanzie del contribuente sottoposto a verifiche fiscali.
La norma già prevedeva la necessità, per Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, di condurre i controlli in azienda sulla base di esigenze effettive di indagine e controllo sul luogo.
Non stabilendo nel dettaglio gli aspetti più operativi, però, lasciava un margine di manovra ampio ad accessi, ispezioni e verifiche.
Ed è proprio su questo punto che arriva la correzione inserita nel Decreto Fiscale e suggerita dalla sentenza della Corte dell’Uomo Europea di inizio anno.
Per entrare in azienda ed effettuare controlli fiscali nei locali destinati all’esercizio di attività commerciali, industriali, agricole, artistiche o professionali serviranno motivazioni non solo valide ma anche scritte e argomentate.
Negli atti di autorizzazione e nei verbali “devono essere espressamente e adeguatamente indicate e motivate le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l’accesso”: questo il passaggio chiave che trova spazio nello Statuto dei Diritti del Contribuente.
Controlli in azienda di Finanze ed Entrate: il limite arriva dall’UE
La spinta per porre un limite ai controlli in azienda da parte di Finanze ed Entrate arriva direttamente dall’Europa.
Con la sentenza del 6 febbraio 2025, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha evidenziato un contrasto tra le modalità con cui vengono condotte le verifiche fiscali in sede e l’articolo 8 della Convenzione che regola il diritto al rispetto della vita privata e familiare, del domicilio e della corrispondenza. E, vista la questione di carattere sistemico, ha chiesto all’Italia di adeguare il quadro normativo con regole chiare e specifiche sul tema, citando proprio gli articoli 12 e 13 dello Statuto dei Diritti del Contribuente.
Con la novità inserita nel DL Fiscale, quindi, si punta a tirare una linea di confine: il cambio di approccio alle verifiche fiscali in sede riguarderà esclusivamente i controlli futuri.
I limiti si applicheranno agli atti di autorizzazione e ai verbali di accesso redatti successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Fiscale.
“Restano comunque validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti sorti sulla base delle disposizioni vigenti antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”, si legge nel testo.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Controlli fiscali: limiti su accesso e ispezioni in azienda per Finanze ed Entrate