Pensione anticipata: nuovi requisiti con Quota 103

Francesco Rodorigo - Pensioni

Pensione anticipata con Quota 103. I nuovi requisiti nel testo della Legge di Bilancio 2023: 62 anni d’età e 41 di contributi. Nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale novità anche per Opzione Donna e Ape Sociale. Stabilita, inoltre, la rivalutazione degli importi

Pensione anticipata: nuovi requisiti con Quota 103

La Legge di Bilancio ha previsto la nuova forma di pensione anticipata flessibile per il 2023, Quota 103. Le novità nel testo della legge n. 197/2022 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 303.

Con Quota 103 quest’anno i lavoratori potranno andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi.

L’assegno pensionistico non potrà avere un importo superiore a 5 volte quello del trattamento minimo, finché non si matura il requisito standard dei 67 anni d’età.

La Manovra, tra le altre novità, prevede la proroga dell’Ape Sociale e di Opzione Donna, con modificazioni, per tutto il 2023. Vengono, poi, introdotti nuovi criteri per la rivalutazione delle pensioni minime.

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Quota 103: requisiti per la pensione anticipata, le novità nella Legge di Bilancio 2023

La Legge di Bilancio 2023 è stata approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 29 dicembre. Nel testo della legge n. 197/2022 sono presenti diverse novità per le pensioni 2023.

In attesa di una riforma complessiva, che dovrebbe arrivare nel corso dell’anno, e per evitare il rientro in vigore della Legge Fornero (pensione a 67 anni e 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi), a partire da gennaio viene introdotto il nuovo meccanismo per l’uscita anticipata.

Si tratta di Quota 103, una sorta di Quota 41 con alcune modifiche.

Nel 2023 andrà in pensione chi è in possesso dei seguenti requisiti:

  • 62 anni d’età;
  • 41 anni di contributi.

Come specificato nella Legge di Bilancio 2023, gli iscritti a due o più gestioni previdenziali che non siano già titolari di trattamento pensionistico possono cumulare i periodi assicurativi non coincidenti nelle stesse gestioni amministrate dall’INPS in base alle regole previste dalla Legge n. 228 del 2012.

Viene prorogato, quindi, il vecchio regime ma con dei correttivi. Si supera così Quota 102, in vigore fino al 31 dicembre, che prevedeva la pensione con 64 anni d’età e 38 di contributi.

Chi ha maturato i nuovi requisiti previsti entro il 31 dicembre 2022 potrà ricevere la pensione a partire dal 1° aprile 2023 (1° agosto per i dipendenti pubblici). Chi, invece, li perfeziona dal 1° gennaio otterrà la prestazione trascorsi tre mesi dalla data di maturazione (sei mesi per gli statali).

Quota 103: come funzionerà la novità inserita nella Legge di Bilancio 2023

Il nuovo schema pensionistico, come spiegato dal Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di presentazione della Manovra, prevede alcune limitazioni, tra cui il massimo ottenibile fino alla maturazione dei requisiti:

“chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti, non potrà prendere una pensione superiore a cinque volte la minima.”

Questo significa che se si decide di andare in pensione prima, dai 62 ai 67 anni il trattamento che si riceverà non potrà essere più alto di un determinato limite.

“Chiaramente, poi, quando maturano i contributi, la pensione dipenderà da questi, dal sistema in cui si sta, e si torna a prendere la pensione che è stata maturata.”

Il trattamento pensionistico in questione, fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Inoltre, è previsto un bonus per chi decide di restare a lavoro anche se in possesso dei requisiti per l’uscita anticipata.

Si tratta di un esonero contributivo di circa il 10 per cento, che consente un aumento dello stipendio della stessa misura.

Ad ogni modo, come confermato sia dal Presidente del Consiglio, sia dalla Ministra del Lavoro, l’obiettivo è quello di una nuova e più complessa riforma da completare entro il 2023, dato che non ci sono stati i tempi necessari per poterla inserire nella Manovra.

“La scelta di rendere queste misure transitorie per il 2023 deve essere vista nell’ottica di una riforma strutturale che durante il prossimo anno deve essere studiata e varata.”

Il 2023 sarà, dunque, un anno di transizione e le nuove disposizioni sono introdotte per superare la Legge Fornero.

Pensioni 2023: proroga per Opzione Donna e Ape Sociale

L’altra grande novità inserita nella Manovra riguarda la conferma degli altri regimi attuali.

La Legge di Bilancio 2023, infatti, contiene anche la proroga per l’Ape Sociale e per Opzione Donna, con alcune modificazioni rispetto a quanto in vigore finora.

Viene confermata per il 2023, quindi, la pensione per i lavori usuranti, disoccupati, invalidi e caregivers.

Prorogata anche Opzione Donna ma con alcune novità. Le lavoratrici, infatti, potranno andare in pensione con 35 anni di contributi, accettando il calcolo contributivo della rendita previdenziale, nei seguenti casi:

  • a 58 anni d’età per donne con due o più figli;
  • a 59 anni con un figlio;
  • a 60 anni negli altri casi.

La platea di possibili beneficiarie, però, è stata ulteriormente ristretta, in quanto potranno accedere al regime pensionistico solamente le donne licenziate, con disabilità oppure che svolgono l’attività di caregiver.

Pensioni 2023: rivalutazione fino al 120 per cento per i trattamenti minimi

Nella Legge di Bilancio trova spazio anche la rivalutazione delle pensioni minime.

In particolare, gli importi saranno rivalutati del 120 per cento, garantendo così un aumento importante nelle tasche di chi beneficia di un importo minimo, che arriverà a circa 570 euro mensili, compresa anche la rivalutazione del 7,3 per cento già prevista. Per i pensionati sopra i 75 anni arriverà a 600 euro.

abbiamo deciso che le pensioni minime saranno rivalutate non del 100 per cento ma del 120 per cento.

Saranno rivalutate tutte le pensioni secondo l’indicizzazione ma l’aumento sarà rimodulato con percentuali diverse, sulla base dell’importo del trattamento.

Pertanto, l’aumento maggiore, in rapporto all’inflazione, sarà per le pensioni più basse.

L’aumento sarà pieno (100 per cento) per chi percepisce una pensione fino a quattro volte il trattamento minimo INPS (circa 2.100 euro). I trattamenti poi saranno rivalutati con percentuali a scalare in base all’aumento dell’importo, cioè più è alta la pensione meno sarà rivalutata.

RivalutazioneImporto del trattamentoEuro
85 per cento pari o inferiori a 5 volte il minimo tra 2.100 e 2.625 euro
53 per cento pari o inferiori a 6 volte il minimo tra 2.626 e 3.150 euro
47 per cento pari o inferiori a 8 volte il minimo tra 4.201 e 5.250 euro
37 per cento pari o inferiori a 10 volte il minimo tra 4.201 e 5.250 euro
32 per cento superiore a 10 volte il minimo oltre 5.251

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