Concordato preventivo 2025-2026: limite all’aumento del reddito, conta il voto ISA

Un concordato con limiti anche per il Fisco: per il biennio 2025-2026 debuttano soglie di incremento massime, calibrate in base al voto ISA del contribuente. Le novità approvate con l'ok al decreto correttivo

Concordato preventivo 2025-2026: limite all'aumento del reddito, conta il voto ISA

Concordato preventivo biennale, più blande le pretese del Fisco per i più affidabili.

Nel decreto correttivo approvato in Consiglio dei Ministri il 4 giugno 2025 debutta un limite all’aumento del reddito, calibrato in base al voto ISA del contribuente. Si va dalla soglia del 10 per cento per i più affidabili, fino all’incremento massimo del 25 per cento in caso di voto compreso tra 8 e 9.

Una strategia per rendere più vantaggioso il patto con il Fisco per il prossimo biennio. Necessario un adeguamento dei software di calcolo dell’Agenzia delle Entrate.

Partite IVA, per il concordato 2025-2026 spunta un limite all’aumento del reddito

Se ne parlava già da qualche giorno e dopo il Consiglio dei Ministri del 4 giugno 2025 sono arrivate le conferme.

Come proposto dalla Commissione Finanze del Senato, l’ultima mossa in campo per rendere più appetibile il concordato preventivo biennale per il periodo 2025-2026 assume la forma di un limite ai poteri di rideterminazione del reddito del contribuente.

Tre le soglie limite per la determinazione del reddito concordato:

  • in caso di ISA pari a 10, viene fissata una soglia massima di incremento pari al 10 per cento;
  • in caso di ISA tra 9 e 10, il limite sarà del 15 per cento;
  • in caso di ISA tra 8 e 9, il limite sale al 25 per cento.

Un compromesso per accogliere una delle proposte avanzate dalle Commissioni parlamentari, che con il parere datato 7 maggio hanno richiamato in campo la proposta di limitare i poteri di “rideterminazione” del reddito del contribuente, già avanzata lo scorso anno senza successo.

Con il fine di dare uno sprint allo strumento ed eliminare fattori di incertezza, il Senato ha chiesto quindi al Governo di prevedere un limite del 10 per cento di incremento del reddito concordato rispetto a quello dell’annualità precedente.

Una proposta accolta seppur con un tetto mobile, calibrato in base al punteggio ISA.

La sfida del concordato preventivo per il biennio 2025-2026: un patto poco vantaggioso

Il decreto correttivo ha l’arduo compito di risollevare le sorti del concordato preventivo per il prossimo biennio.

Una serie di elementi fanno pensare che quest’anno le adesioni potrebbero essere ancora più basse, considerando che per il biennio 2025-2026 sono rimasti esclusi i forfettari e che tra le modifiche approvate vi è anche un rialzo dell’imposta sostitutiva (43 per cento per l’IRPEF e 24 per cento per l’IRES) in caso di incrementi reddituali sopra gli 85.000 euro.

Fuori dal perimetro del concordato anche il ravvedimento speciale, sul quale era stata richiesta l’estensione anche all’annualità 2023.

Al pro dei limiti di poteri di rideterminazione del reddito concordato si affiancano quindi una serie di veti. La campagna del patto fiscale per il biennio 2025-2026 parte con ancora più incognite sul fronte delle possibili adesioni.

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