Bonus casa 2024, resta il nodo incapienti: chi rischia di perdere il rimborso IRPEF

Alessio Mauro - Irpef

Si torna a parlare dell’impossibilità per gli incapienti di utilizzare i bonus casa. Chi ha sostenuto spese certo di poter cedere il credito maturato fa ora i conti con la chiusura da parte di banche e Poste. Rimborso IRPEF in dichiarazione dei redditi 2024 a rischio

Bonus casa 2024, resta il nodo incapienti: chi rischia di perdere il rimborso IRPEF

Bonus casa, dichiarazione dei redditi 2024 sorvegliata speciale per chi ha beneficiato delle agevolazioni negli scorsi anni.

Dal superbonus fino al bonus ristrutturazione, entro il 4 aprile sarà possibile effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate per la cessione del credito, adempimento che fa tuttavia i conti con una “stagione” che appare ormai chiusa.

Le porte delle banche, così come di Poste Italiane, sono ormai serrate per la maggior parte dei contribuenti alla ricerca di operatori ai quali trasferire il credito maturato. L’unica via alternativa alla fruizione delle agevolazioni spettanti per i lavori in casa effettuati è l’utilizzo in dichiarazione dei redditi, per l’ottenimento della rata di rimborso IRPEF spettante.

Resta però il problema degli incapienti, ossia di chi avendo redditi medio-bassi rischia di perdere la quota annuale di detrazione.

Bonus casa 2024, resta il nodo incapienti: chi rischia di perdere il rimborso IRPEF

La cessione del credito, introdotta anche con il fine di consentire l’accesso ai bonus casa ai contribuenti con redditi bassi, rischia di trasformarsi in una “beffa”.

Il motivo è legato alle difficoltà operative che molti contribuenti continuano a riscontrare nell’individuazione di un cessionario al quale trasferire il beneficio fiscale, in cambio di un importo pari alla quota di credito ceduta.

Questo il meccanismo alla base della cessione del credito, che consente di trasferire il credito fiscale a soggetti terzi, i quali a loro volta erogano al beneficiario originario un importo monetario.

Le difficoltà relative alla cessione del credito non sono certo una novità, essendo legate ai continui cambi in corsa delle regole legate alla querelle del superbonus, ma la tematica torna ora in auge alla luce della scadenza del 4 aprile per l’invio delle comunicazioni di cessione del credito.

Chi vuole ora optare per la modalità alternativa all’utilizzo dei bonus casa in dichiarazione in relazione alle spese del 2023, al pari di quanti intendono cedere la rata della detrazione fruibile nel 2024, dovrà procedere alla trasmissione delle informazioni richieste dall’Agenzia delle Entrate ai fini di perfezionare l’operazione.

Cosa succede a chi invece non riuscirà entro i termini previsti a reperire cessionari intenzionati ad acquisire i crediti d’imposta?

Chiusa la via della monetizzazione dei bonus casa per l’anno in corso, resterà ammissibile esclusivamente il recupero della detrazione in dichiarazione dei redditi.

Ed è qui che sorge il problema degli incapienti, non in possesso di un’imposta sufficiente ad assorbire il rimborso IRPEF annuale spettante.

Perché chi ha redditi bassi rischia di perdere il bonus casa in dichiarazione dei redditi 2024

Il presupposto per l’utilizzo dei bonus edilizi in dichiarazione dei redditi è il possesso di un’imposta sufficiente ad assorbire integralmente la quota di detrazione riconosciuta per ciascuna annualità. L’importo eccedente non può essere richiesto a rimborso e non può essere riportato all’anno successivo.

Cosa succede se invece si è esenti IRPEF o, meglio, incapienti, oppure si è titolari di redditi bassi, per i quali l’imposta dovuta è inferiore rispetto alle detrazioni spettanti?

La risposta è lampante: pur avendo sostenuto spese agevolabili, non sarà possibile utilizzare il bonus fiscale spettante in dichiarazione dei redditi e la rata sarà di fatto persa.

Il problema interessa anche chi non è totalmente incapiente, ossia ha una quota di IRPEF a debito sulla quale scontare il beneficio fiscale riconosciuto. Se tuttavia la rata annuale dei bonus sulla casa teoricamente fruibili è di valore superiore, la quota eccedente non potrà essere rimborsata e, non potendo utilizzare l’importo residuo nella prossima dichiarazione dei redditi, si perderà il diritto ad una parte del beneficio teoricamente spettante.

Sono questi quindi i casi da monitorare in vista della scadenza del 4 aprile per l’esercizio dell’opzione per la cessione del credito.

Un tema per il quale sono diverse le sollecitazioni di un intervento da parte del Governo, che tuttavia su tutta la tematica legata agli effetti della normativa adottata in parallelo all’avvio del superbonus ha da tempo alzato le barricate.

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