Superbonus, l’impatto è positivo: il costo è inferiore all’incremento del PIL

Tommaso Gavi - Irpef

Il costo netto stimato del superbonus per lo Stato è di 60 miliardi di euro, mentre l'incremento del PIL è di quasi 91 miliari di euro. I dati nello studio curato dalla Fondazione nazionale dei commercialisti

Superbonus, l'impatto è positivo: il costo è inferiore all'incremento del PIL

L’impatto sul PIL del superbonus 110 per cento è positivo. A chiarirlo è lo studio curato dalla Fondazione Nazionale dei commercialisti e diffuso con il comunicato stampa di oggi, 5 giugno 2023.

La spesa indotta dal superbonus per gli anni 2021 e 2022, cioè investimenti aggiuntivi nel settore costruzioni e, per il sistema delle interconnessioni settoriali, in tutti gli altri settori dell’economia, è pari a 96 miliardi di euro.

Il costo per lo Stato corrispondente a tale spesa ammonta a 97 miliardi di euro. Nell’arco temporale di cinque anni, viene stimato un incremento di PIL di quasi 91 miliardi di euro e un gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro.

A fronte di tali stime, il costo per lo Stato si attesta a 60 miliardi di euro, un ammontare nettamente inferiore all’incremento del PIL.

Superbonus, l’impatto è positivo: il costo è inferiore all’incremento del PIL

Con il comunicato stampa di oggi, 5 giugno 2023, è stato diffuso il nuovo studio della FNC sull’impatto economico del superbonus.

Il documento prende in esame la spesa indotta dall’agevolazione per gli anni 2021 e 2022. Gli importi che comprendono gli investimenti aggiuntivi, nel settore delle costruzioni e per il sistema delle interconnessioni settoriali negli altri settori dell’economia, si attesta a 96 miliardi di euro.

CNDCEC - Studio diffuso con il comunicato stampa del 5 giugno 2023
Gli effetti macroeconomici e di finanza pubblica del superbonus 110 per cento, con i dati aggiornati al 31 dicembre 2023.

Tali investimenti assumono un costo lordo per lo Stato, che consiste nelle detrazioni aggiuntive a quelle ordinarie, di circa 97 miliardi di euro.

Come spiegato nel comunicato stampa:

“Di conseguenza, anche se in un orizzonte temporale più ampio corrispondente a circa un quinquennio, si stima un incremento di Pil di quasi 91 miliardi di euro e di gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro.”

Il costo netto per lo Stato del superbonus viene quindi stimato in 60 miliardi di euro, un importo nettamente inferiore all’incremento del PIL.

I numeri sono contenuti nella nuova pubblicazione, aggiornata con i dati disponibili allo scorso 31 dicembre 2022.

Il moltiplicatore sul PIL della spesa aggiuntiva indotta dal superbonus è dello 0,95 per cento.

L’effetto di retroazione fiscale, ovvero l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è del 38 per cento.

Nel comunicato viene spiegato che:

“Se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110 per cento sulle finanze pubbliche è dunque addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.”

Superbonus, l’impatto è positivo: il costo è inferiore all’incremento del PIL

“Il nostro documento rappresenta un contributo tecnico che può orientare il decisore politico a riconsiderare il meccanismo della cessione del credito anche nell’ambito della proposta avanzata dal Consiglio Nazionale di inserire, per gli anni 2024 e 2025, un superbonus “sostenibile”, mirato cioè agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici meno performanti sotto tale profilo e realizzati su grandi condomini, immobili destinati a edilizia residenziale pubblica e a beneficio dei soli nuclei familiari meno abbienti.”

lo spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, commendando il documento diffuso.

Il presidente aggiunge, inoltre, che una porzione delle risorse potrebbe essere attribuita anche alle aziende:

“Parte delle risorse potrebbero essere destinate anche alle imprese, attraverso meccanismi di detrazione fiscale o di riconoscimento di crediti di imposta connessi all’installazione di sistemi di autoproduzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, in particolare di quella solare fotovoltaica.”

A commentare lo studio è stato anche Salvatore Regalbuto, tesoriere nazionale con delega alla fiscalità, che lo ha curato insieme ai seguenti ricercatori:

  • Tommaso Di Nardo;
  • Pasquale Saggese;
  • Enrico Zanetti.

Salvatore Regalbuto ha spiegato quanto di seguito riportato:

“Attraverso il modello teorico del Consiglio e della Fondazione nazionali stimiamo un impatto molto positivo dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110 per cento, sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil, oltre che sull’occupazione.”

Regalbuto ha poi sottolineato l’impatto dal punto di vista ambientale e dell’occupazione:

“Sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali e anche sui fondamentali di finanza pubblica.”

In conclusione il tesoriere nazionale con delega alla fiscalità ha chiarito l’importanza dei dati aggiornati forniti dal MEF:

“In questo contesto un’importantissima conferma giunge dai dati resi noti dal Mef nell’Audizione del 23 maggio 2023, laddove, sulla base delle stime di impatto dei bonus edilizi sul Pil nominale per il periodo 2021-2025, per altro, limitate al solo impatto del Superbonus e del bonus facciate, si ricava un valore complessivo di incremento del Pil, per i cinque anni presi in considerazione, di 121 miliardi di euro. Un dato persino superiore alle nostre stime che si assestano a 91 miliardi di euro.”

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