Rinnovo contratti e sicurezza sul lavoro: sciopero generale il 29 gennaio 2021

Stefano Paterna - Lavoro

Il rinnovo dei contratti e misure per garantire la sicurezza sul lavoro per la prevenzione dei contagi da Covid-19 sono alcuni dei temi al centro dello sciopero generale del 29 gennaio, indetto dal SiCobas. Non è la prima mobilitazione del mese: il 21 gennaio sono scesi in campo i lavoratori dell'INPS per rivendicare il buono pasto in smart working.

Rinnovo contratti e sicurezza sul lavoro: sciopero generale il 29 gennaio 2021

Gennaio 2021 non è solo il mese della crisi del Governo Conte bis, ma pare anche quello della ripresa degli scioperi.

Il 29 gennaio 2021, SiCobas ha indetto lo sciopero generale, con una piattaforma articolata di richieste tra le quali spiccano quelle di misure più rigorose per contrastare la pandemia da Coronavirus nei luoghi di lavoro e il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro scaduti come quello dei metalmeccanici e del pubblico impiego.

Sono già due le mobilitazioni organizzate da un variegato fronte di forze sociali al centro delle quali spiccano alcuni sindacati di base.

Il 21 gennaio 2021 c’è stata la curiosa iniziativa dell’Usb per il riconoscimento dei buoni pasto ai lavoratori che operano in regime di lavoro agile all’Inps (quasi uno sciopero al contrario).

Ma vediamo nel dettaglio le motivazioni e le modalità di queste mobilitazioni di inizio anno.

Lo sciopero generale del 29 gennaio

Il 29 gennaio 2021 si terrà lo sciopero generale nazionale organizzato principalmente dal SiCobas nel quadro di un Patto d’azione con altre organizzazioni politiche e sindacali.

In questo caso tra le rivendicazioni al centro della mobilitazione ci sono:

  • il potenziamento delle misure di sicurezza e prevenzione della pandemia nei luoghi di lavoro soprattutto la sanità e i trasporti tramite la sottoscrizione di un nuovo protocollo;
  • il rinnovo dei contratti nazionali scaduti tra i quali spiccano quello dei metalmeccanici, quello del pubblico impiego e quello del trasporto merci e logistica;
  • assunzione straordinarie di infermieri e medici;
  • l’introduzione di una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione;
  • l’abrogazione dei cosiddetti decreti Salvini sulle questioni di sicurezza e immigrazione che hanno una ricaduta pesante sulle condizioni di lavoro dei lavoratori di origine straniere e sulle libertà sindacali.

Insomma, pare che le ricadute economiche dell’emergenza sanitaria comincino a far emergere le molte tensioni esistenti nel mondo del lavoro.

Si ricordi peraltro il precedente sciopero generale del pubblico impiego del 9 dicembre indetto da Cgil, Cisl e Uil. La peculiarità della fase in atto è rappresentata però dal fatto che queste mobilitazioni avvengono in assenza di un interlocutore politico, data la crisi di governo.

Smart working e buoni pasto, “sciopero al contrario” all’Inps

All’Inps il sindacato di base Usb ha organizzato il 21 gennaio scorso una mobilitazione singolare per rivendicare il diritto al buono pasto anche per i lavoratori in smart working, invitando i dipendenti a recarsi al lavoro in presenza.

In precedenza i lavoratori hanno infatti inviato una mail all’amministrazione in cui si chiedeva di essere avvertiti in anticipo qualora la presenza fisica potesse costituire un rischio per la salute in ragione del possibile contagio da COVID-19, dimostrando così la necessità del lavoro agile e il conseguente diritto al buono pasto.

“Con l’iniziativa “Tutti in presenza” all’Inps” - si legge in un comunicato del sindacato - la Usb voleva dimostrare che lo smart working emergenziale in atto è necessario a contenere il pericolo di diffusione del virus Sars-Cov-2, mentre non è vero che rappresenti una decisione volontaria dei lavoratori, diversamente da quanto sostiene l’amministrazione”.

La nota prosegue affermando che:

“A molti lavoratori che avevano comunicato ai direttori di sede l’intenzione di recarsi oggi in ufficio per lavorare in presenza è stato negato l’ingresso per motivi di sicurezza, essendo stato raggiunto il numero massimo di presenze già programmate”.

Molti i presidi tenuti fuori dalle sedi dell’istituto previdenziale in diverse città da Torino, Bologna, Firenze fino alla varie sedi Inps di Roma, a Napoli, Bari e Catania.

Un altro presidio si terrà invece il 29 gennaio dinanzi al Dipartimento della funzione pubblica sui costi dello smart working che ricadono sui singoli lavoratori: connessione Internet, pc, postazione, utilizzo dei locali, energia, riscaldamento, buono pasto.

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