Riforma delle professioni: le novità nei DdL approvati in Consiglio dei Ministri

Alessio Mauro - Ordini e casse professionali

Al via il cantiere della riforma degli ordini professionali. Il Consiglio dei Ministri ha approvato tre diversi disegni di legge delega. Coinvolti in particolare avvocati e sanitari. Rimandato invece l'esame del DdL per i commercialisti

Riforma delle professioni: le novità nei DdL approvati in Consiglio dei Ministri

La riforma degli ordini professionali muove i primi passi.

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione di ieri, , 4 settembre, ha discusso l’approvazione dei nuovi disegni di legge delega per la riforma della disciplina degli ordinamenti professionali in generale ma anche per avvocati, commercialisti e sanitari.

Sono tre i provvedimenti approvati, i quali prevedono una serie di novità, su tutte in relazione a competenze, incompatibilità e regole elettorali, anche se non sono mancate le proteste.

Rinviato ad una prossima riunione del CdM, invece, l’esame del quarto disegno di legge delega, relativo alla disciplina della professione di dottore commercialista e di esperto contabile.

Riforma delle professioni: il CdM approva tre disegni di legge delega

Non solo decreto Flussi: con la riunione del Consiglio dei Ministri di ieri si è aperto anche il cantiere per l’attesa riforma delle professioni.

Sul tavolo del CdM erano attesi ben quattro disegni di legge. Uno è relativo agli ordini professionali nel complesso, mentre gli altri riguardano tre specifiche categorie:

  • avvocati;
  • professioni sanitarie;
  • commercialisti.

I primi tre sono stati approvati, mentre è stato rinviato (come richiesto da un parte della categoria) a una prossima riunione l’esame del disegno di legge delega relativo ai commercialisti.

Così la Premier Meloni in una nota di Palazzo Chigi.

“Il ruolo dei professionisti è fondamentale per il rilancio dell’Italia. Questo Governo ne riconosce da sempre la specificità, e ha scelto di approvare oggi un pacchetto di provvedimenti che era atteso da anni e che ha un obiettivo di fondo: promuovere il valore economico, culturale e sociale svolto nella nostra Nazione dal mondo delle libere professioni.”

Quali sono le novità in arrivo?

La riforma della disciplina degli ordinamenti professionali

Il primo, come detto, è un disegno di legge delega per “la riforma degli ordinamenti professionali”, presentato dai Ministeri del lavoro e della Giustizia.

L’obiettivo del provvedimento, si legge nel comunicato stampa ufficiale rilasciato a margine de CdM, è di avviare una revisione e un riordino organici delle normative vigenti, garantendo una maggiore coerenza e modernizzazione del sistema delle professioni, in linea con gli standard europei.

Non solo avvocati e sanitari, dunque, ma anche tutte le altre categorie professionali. Tra gli aspetti principali della delega trova spazio una revisione della formazione continua e del tirocinio, con l’obiettivo di rendere tali strumenti più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro.

Si prevede, inoltre, di riorganizzare la disciplina del tirocinio professionale, anche in ottica di snellimento e ottimizzazione dei percorsi di accesso alle professioni.

Il disegno di legge delega introduce, poi, una revisione della disciplina delle società tra professionisti (STP), con particolare riferimento alle modalità di iscrizione agli Albi professionali e al registro delle imprese, al fine di semplificare le procedure e favorire nuove forme di esercizio della professione.

Infine, trovano spazio anche misure per favorire la promozione del ricambio generazionale e misure per favorire la trasparenza e la rappresentanza di genere e la meritocrazia negli organi professionali.

Con l’approvazione di ieri sono state poggiate le prime pietre della riforma. Ad ogni modo, il percorso è lungo è ancora tutto da definire. La delega, dopo l’iter parlamentare di approvazione, dovrà essere attuata entro 24 mesi.

La riforma per gli avvocati

Per quanto riguarda gli avvocati, il DdL prevede le regole per l’esercizio della professione in reti tra avvocati, ma anche sotto forma di collaborazione continuativa e in regime di monocommittenza. Si propone, inoltre, di allentare il regime delle incompatibilità.

Nello specifico, per quel che riguarda lo svolgimento della professione in forma collettiva, per le associazioni professionali, vengono individuati gli elementi negoziali essenziali che devono essere inclusi nel contratto associativo. Un’associazione potrà essere qualificata come “forense” solo se la maggioranza degli associati sono avvocati.

Per le società tra professionisti (STP), il DdL prevede che anche gli avvocati possano esercitare attività di consulenza all’interno di queste strutture. Per le società tra avvocati, la delega prevede che i titolari di una partecipazione sociale corrispondente ad almeno due terzi non solo del capitale e dei diritti di voto, ma anche del diritto di partecipazione agli utili, debbano essere avvocati iscritti all’albo.

Inoltre, il testo specifica che i soci non professionisti possono essere ammessi solo per prestazioni tecniche o finalità di investimento. Le nuove norme escludono inoltre che la società possa prestare attività a favore del socio non professionista o di soggetti a lui collegati.

Un altro elemento di novità è la disciplina delle reti professionali, che permette agli avvocati di esercitare la professione partecipando a reti, anche multidisciplinari, con altri professionisti come commercialisti e ingegneri, per progetti che richiedono competenze integrate. Come indicato nel citato comunicato stampa, un contratto di rete potrà avere per oggetto attività forensi solo se vi partecipano almeno due avvocati iscritti all’albo.

Come detto, la riforma interviene anche sull’esercizio dell’attività in regime di monocommittenza o di collaborazione continuativa, classificando tale attività come prestazione d’opera professionale intellettuale per favorire l’accesso al mercato e preservare l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocato.

Non solo. Il DdL delega ribadisce la libertà e l’indipendenza dell’avvocato e ripristina il giuramento professionale. Fatte salve le competenze attribuite ad altre professioni regolamentate, saranno considerate esclusive dell’avvocato le attività di consulenza e assistenza legale se svolte in modo continuativo, sistematico, organizzato e connesse all’attività giurisdizionale.

La delega interviene anche sulla disciplina del codice deontologico, prevedendo che la sua emanazione e il suo aggiornamento siano a cura del Consiglio nazionale forense (CNF), e rafforzando la disciplina del segreto professionale. Viene confermato il carattere personale dell’incarico, anche quando l’avvocato opera all’interno di un’associazione o società professionale e si conferma il principio della libera pattuizione delle parti e dell’equo compenso, introducendo la solidarietà nel pagamento da parte di tutti i soggetti coinvolti in un procedimento giudiziale.

Il disegno di legge va a modificare anche la disciplina relativa alla formazione e all’aggiornamento professionale, mantenendo l’obbligo di aggiornamento annuale e razionalizzando la disciplina delle specializzazioni forensi.

Infine, il provvedimento riforma anche il regime delle incompatibilità e amplia il catalogo delle attività “compatibili” con la professione di avvocato. Vengono, infatti, aggiunte cariche o funzioni quali amministratore unico o consigliere delegato di società di capitali, amministratore di condominio e agente sportivo. Si conferma, poi, la compatibilità con l’insegnamento o la ricerca in materie giuridiche e si armonizza la disciplina degli avvocati degli enti pubblici, rendendo obbligatoria l’iscrizione all’albo e prevedendo che le prestazioni professionali siano svolte esclusivamente in favore dell’ente di appartenenza.

Novità anche per l’esame di Stato, per cui i candidati dovranno sostenere due prove scritte (un parere e un atto) e una orale.

Anche in questo caso, come per i commercialisti, ci sono state proteste. L’Associazione nazionale forense (ANF) in una lettera inviata al Ministro Nordio prima del CdM definiva “inadeguate” le novità, chiedendo di ritirare il disegno di legge delega sull’ordinamento forense, basato sulla proposta del Consiglio nazionale forense (CNF), per avviare invece “un vero confronto con tutte le componenti dell’avvocatura”.

La riforma per le professioni sanitarie

L’ultimo DdL approvato, invece, presentato dal Ministero della Salute, prevede un’ampia rimodulazione del sistema delle professioni sanitarie attuale, sia dal punto di vista formativo che ordinistico. L’obiettivo, spiega il Governo nel comunicato, è quello di rafforzare l’attrattività del Servizio sanitario nazionale e di garantire elevati standard di qualità e sicurezza delle cure.

In primis si prevede l’introduzione definitiva dello scudo penale per i medici. Il disegno di legge, infatti, sostituisce la disciplina della responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario, limitando la punibilità per omicidio colposo e lesioni personali colpose, commessi nell’esercizio di una professione sanitaria, ai soli casi di colpa grave. Questo a condizione che siano state rispettate le linee guida ai sensi di legge o le buone pratiche clinico assistenziali.

Tra le principali novità c’è anche una rimodulazione del sistema formativo nel complesso, con l’avvio di un processo di aggiornamento dei percorsi di studio delle professioni sanitarie. L’obiettivo è quello di renderli più adeguati alle esigenze della sanità moderna e integrati con le nuove tecnologie.

Il DdL dovrebbe anche prevedere il passaggio dei giovani medici di famiglia dalla libera professione al rapporto dipendente, con l’obbligo di prestare servizio, per alcune ore, anche nelle case di comunità.

La riforma per i commercialisti

Come detto, l’unico DdL di riforma delle professioni che non è stato approvato ieri in CdM è quello che riguarda commercialisti ed esperti contabili. La discussione, si legge nel comunicato ufficiale, è rimandata ad una prossima riunione del Consiglio dei Ministri.

La riforma, infatti, aveva suscitato proteste da una parte della categoria. Il Presidente dell’ANC (Associazione nazionale commercialisti), Marco Cuchel, aveva scritto al Ministro Nordio prima del CdM chiedendo di sospendere l’iter del DdL almeno fino alla fine delle elezioni negli ambiti territoriali previste a gennaio 2026.

Sospensione apprezzata anche dall’Associazione Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza a favore dei Ragionieri e Periti Commerciali (CNPR) che, nel comunicato pubblicato il 5 settembre, definiscono quella del Governo una “scelta responsabile”, che ha “evitato un disastro per la categoria”.

La proposta conteneva previsioni illogiche e potenzialmente dannose per il futuro previdenziale dell’intera professione”, continua la CNPR, “È incomprensibile e inaccettabile che il Consiglio Nazionale abbia avanzato l’adozione di norme fortemente penalizzanti per gli iscritti alla sezione B dell’albo, destinate a incidere negativamente sulla previdenza di oltre un quarto degli iscritti. Una scelta che avrebbe condotto la Cassa dei Ragionieri al default, aprendo la strada a due soli scenari: trasferire il debito previdenziale sulla collettività, attraverso la previdenza pubblica oppure imporre la fusione forzata dei due enti previdenziali”.

Di parere contrario, invece, l’UNGDCEC (Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili) che, nel comunicato rilasciato nella stessa giornata, definisce il rinvio dell’approvazione del DdL “un’occasione persa, soprattutto per le nuove generazioni di professionisti”.

La bozza del DDL contiene alcune misure fondamentali per rendere più accessibile, equa e sostenibile la professione per i giovani. Per questo non possiamo che esprimere dispiacere per il rinvio, perché significa rimandare rinnovamento e valorizzazione della professione che riteniamo necessari”, ha dichiarato Francesco Cataldi, presidente UNGDCEC.

Nel pomeriggio del 5 settembre, all’indomani del Consiglio dei Ministri, arrivano poi anche le dichiarazioni del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sulle posizioni del CNPR:

“Il comunicato diffuso oggi dalla Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali (CNPR), relativo ad alcuni aspetti del disegno di legge delega di riforma dell’Ordinamento dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, contiene osservazioni del tutto prive di fondamento e pretestuose, che favoriscono una lettura distorta delle previsioni contenute nella proposta di riforma stessa”.

“Del tutto infondato” per la categoria, anche “il timore che la misura possa generare un “default” della Cassa”. Anzi, la riforma rappresenta l’occasione per rendere la professione più competitiva, attrattiva e moderna, senza alcun impatto negativo sugli equilibri previdenziali.

Non si è fatta attendere la replica della CNPR con il presidente Luigi Pagliuca che ha dichiarato:

“È necessario ribadire che le motivazioni addotte dal Consiglio Nazionale a sostegno della propria proposta risultano deboli e prive di fondamento, già smentite dai fatti e dalle prassi consolidate in altre professioni ordinistiche. Per fortuna, il Governo e i ministeri vigilanti hanno scelto con responsabilità di bloccare una riforma che avrebbe messo a rischio la sostenibilità previdenziale e gli interessi di oltre 30.000 professionisti.

La Cassa auspica che la riforma della professione possa procedere, come indicato dalla presidente Meloni e dal ministro Nordio, ma lo faccia tutelando davvero l’intera categoria, rafforzando l’unità e non provocando incomprensibili fratture.”

Non serve una riforma” – conclude il presidente della CNPR - “per costruire regole elettorali che avvantaggiano pochi, servono principi equi e sostenibili per tutti, che facciano crescere la Professione nella sua interezza”.

Il provvedimento messo in stand by dovrebbe agire su diversi aspetti della professione, dalla disciplina del tirocinio retribuito a quella delle incompatibilità (con regole meno stringenti), passando per un nuovo sistema elettorale.

In ogni caso dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio sono arrivate subito rassicurazioni. Il rinvio del ddl su commercialisti ed esperti contabili “ha natura meramente tecnica”, ha spiegato, confermando “il pieno impegno sul testo che auspico sia approvato a breve”.

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