La riforma fiscale non toccherà il catasto, ma per l’UE serve l’allineamento ai valori di mercato

Rosy D’Elia - Fisco

Nella riforma fiscale non c'è spazio per una revisione del catasto: lo ha confermato il viceministro all'Economia e alle Finanze Maurizio Leo al Senato il 20 luglio. Si tratta di una decisione politica che guarda in una direzione diversa rispetto al recente passato e alle ultime raccomandazioni arrivate dall'UE

La riforma fiscale non toccherà il catasto, ma per l'UE serve l'allineamento ai valori di mercato

Il tema è politico, così come politica è la scelta: la riforma fiscale non interverrà sul catasto, parola del viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo intervenuto in Commissione Finanze e Tesoro del Senato il 20 luglio, in occasioni dei lavori che dovrebbero portare all’approvazione della legge delega entro la pausa estiva.

La posizione non stupisce: più volte e in più occasioni il Governo si è dichiarato contrario a intervenire in questo senso, guardando in una direzione diversa rispetto al progetto di revisione del sistema tributario portato avanti dal precedente Esecutivo e arrestato dalla crisi politica un anno fa. Ma anche rispetto alle ultime raccomandazioni che sono arrivate dall’UE.

La riforma fiscale non toccherà il catasto: parola del viceministro Leo

I riflettori su una eventuale riforma del catasto si sono riaccesi durante la discussione in corso al Senato sulla riforma fiscale: il testo ha ottenuto il via libera della Camera dove dovrebbe tornare per l’ok definitivo entro la pausa estiva.

In risposta al Partito Democratico che diede dare spazio a una revisione dei valori di mercato degli immobili, il Governo esprime il suo veto.

Lo evidenziano le parole del presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Massimo Garavaglia, che conferma l’esclusione della questione catasto dal novero degli argomenti della delega per una precisa scelta politica.

Lo confermano, poi, quelle del viceministro all’Economia e alle Finanze che allo stesso modo rivendica la scelta di non intervenire sulla tassazione degli immobili ma conferma la volontà di contrastare, anche con l’utilizzo di tecnologie innovative, i fenomeni evasivi e la mappatura dei cosiddetti “immobili fantasma”.

Non c’è spazio per la riforma del catasto, avviata dal precedente Governo e richiesta dall’UE

La riforma fiscale a cui si sta lavorando, quindi, guarda in una direzione diversa rispetto al precedente progetto di revisione del sistema tributario che aveva messo in cantiere il passaggio a un nuovo catasto dal 2026, come “operazione di trasparenza”, per usare le parole del premier allora in carica Mario Draghi.

Non a caso, infatti, proprio le divergenze sul tema all’interno della maggioranza avevano rallentato la discussione lo scorso anno.

Una revisione dei valori catastali, ormai obsoleti, a cui non si associava un incremento di imposte e tasse aveva rappresentato l’accordo per far ripartire la macchina organizzativa che si è poi definitivamente arrestata con la crisi di Governo.

Il catasto italiano appartiene all’annata 1939 e le revisioni approvate via via negli anni non ne hanno mai modificato l’impianto di fondo. Interventi sulla materia erano stati previsti anche dalla legge delega del 2014 che, però, è rimasta inattuata.

Resta, negli anni, l’esigenza di allineare i valori catastali a quelli di mercato e restano gli ostacoli legati al dibattito che da tecnico si fa politico.

Nel frattempo, però, la richiesta di intervento arriva anche dall’esterno del campo di gioco: allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti è una delle raccomandazioni che sono arrivate da Bruxelles il 24 maggio scorso. Una raccomandazione che, per ora, non sembra avere seguito.

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