Partite IVA, l’emergenza coronavirus costa cara: ad aprile calo del 60%

Partite IVA e il costo dell'emergenza coronavirus: nei dati MEF le aperture risultano in calo del 30% nel secondo trimestre del 2020 con un picco verso il basso, pari al 60%, nel mese di aprile. Nuove attività sono nate anche nell'ultimo periodo del lockdown, ma i settori più colpiti sono intrattenimento e ristorazione.

Partite IVA, l'emergenza coronavirus costa cara: ad aprile calo del 60%

Partite IVA e il costo dell’emergenza coronavirus, nei mesi di aprile, maggio e giugno del 2020 ci sono state 94.932 aperture contro le 136.323, in aumento del 3,9% rispetto al 2018, nello stesso periodo dello scorso anno.

Quest’anno le variazioni, perlopiù, a ribasso sono a due cifre: se si considerano gli stessi mesi dell’anno scorso il calo degli aumenti arriva al 30,7%, un dato che deriva da un picco verso il basso registrato ad aprile, pari quasi al 60%, e una diminuzione più lieve a giugno, pari al 4%.

Quest’ultimo dato sarebbe il segno di una “graduale ripresa”, secondo il MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze, riporta i dati dell’Osservatorio Partite IVA nel comunicato stampa numero 207 del 10 settembre 2020.

Ma per stabilire il ritorno a variazioni meno drastiche sarà necessario aspettare i dati dei mesi che stiamo vivendo. Nel frattempo i settori in cui si registrano meno nascite sono, non a caso, tra quelli più colpiti dalle misure restrittive imposte dall’emergenza coronavirus.

E stupisce, in realtà, che anche negli ultimi mesi di lockdown non siano mancate le aperture.

Ministero dell’Economia e delle Finanze - Comunicato stampa numero 207 del 10 settembre 2020
Osservatorio sulle partite IVA - Sintesi dell’aggiornamento del secondo trimestre 2020.

Partite IVA e il costo dell’emergenza coronavirus: ad aprile calo delle aperture del 60%

Ma per uno sguardo più ampio sull’impatto dell’emergenza coronavirus sull’apertura delle partite IVA e una visione più chiara su un eventuale andamento di ripresa è necessario fare un passo indietro e guardare anche ai dati del primo trimestre del 2020.

I mesi di stop totale, infatti, sono a cavallo tra i due trimestri: da gennaio a marzo sono nate 158.740 nuove partite IVA con un calo del 19,7%, numeri molto più bassi rispetto al secondo trimestre che registra un 30,7% con segno meno.

Il comunicato MEF dell’11 maggio sottolineava:

“Gli effetti dell’emergenza sanitaria sono rilevabili nel mese di marzo con un calo di aperture pari al 50% rispetto a marzo 2019”.

La corsa verso il basso ha raggiunto, infatti, il suo picco ad aprile 2020 con un calo rispetto all’anno precedente che “sfiora” il 60%.

Una diminuzione drastica come si evince dal confronto delle due tabelle di aprile 2019 e aprile 2020.

APRILE 2019

APRILE 2020

Ma la ripresa sarebbe alle porte, secondo il MEF, che sottolinea il dato registrato a giugno, riduzione del 4%, per niente paragonabile al primo mese del trimestre.

In linea generale le 94.932 nuove nate si concentrano in particolar modo al Nord, 40,8%. Sud e Isole sono in seconda posizione con il 37,3% e ultimo è il Centro con il 21,3%.

Natura giuridicaPercentuale
Persone fisiche 74,8%
società di capitali 19,2%
società di persone 2,7%
Non residenti e altre forme giuridiche 3,2%

Sul focus che riguarda la natura giuridica delle aperture comunicato MEF segnala un sensibile aumento dei soggetti “non residenti” nel mese di aprile e un aumento del 2,5% di aperture per le società di capitali nel mese di giugno.

Partite IVA, l’emergenza conoravirus costa cara, soprattutto per intrattenimento e ristorazione

Particolare attenzione meritano i dati che riguardano i settori produttivi e che rispecchiano l’impatto dell’emergenza coronavirus.

Il maggior numero di partite IVA anche nel secondo trimestre del 2020 ha preso vita nel commercio, 19,2% del totale, seguono le attività professionali con il 15,6% e l’agricoltura 14,7% che è calata solo del 4,2% nel trimestre dal momento che a giugno è andata in controtendenza con un aumento del 40%.

Intrattenimento e ristorazione, due tra i settori più colpiti dalle misure restrittive imposte dall’emergenza coronavirus in vigore nel periodo analizzato, hanno registrato cali del 55,1% e del 54,6%.

Ad aprile, mese in cui le aperture delle partite IVA hanno risentito maggiormente della crisi epidemiologica, il calo ha raggiunto l’86,75% per le attività di alloggio e ristorazione e il 79,71% per attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento.

Una riduzione netta, quasi totale, che però se si guarda da un altro punto di vista quasi stupisce nel senso opposto. In pieno lockdown, in un’Italia ferma già da un mese, sono nate 511 attività nel settore dell’alloggio e della ristorazione e 609 in quello dell’intrattenimento.

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