Via libera ai pagamenti con POS: non ci sono più scuse

Salvatore Cuomo - Leggi e prassi

Nei giorni scorsi è stata raggiunta una intesa condivisa tra sistema bancario ed esercenti volta a mitigare i costi dei pagamenti elettronici a carico delle piccole imprese: una breve analisi dell'atteso documento

Via libera ai pagamenti con POS: non ci sono più scuse

L’ABI, Associazione Bancaria Italiana, sta finalizzando in queste ora la circolare da diramare alle banche associate con le raccomandazioni utili a rendere quanto prima operativa l’intesa finalmente raggiunta.

Si tratta di un documento firmato dalle principali sigle di commercianti, artigiani ed esercenti comunque aperto a qualsiasi altro soggetto voglia aderirvi applicandone il suo contenuto.

Via libera ai pagamenti con POS: arriva l’accordo previsto dalla Legge di Bilancio 2023

Nel comunicato del 27 luglio scorso, la stessa ABI commenta così l’accordo raggiunto:

“L’accordo, raggiunto presso il Ministero dell’Economia e le Finanze, sul quale l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (AGCM) ha espresso il parere favorevole, promuove ulteriormente la digitalizzazione, la modernizzazione e la concorrenza dei servizi di pagamento, anche attraverso una maggiore comprensibilità, comparabilità e mitigazione dei costi delle transazioni con strumenti di pagamento elettronici. E ciò con riferimento a chi svolge attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, tenuti ad accettare pagamenti con POS e che presentino ricavi e compensi relativi all’anno di imposta precedente di ammontare non superiore a 400.000 euro.”

Ricordiamo il passaggio normativo contenuto nella Legge di Bilancio 2023 che ha avviato l’iter per arrivare all’accordo. La Legge numero 197/2022 al suo articolo 1 comma 386, infatti, dispone:

“Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito un tavolo permanente fra le categorie interessate preordinato a valutare soluzioni per mitigare l’incidenza dei costi delle transazioni elettroniche di valore fino a 30 euro a carico degli esercenti attività di impresa, arti o professioni che presentino ricavi e compensi relativi all’anno di imposta precedente di ammontare non superiore a 400.000 euro”.

Il Decreto che ha dato il via al tavolo tecnico è stato, poi, emanato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze il 3 marzo scorso.

Via libera ai pagamenti con POS: cosa prevede l’accordo

Entrando più in dettaglio, l’accordo firmato presso il Ministero delle Finanze da ABI, Associazione Bancaria Italiana, ed APSP, Associazione Prestatori servizi di Pagamento, da una parte e le maggiori sigle sindacali ed associative degli esercenti dall’altra prevede l’impegno dei soggetti emittenti carte di pagamento e degli intermediari finanziari abilitati alla accettazione dei pagamenti elettronici a promuovere iniziative commerciali, che dovranno essere pubblicizzate per almeno 6 mesi e di durata non inferiore a 9 mesi, volte a ridurre le commissioni delle transazioni di importo non superiore a 30 euro e più significativamente quelle relative alle transazioni di importo fino a 10 euro.

Nello stesso Protocollo è previsto che i “Prestatori di Servizi di Pagamento” che operano in qualità di “soggetti abilitati all’accettazione di pagamenti con carta presso gli esercenti” adottino un apposito schema standard allegato all’accordo quale utile contributo finalizzato ad assicurare l’immediata comparabilità tra le iniziative commerciali intraprese dagli operatori finanziari in applicazione del Protocollo siglato.

Questa caratteristica è stata particolarmente apprezzata dalla AGCOM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Nelle sue osservazioni alla “Bozza di Protocollo di Intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici”, che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha preventivamente sottoposto all’attenzione dell’AGCOM, l’Autorità sottolinea:

“Al riguardo, si ritiene che l’adozione di una tassonomia standardizzata e di una modalità di rappresentazione semplice e sintetica delle condizioni previste dalle iniziative commerciali, sulla falsariga dell’indicatore dei costi complessivi (ICC) adottato dalle banche per quantificare in modo semplificato ai clienti consumatori i costi del conto di pagamento, appaia astrattamente idonea a favorire la comparabilità delle offerte promozionali e, dunque, potenzialmente volta a incoraggiare una più vivace dinamica concorrenziale.”

Sempre l’AGCOM ha giustamente sottolineato, a parere di chi scrive, la sola temporaneità dell’accordo in commento:

“Infine, viene in evidenza l’efficacia solo temporanea del Protocollo, che ha una durata limitata ad un anno, con possibilità di una valutazione ex-post dei suoi effetti e nell’auspicio di un aggiornamento della normativa di riferimento.”

Vedremo nei prossimi mesi come si concretizzerà effettivamente questa “convenzione” che ha l’obiettivo di scardinare le ultime ritrosie da sempre sottolineate dagli esercenti, in particolare i più piccoli, circa l’esosità del costo delle commissioni applicate alle transazioni con moneta elettronica, senza però, a parere di chi scrive, di valutare i costi intrinsechi della gestione del contante, penso ad esempio agli oneri derivanti dal rischio rapine.

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