Manovra in scrittura: torna in campo l'ipotesi di un taglio IRPEF che tocchi anche i redditi oltre il secondo scaglione di 50.000 euro

La Manovra 2026 parte dal taglio IRPEF, dalla riduzione di due punti dell’aliquota che si applica al secondo scaglione, ma il testo è ancora in elaborazione. E torna in campo, che ormai sembrava accantonata, l’ipotesi di estendere l’intervento oltre i 50.000 euro.
Sono giorni di incontri, conti e confronti. Ieri, 10 ottobre, è toccato ai sindacati sedersi al tavolo con il Governo e tra la bocciatura della CGIL, la richiesta di attenzione sulla questione salariale della UIL, la CISL ha riacceso la speranza su un intervento più rilevante sull’imposta sul reddito delle persone fisiche.
“Il Ministro (dell’Economia) ci ha detto che ci possono essere dei margini perché si superi la soglia dei 50.000 euro”, ha detto la presidente Daniela Fumarola parlando del confronto con Giancarlo Giorgetti.
Aliquote IRPEF 2025 | Scaglioni di reddito |
---|---|
23 per cento | Fino a 28.000 euro |
35 per cento | Da 28.001 a 50.000 euro |
43 per cento | Da 50.001 |
IRPEF 2026, si riaccende la speranza di un taglio oltre i 50.000 euro nella Manovra
È una apertura coerente con le intenzioni dichiarate ancora una volta negli ultimi giorni dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che, tra le fila del Governo, continua a spingere sul taglio IRPEF al ceto medio.
Fin dalla scorsa estate, non ha avuto dubbi sulle priorità per il 2026 tanto da diventare protagonista di un derby fiscale di maggioranza insieme al suo collega vicepremier Matteo Salvini, impegnato a perorare la causa di una quinta rottamazione.
Non ci sono squadre a contendersi il campo di gioco, hanno sottolineato più volte entrambi in questi mesi, ma entrambi continuano la partita sulle due aree.
“Dobbiamo abbassare la pressione fiscale. Dobbiamo fare in modo che le tasse diminuiscano. Ci stiamo impegnando perché l’IRPEF diminuisca, passi dal 35 al 33 per cento. Vogliamo allargare la base imponibile, speriamo di arrivare a 60.000 euro”.
Ha detto ieri sera, 10 ottobre, il vicepremier e leader di Forza Italia, intervenendo a Firenze a un evento elettorale per le elezioni regionali in Toscana, sottolineando anche la volontà di detassare i premi di produttività.
IRPEF 2026, per intervenire su aliquote e scaglioni con la Manovra si parte da 2,5 miliardi di euro
In un panorama ancora tutto da definire, la Manovra “non l’ho ancora scritta”, ha sottolineato la premier Giorgia Meloni in risposta all’insoddisfazione di Maurizio Landini (CGIL), il taglio IRPEF con una riduzione di due punti percentuali dell’aliquota che si applica fino a 50.000 euro è l’unica visione nitida.
Ma anche in questo caso i contorni restano sfumati. Nei giorni scorsi si è parlato di neutralizzare i benefici con un intervento simile a quello introdotto con l’accorpamento dei primi due scaglioni a partire dal 2024. Oggi si torna a portare lo sguardo fino a 60.000 euro.
Sebbene il taglio IRPEF rappresenti la necessità primaria, per una questione di equilibri e credibilità, l’intervento deve fare i conti con le altre misure da mettere in campo: dal pacchetto di novità sugli stipendi a quello che riguarda la famiglia.
E toccare l’IRPEF ha un prezzo alto, la riduzione di due punti percentuali che porta risparmi fino a 440 euro ha un costo di partenza di 2,5 miliardi di euro, mentre l’ipotesi di estendere lo scaglione a 60.000 euro raddoppia la voce di spesa.
Ma la coperta è corta: in totale si potranno programmare interventi per circa 16 miliardi di euro, una cifra che mal si sposa con la necessità di tutelare il potere d’acquisto, favorire la natalità, rivedere l’età pensionabile.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Manovra 2026: si riaccende la speranza per un taglio IRPEF oltre i 50.000 euro