Privacy a rischio sul portale MIMIT per l’imprenditoria femminile: i dati di 170 donne in chiaro

Rosy D’Elia - Lavoro

A metà luglio è nato il portale per l'imprenditoria femminile, ma le notizie sugli incentivi scarseggiano. In compenso, in pochi passaggi si arriva ai dati delle donne che hanno richiesto la partecipazione a percorsi di empowerment

Privacy a rischio sul portale MIMIT per l'imprenditoria femminile: i dati di 170 donne in chiaro

Quando si parla di privacy fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Anche delle istituzioni. Sul portale ministeriale dedicato all’imprenditoria femminile, è accessibile in pochi clic l’elenco di circa 170 donne che hanno richiesto la partecipazione a percorsi di empowerment.

L’incidente, che non è un data breach ma una vera e propria pubblicazione dei dati, nasce dall’utilizzo dello strumento Google Moduli impiegato per raccogliere le adesioni.

L’errore, prontamente segnalato al sito istituzionale dalla redazione di Informazione Fiscale, è macroscopico.

Ed è estremamente grave se a commetterlo è un team autorevole che dovrebbe indicare alle donne la rotta per potenziare le competenze, anche digitali.

Imprenditoria femminile, sul portale del MIMIT nomi e email di 170 aspiranti imprenditrici

Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Presidenza del Consiglio (Dipartimento per le Pari Opportunità) ha lanciato a metà luglio un portale dedicato all’imprenditoria femminile.

Obiettivo? Fornire un pacchetto di strumenti e opportunità:

  • alle donne che vogliono avvicinarsi al mondo dell’imprenditoria, avviare una startup o far crescere la propria impresa;
  • alle studentesse interessate alla formazione in ambito imprenditoriale o alle nuove professioni digitali;
  • alle ricercatrici che intendono valorizzare i risultati del proprio lavoro.

“Il programma, finanziato dai fondi europei Next Generation EU e dal PNRR, punta a diffondere la cultura imprenditoriale tra le donne e ad aumentarne la presenza nel mondo del lavoro e dell’impresa, soprattutto nelle discipline STEM”, si legge nel comunicato stampa di lancio.

La navigazione del portale, però, non è delle migliori: le opportunità scarseggiano, perlopiù le notizie fanno riferimento a bandi già chiusi o temporaneamente sospesi. Per le aspiranti imprenditrici, ad esempio, l’unica via percorribile è il contatto con il numero verde per richiedere incontri individuali di orientamento con gli esperti di Invitalia. È una vetrina di iniziative ormai concluse.

Ma, aspetto ancora più rilevante per le donne che cercano incentivi e formazione, il sistema, come dimostrano i dati personali facilmente accessibili, non è dei più affidabili.

Nomi, cognomi e contatti mail non sono nascosti nei meandri delle pagine web, ma si trovano a portata di clic da chiunque sia intenzionata a iscriversi al percorso formativo gratuito di 12 ore finalizzato a potenziare “le disruptive skills ossia quelle soft skill fondamentali in momenti critici nella vita di un’impresa ovvero collegate all’innovazione, alla sostenibilità, alle nuove tendenze globali e al mondo della tecnologia”.

Ed è proprio questo il paradosso: si parla di STEM, di tecnologia, innovazione e digitale. Ma la procedura per l’iscrizione, anche questa ormai chiusa, rappresenta un enorme autogol e un rischio per la privacy di tutte quelle donne che, invece, hanno inviato in tempo la loro richiesta di formazione.

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