Fringe benefit in busta paga: cosa sono, limiti e novità 2023

Tommaso Gavi - Leggi e prassi

Cosa sono i fringe benefit in busta paga? Una guida alle novità del 2023, con un focus su limiti e regole da applicare all'agevolazione concessa dai datori di lavoro ai lavoratori dipendenti

Fringe benefit in busta paga: cosa sono, limiti e novità 2023

Novità sulle regole relative ai fringe benefit sono arrivate con la legge di conversione del decreto Lavoro.

Cambiano i limiti per la non imponibilità dell’agevolazione che può essere concessa ai lavoratori dipendenti da parte dei datori di lavoro, e che consiste in una “retribuzione in natura” per beni e servizi aggiuntivi alla retribuzione in busta paga.

Per l’anno in corso il limite, per gli importi che non rientrano nella tassazione, per il 2023 è doppio:

  • 258,23 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • 3.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

Per questi ultimi è prevista anche la possibilità di includere nell’importo le spese per le bollette di acqua, luce e gas.

I chiarimenti sulle modifiche all’agevolazione sono arrivati con la circolare numero 23 del 1° agosto 2023 dell’Agenzia delle Entrate.

La guida su cosa sono i fringe benefit, sui nuovi limiti e sulle novità 2023.

Fringe benefit, cosa sono?

Prima di entrare nel dettaglio sulle regole e i limiti da rispettare, alla luce dei chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, facciamo un passo indietro per capire cosa sono i fringe benefit.

I fringe benefit sono, generalmente, delle somme relative all’uso di beni e servizi che si affiancano alla retribuzione principale del lavoratore dipendente.

Rappresentano una retribuzione in natura, concessa dal datore di lavoro, che può consistere anche direttamente in beni e servizi (oltre all’erogazione in denaro).

Nel rispetto di determinati limiti individuati dalla normativa, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente. In altre parole gli importi in busta paga, se attribuiti entro il tetto massimo stabilito, non sono “tassati”, a vantaggio del lavoratore dipendente.

La concessione di fringe benefit ha, tuttavia, vantaggi anche per il datore di lavoro, in quanto sono interamente deducibili.

Il datore di lavoro può portare le somme in deduzione ad eccezione di specifiche casistiche relative agli autoveicoli, ai servizi di mensa e di buoni pasto, alle abitazioni concesse ai dipendenti e i prestiti.

Negli ultimi casi citati si applicano i criteri stabiliti dall’articolo 51, comma 3 e 4 del dpr 917/1986, ovvero del TUIR.

Passiamo ora ai limiti stabiliti per la non imponibilità e alle novità relative al 2023.

Fringe benefit 2023, i limiti e le novità

Come anticipato, se rispettati i limiti previsti dalla legge, i fringe benefit non concorrono alla formazione del reddito imponibile.

Gli importi non saranno quindi tassati e finiranno direttamente nella busta paga del lavoratore dipendente.

Tuttavia occorre precisare che al superamento del limite annuale stabilito diventa imponibile l’intero importo. Non sarà tassata esclusivamente la parte che supera il tetto massimo ma l’intera somma.

Vediamo ora quali sono i limiti previsti per il 2023. Per l’anno in questione sono previsti due tetti massimi a seconda della tipologia di lavoratori:

  • 258,23 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • 3.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

L’innalzamento del limite massimo per i lavoratori con figli è stato previsto dall’articolo 40 della legge di conversione del decreto Lavoro. A riguardo, chiarimenti sono arrivati con la circolare dell’Agenzia delle Entrate numero 23 del 1° agosto 2023.

La misura riprende l’intervento già adottata dal Governo lo scorso anno, per effetto della misura inserita nel decreto Aiuti quater.

Oltre all’innalzamento dell’importo per l’anno in corso, possono rientrare nei fringe benefit anche le spese relative al pagamento delle bollette, a differenza di quanto previsto per la generalità dei lavoratori.

Vediamo ora nel dettaglio quali sono gli ultimi chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate sul fringe benefit fino a 3.000 euro per i lavoratori dipendenti.

Fringe benefit a 3000 euro: a chi spetta l’agevolazione e i chiarimenti delle Entrate

L’articolo 40 della legge di conversione del decreto Lavoro ha previsto, in via transitoria, un tetto massimo più alto per gli importi erogati ai lavoratori dipendenti con figli a carico.

Il limite passa dai 258,23 euro applicati in via ordinaria, in base a quanto previsto dall’articolo 51, comma 3 del TUIR, a 3.000 euro.

Sui diversi aspetti legati alla misura sono stati forniti chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, con la circolare numero 23 del 1° agosto 2023.

Per prima cosa occorre precisare che tra i figli a carico sono “compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati”.

I figli devono essere “a carico”, ovvero che abbiano un reddito:

  • non superiore a euro 2.840,51 euro;
  • non superiore a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni di età.

La condizione deve essere verificata al 31 dicembre di ciascun anno. Se un unico figlio è a carico di entrambi i genitori, l’agevolazione spetta a entrambi in misura piena. Il limite complessivo può quindi arrivare a 6.000 euro.

La detrazione spetta a condizione che il figlio sia considerato fiscalmente a carico, anche nel caso in cui si decida di attribuire il 100 per cento della detrazione ad un unico genitore.

L’Agenzia delle Entrate precisa inoltre che tra gli importi che possono essere esclusi dalla tassazione possono rientrare anche i pagamenti “delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale”.

Il bonus fino a 3.000 euro può essere concesso anche in relazione alle spese delle bollette di acqua, luce e gas, a differenza di quanto previsto per la generalità dei lavoratori dipendenti.

Fringe benefit a 3000 euro: come richiedere l’agevolazione

Come richiedere l’agevolazione in busta paga? Per ottenere i fringe benefit fino a 3.000 euro, grazie alla misura stabilita con la legge di conversione del decreto Lavoro, il lavoratore dovrà presentare all’azienda una dichiarazione relativa al rispetto dei requisiti del figlio.

In tale dichiarazione, che è necessaria per l’applicazione dell’agevolazione, dovrà essere inserito il codice fiscale del figlio o dei figli a carico.

In merito alle modalità non sono stabilite regole specifiche, lavoratore e azienda potranno concordarle in libertà.

È tuttavia necessario che la dichiarazione venga prodotta per la conservazione ai fini di eventuali controlli.

Se vengono a mancare i presupposti per il riconoscimento del beneficio, anche ex post, il lavoratore dovrà comunicarlo al proprio datore di lavoro, il quale recupererà le somme dagli stipendi successivi.

Per l’attuazione dell’agevolazione, l’Agenzia delle Entrate precisa che l’agevolazione da parte dei datori di lavoro è subordinata all’informativa alle rappresentanze sindacali unitarie, laddove presenti.

L’adempimento potrà essere anche successivo all’attribuzione delle somme a patto che venga rispettata la scadenza del periodo d’imposta in corso. Si dovrà quindi provvedere entro il 31 dicembre 2023.

Fringe benefit e bonus carburante 2023: i limiti per la tassazione agevolata

Ulteriori precisazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate sono state fornite in merito al rapporto tra fringe benefit e bonus carburante, per l’anno di imposta 2023.

In linea generale, i fringe benefit rappresentano un’agevolazione diversa rispetto al bonus carburante di cui articolo 1, comma 1, del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5.

Oltre agli importi che rientrano nei limiti dei fringe benefit, di 3.000 euro o di 258,23 euro a seconda della tipologia di lavoratore, possono essere concessi buoni benzina per il valore di 200 euro.

In sostanza, quindi, i buoni carburante che superino il valore di 200 euro, potrebbero rientrare come fringe benefit. I limiti massimi devono dunque essere considerati indipendentemente ma tra i fringe benefit possono essere attribuiti anche i buoni benzina.

Passiamo quindi alle tipologie di fringe benefit maggiormente diffuse.

Fringe benefit, le diverse tipologie: dalle auto aziendali ai buoni pasto

Quali sono i vari tipi di fringe benefit che possono essere riconosciuti dal datore di lavoro al lavoratore?

Tra questi rientrano quelli per le auto aziendali, le cui regole sono stati modificate profondamente dalla Legge di Bilancio 2020.

Si deve innanzitutto tenere in considerazione la data di stipula del contratto:

  • fino al 30 giugno 2020;
  • dal 1° luglio 2020.

Nel primo caso, se l’auto è concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, il reddito di lavoro dipendente è pari al 30 per cento dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila Km.

Tale importo è calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio, che si ricava dalle Tabelle ACI che vengono elaborate anno per anno (esclusi gli importi per l’utilizzo dell’auto a fini personali da parte del dipendente).

Per i contratti stipulati dal 1° luglio 2023, l’auto concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, con valori di emissione di anidride carbonica non superiori a grammi 60 per chilometro (g/km di CO2), il reddito di lavoro dipendente è pari al 25 per cento dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila Km, calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio ricavabile dalle Tabelle ACI.

A seconda dei valori di emissione di CO2 del veicolo, la percentuale è aumentata secondo quanto riportato nella tabella riassuntiva.

Aliquota di calcolo del compenso in natura Valori di emissione di CO2 da parte del veicolo
25 per cento Minori o uguali a 60 g/km
30 per cento Maggiori di 60 g/km e minori di 160 g/km
50 per cento Maggiori di 160 g/km e minori di 190 g/km
60 per cento Maggiori di 190 g/km

Un’altra tipologia di fringe benefit che può essere riconosciuta ai dipendenti sono i buoni pasto.

Nello specifico le somme non concorrono alla formazione del reddito:

  • se l’importo giornaliero non supera i 4 euro;
  • se l’importo non supera gli 8 euro, nel caso in cui tali buoni siano in forma elettronica.

Tra le altre tipologie di fringe benefit meritano di essere citati:

  • i fabbricati concessi al dipendente;
  • i beni e servizi ceduti gratuitamente al dipendente;
  • le polizze sanitarie;
  • i prestiti concessi al dipendente.

Per tali importi sono previste regole specifiche.

Fringe benefit e bonus bollette 2023: le regole da rispettare

Per concludere i chiarimenti in merito ai fringe benefit e alle novità previste per l’anno 2023, occorre richiamare alcune precisazioni in merito al rapporto con il bonus bollette.

Come previsto per lo scorso anno, per i lavoratori dipendenti che hanno diritto al bonus fino a 3.000 euro, l’importo escluso dalla tassazione può ricomprendere anche i pagamenti “delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale”.

Tale aspetto segna un’ulteriore linea di demarcazione tra i dipendenti con figli a carico e la generalità dei dipendenti.

Per questi ultimi, infatti, oltre alla differenza di limite massimo che è fissato a 258,23 euro, non è prevista la possibilità di far rientrare le spese per le bollette di acqua, luce e gas tra i fringe benefit.

Sulla base di quanto stabilito dal comma 2 dell’articolo 40, per la generalità di lavoratori dipendenti continuerà ad applicarsi l’ordinario regime di esenzione previsto dall’articolo 51, comma 3, del TUIR e non viene estesa la possibilità di rimborsi delle somme erogate per il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas.

Per tali somme continua ad applicarsi il principio generale secondo cui qualunque somma percepita dal lavoratore in relazione al rapporto di lavoro costituisce “reddito imponibile di lavoro dipendente”.

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