Flat tax incrementale 2023: cos’è, calcolo e come funziona

Francesco Oliva - Irpef

Introdotta dall'ultima Legge di Bilancio esclusivamente per il 2023, la flat tax incrementale prevede l'applicazione di una tassa piatta del 15 per cento sugli aumenti di reddito. Nella circolare n. 18/E dell'Agenzia delle Entrate le istruzioni sul calcolo e su come funziona

Flat tax incrementale 2023: cos'è, calcolo e come funziona

Flat tax incrementale 2023: cos’è, come si calcola e come funziona?

Introdotta con la Legge di Bilancio 2023 in favore delle persone fisiche titolari di partita IVA esercenti attività d’impresa, arti o professioni che non applicano il regime forfettario, la tassa piatta del 15 per cento premia gli incrementi di reddito.

Inizialmente si era parlato della possibilità di estendere la misura anche ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti, ma la formula inserita nel DDL Bilancio e poi portata avanti fino alla fine dell’iter parlamentare della Manovra ha fatto sfumare questa ipotesi.

Che cos’è la tassa piatta incrementale e come funziona per coloro che hanno i requisiti per applicarla?

Le risposte sono arrivate dal testo della Legge n. 197 del 2022 e la circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 18/E del 28 giugno 2023 fornisce le istruzioni operative.

Flat tax incrementale 2023: i soggetti beneficiari

Partiamo dai soggetti potenziali beneficiari. Come si evince dal testo della Legge di bilancio 2023, la flat tax incrementale è destinata alla seguente categoria:

I contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, diversi da quelli che applicano il regime forfetario di cui all’articolo 1, commi 54 e successivi, della legge 23 dicembre 2014, n. 190

Sono quindi esclusi dal beneficio le persone giuridiche e, in generale, gli esercenti attività d’impresa, artistica e professionale in forma collettiva.

Flat tax incrementale 2023: calcolo, gestione acconti e risparmio fiscale potenziale

Dopo aver chiarito chi può applicarla, vale la pena rispondere a un’altra domanda: come funziona il calcolo della flat tax incrementale.

Per il 2023 sarà possibile:

applicare, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito IRPEF, un’imposta sostitutiva dell’IRPEF medesima e delle relative addizionali calcolata con un’aliquota del 15 per cento su una base imponibile, comunque non superiore a 40.000 euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare.

Così come illustrato dall’Agenzia delle Entrate nella circolare n. 18/E del 28 giugno, il calcolo si effettua dunque sull’incremento di reddito nel 2023 rispetto a quello più elevato nel triennio precedente (2020, 2021 e 2022).

L’imposta sostitutiva del 15 per cento deve essere calcolata su una base imponibile, non superiore a 40.000 euro, pari alla differenza tra il reddito da lavoro autonomo e di impresa determinato nel 2023 e quello d’importo più elevato dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare.

La base imponibile incrementale sulla quale applicare la flat tax del 15 per cento si calcola come segue:

  • differenza tra il reddito del 2023 e quello più alto del triennio precedente;
  • applicazione alla predetta differenza della franchigia del 5 per cento, calcolata sul reddito più alto del triennio 2020-2022.
Flat tax incrementale, la circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 18/E del 28 giugno 2023
Scarica la circolare dell’Agenzia delle Entrate con le indicazioni per l’applicazione della tassa piatta del 15 per cento

Immaginiamo un esempio pratico e numerico iper semplificato per comprendere come funzionerà e quanto si potrà risparmiare.

Redditi contribuente che si avvale della flat tax incrementale nella dichiarazione dei redditi 2024:

Periodo d’imposta Reddito
2020 100.000,00 euro
2021 80.000,00 euro
2022 105.000,00 euro
2023 135.000,00 euro

Il contribuente che registra i redditi di cui alla tabella sopra decide di avvalersi della flat tax incrementale nella dichiarazione dei redditi 2024.

Il picco di reddito del triennio precedente (2020-2022, valido per l’applicazione di questo meccanismo) è pari a 105.000,00.

L’incremento sarà tra il 2023 ed il 2022 uguale ad euro 30.000, ovvero la differenza tra il reddito 2023 (euro 135.000) ed il reddito 2022 (euro 105.000).

Tale differenza andrà ridotta del 5 per cento dell’importo del reddito più elevato registrato nel triennio, ovvero 5.250 euro (105.000*5 per cento).

La base imponibile soggetta a flat tax incrementale sarà pari quindi ad euro 24.750 e sarà soggetta ad un’imposta sostitutiva dell’IRPEF pari al 15 per cento per un ammontare complessivo di euro 3.712,50.

Con un risparmio potenziale importante e che si evidenzia nella tabella sotto che, per semplicità, ignora le addizionali (quindi sottostima il risparmio potenziale):

Scaglione di reddito Imposta sostitutiva
24.750 3.712,50
Scaglione di reddito IRPEF con aliquota 43 per cento
24.750 10.642,50
Risparmio d’imposta 6.930

Con la flat tax incrementale un contribuente nella situazione tipo di cui all’esempio sopra potrebbe risparmiare 6.930 euro dall’adesione al nuovo regime di tassazione incrementale del maggiore reddito.

Flat tax incrementale e regole di allineamento rispetto al sistema attuale

Due regole generali sono poi previste per allineare la novità della flat tax incrementale alle regole attualmente vigenti.

La prima riguarda la determinazione di deduzioni, detrazioni o benefìci di qualsiasi titolo, anche di natura non tributaria, al possesso di requisiti reddituali, per i quali si dovrà tenere comunque conto anche della quota di reddito assoggettata alla nuova flat tax incrementale.

La seconda riguarda gli acconti IRPEF e relative addizionali, per i quali per il periodo d’imposta 2024 si assume, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le nuove disposizioni.

Questo meccanismo mette i contribuenti nella condizione di pagare acconti IRPEF non sulla quota parte di reddito assoggettata ad IRPEF nell’anno oggetto di dichiarazione (al netto della quota incrementale) ma avendo come base di calcolo la base imponibile che si sarebbe calcolata con le regole ordinarie.

Questo punto, però, oltre a complicare enormemente gli aspetti procedurali e di calcolo, rischia di creare situazioni di squilibrio tra un periodo d’imposta e l’altro.

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