Se le fatture relative a interventi del Superbonus hanno degli errori che vengono corretti troppo tardi, neanche il ravvedimento operoso può ripristinare l'aliquota originaria. Lo chiarisce l'Agenzia delle Entrate con la risposta all'interpello numero 146 del 2024
Le fatture emesse con errori alla fine dell’anno e corrette troppo tardi non consentono ai beneficiari del Superbonus di conservare l’aliquota originaria, neanche se il fornitore regolarizza la sua posizione con il ravvedimento operoso.
Il chiarimento arriva dall’Agenzia delle Entrate con la risposta all’interpello numero 146 del 9 luglio 2024.
Non c’è una strada per tornare indietro: nello specifico i documenti del 2023 a cui applicare lo sconto in fattura che risultano errati e poi corretti all’inizio di quest’anno riducono la portata dell’agevolazione dal 110 al 70 per cento.
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Superbonus: fatture con errori corrette troppo tardi, neanche il ravvedimento salva l’aliquota
Lo spunto per fare luce sulle regole da applicare nel passaggio da un anno all’altro in caso di errori nelle fatture arriva da un caso pratico. Protagonista è una cittadina che ha diritto a beneficiare del Superbonus per i lavori effettuati su un condominio minimo e che ha ottenuto dalla ditta edile, che al 31 dicembre 2023 aveva concluso circa il 70 per cento degli interventi, tre fatture a cui applicare lo sconto previsto dall’agevolazione.
Solo nel corso di quest’anno, però, è emersa una formulazione sbagliata: lo sconto in fattura, infatti, non veniva indicato a a valle dell’importo complessivo (IVA inclusa) ma nel corpo del documento. In questo modo lo sconto veniva applicato sul solo imponibile, “omettendo di addebitare l’IVA in rivalsa”.
All’Agenzia delle Entrate la contribuente si rivolge per verificare la possibilità e la modalità per conservare l’accesso al Superbonus con aliquota piena, al 110 per cento.
Dall’Amministrazione finanziaria, però, arriva un veto con la risposta all’interpello numero 146 del 2024:
“Considerato che le note di debito (rectius fatture) corrette sono state inviate al SdI, e quindi emesse, il 27 marzo 2024, lo sconto in fattura, ove sussistano gli altri requisiti richiesti dalle norme, sarà applicabile nella misura prevista per il 2024 (70 per cento)”.
Rilevanti sono i tempi in cui il fornitore ha apportato le correzioni: l’operazione, sottolinea l’Agenzia delle Entrate, è stata effettuata ben oltre il termine di 12 giorni che consentono di “dare legittima rilevanza alla data corrispondente all’effettuazione dell’operazione (ossia al pagamento, anche tramite l’equivalente sconto)”.
Anche nel caso in cui il fornitore rimuova le violazioni e paghi le sanzioni legate alla errata certificazione degli interventi tramite ravvedimento operoso la sanatoria non avrà effetti sulle agevolazioni accessibili dai condomini, perché non consentirà di “retrodatare l’efficacia delle fatture al fine di fruire dell’agevolazione di cui si discute in misura pari al 110 per cento”.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Neanche il ravvedimento salva l’aliquota del Superbonus in caso di fatture corrette troppo tardi