Come cambia il congedo parentale: novità dall’UE anche su paternità e maternità

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Cambia il congedo parentale: la traccia delle novità introdotte, anche su paternità e maternità, arriva dall'UE. Approvato nel Consiglio dei Ministri del 31 marzo 2022 lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva 2019/1158 finalizzata a favorire la parità di genere, in ambito familiare e lavorativo, migliorando la distribuzione dei carichi di cura.

Come cambia il congedo parentale: novità dall'UE anche su paternità e maternità

Congedo parentale: si va verso un cambiamento per favorire la parità di genere e una migliore distribuzione dei carichi di cura all’interno delle famiglie.

La traccia delle novità, inserite nello schema di Decreto Legislativo approvato durante il Consiglio dei Ministri del 31 marzo 2022, arriva dall’Europa.

Nella stessa riunione, inoltre, il Governo ha approvato anche un secondo schema di decreto legislativo per l’attuazione della direttiva UE 2019/1152 del parlamento europeo e del consiglio del 20 giugno 2019, relativo a condizioni di lavoro maggiormente trasparenti.

Per i padri si conferma quanto già stabilito con la Legge di Bilancio 2022: i neo papà hanno diritto a un congedo obbligatorio di 10 giorni da fruire nei 5 mesi successivi al parto, all’adozione o all’affidamento. Aumenta da 10 a 11 mesi il periodo concesso ai genitori soli, e le tutele per madri e padri vengono estese fino ai 12 anni del bambino o della bambina.

Passa da 6 a 9 mesi il periodo in cui è possibile beneficiare dell’indennità del 30 per cento della retribuzione. L’indennità di maternità anche per gli eventuali periodi di astensione anticipati per gravidanza a rischio è riconosciuta anche a lavoratrici autonome e libere professioniste. E poi ancora viene concesso un canale preferenziale nell’accesso allo smart working a genitori e caregiver.

È questa una sintesi estrema delle modifiche in arrivo per migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e vita familiare e recepire la direttiva UE 2019/1158.

Come cambia il congedo parentale: novità dall’UE anche su paternità e maternità

Il testo è stato approvato il 4 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 12 luglio 2019. Agli Stati membri sono stati concessi tre anni per mettere in atto le novità sul congedo parentale e sugli strumenti per migliorare la conciliazione vita lavoro.

Sul congedo obbligatorio di paternità l’obiettivo è già stato raggiunto con piccoli passi compiuti nelle ultime Leggi di Bilancio: nel 2019, anno di approvazione della direttiva che ora viene recepita in Italia, i neo papà avevano diritto a soli 5 giorni di astensione dal lavoro retribuita, l’anno successivo si è passati a 7 e poi ancora a 10, fino ad arrivare alla Legge di Bilancio 2022 che ha confermato i 10 giorni e ha reso strutturale la misura.

A ottobre 2021, inoltre, la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti durante il Women’s Forum G20 Italy ha annunciato per il futuro anche modifiche ben più radicali al sistema:

“Si prevede fino a tre mesi di congedo di paternità con un aumento graduale.

Restando sull’attualità, lo schema di decreto legislativo approvato il 31 marzo dal Consiglio dei Ministri non riguarda solo il periodo di astensione dal lavoro retribuita per coloro che diventano padri, ma il congedo parentale in generale.

Come cambia il congedo parentale: novità dall’UE anche su paternità e maternità

Come riporta il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nella notizia pubblicata al termine dei lavori della squadra di Governo, il sistema di tutele per i genitori cambierà in più punti, sulla scia delle indicazioni UE.

Aumenta da dieci a undici mesi la durata complessiva che spetta al genitore solo, per potenziare il sostegno ai nuclei familiari monoparentali.

Passa da 6 a 9 mesi il periodo in cui è possibile beneficiare dell’indennità del 30 per cento della retribuzione: tre mesi spettano a entrambi i genitori, per un totale di sei, a cui devono aggiungersi altri tre mesi di cui può beneficiare solo la mamma o solo il padre, in alternativa tra loro.

Misura dell’indennitàPeriodo
30 per cento della retribuzione 3 mesi per ciascun genitore non trasferibili
30 per cento della retribuzione Ulteriori tre mesi trasferibili ma alternativi tra i due genitori

Inoltre, in caso di prolungamento fino a tre anni del congedo parentale usufruito per il figlio o la figlia in condizioni di disabilità grave, l’indennità a cui hanno diritto i genitori, in alternativa tra loro, è pari al 30 per cento.

Inoltre l’arco temporale in cui è possibile beneficiare del congedo parentale non si ferma più ai 6 anni ma arriva fino ai 12 anni di età, anche in caso di affidamento o adozione.

Fino a questa età è riconosciuto anche un canale preferenziale di accesso allo smart working per i genitori: la priorità sulle richieste di lavoro agile deve essere garantita senza limiti di età in caso di figli o figlie con disabilità. Stesso trattamento viene riservato ai caregiver.

Novità su congedo parentale e indennità di maternità per favorire la parità di genere

Le novità, infine, riguardano il diritto all’indennità di maternità per le lavoratrici autonome e le libere professioniste, anche per gli eventuali periodi di astensione anticipati per gravidanza a rischio.

Le indicazioni della direttiva europea d’altronde nascono proprio per favorire la parità di genere all’interno degli stati membri con un gioco di contrappesi all’interno delle famiglie.

Come si legge nella sintesi del documento UE, la traccia fornita agli Stati membri ha scopi ben precisi:

  • facilitare la conciliazione tra lavoro e vita familiare per genitori e prestatori di assistenza in modo da garantire parità di opportunità occupazionali;
  • fissare nuovi requisiti minimi per i congedi familiari (paternità, parentali e per i prestatori di assistenza) e modalità di lavoro più flessibili;
  • promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e migliorare la distribuzione dei carichi di cura tra uomini e donne, incentivando gli uomini a condividere equamente le responsabilità di assistenza potenziando lo strumento del congedo di paternità.

“Lo squilibrio nella concezione delle politiche a favore dell’equilibrio tra attività professionale e vita familiare tra donne e uomini rafforza gli stereotipi e le differenze di genere nell’ambito del lavoro e dell’assistenza. Le politiche in materia di parità di trattamento dovrebbero mirare ad affrontare la questione degli stereotipi relativi alle professioni e ai ruoli sia maschili sia femminili”.

Gli obiettivi nascono dal contesto. E l’Italia non fa eccezione, anzi. È alle donne che si richiede di farsi carico delle cure nel rispetto di un ruolo culturalmente radicato e sono le donne ad abbandonare o, peggio ancora, a non intraprendere mai il percorso verso il lavoro.

Secondo i dati riportati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha tra le priorità trasversali proprio la parità di genere, il tasso di inattività delle donne per necessità assistenziali in Italia è pari al 35,7 per cento, superiore a una media europea già molto alta e pari al 31,8 per cento.

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