Calo fatturato, FNC e CNDCEC: la crisi di Spa e Srl vale 280 miliardi di euro

Tommaso Gavi - Commercialisti ed esperti contabili

Calo del fatturato, 280 miliardi di euro perdi per Spa e Srl nel primo semestre del 2020. La simulazione diffusa attraverso il comunicato FNC e CNDCEC del 9 luglio 2020 stima gli effetti del lockdown: il crollo raggiunge il 19,7%.

Calo fatturato, FNC e CNDCEC: la crisi di Spa e Srl vale 280 miliardi di euro

Calo fatturato, per Spa e Srl il prezzo da pagare per l’emergenza Coronavirus arriva a 280 miliardi di euro nel primo semestre del 2020.

Lo riporta la simulazione sulle perdite delle imprese del rapporto dell’Osservatorio sui bilanci delle Srl pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionali dei Commercialisti e diffuso con il comunicato stampa del 9 luglio 2020.

Il crollo del fatturato raggiunge il 19,7% per le aziende italiane, Spa e Srl.

Nell’analisi vengono simulati gli effetti del lockdown su un totale di circa 830 mila società che fatturano circa 2.700 miliardi di euro.

I dati di riferimento, oltre a quelli diffusi dall’Istat, sono quelli presenti nella banca dati AIDA di Bureau van Dijk.

Calo fatturato, FNC e CNDCEC: la crisi di Spa e Srl vale 280 miliardi di euro

Il calo del fatturato complessivo di Spa e Srl nel primo semestre del 2020 raggiunge i 280 miliardi di euro.

La simulazione è contenuta nel documento di studio della Fondazione e del Consiglio dei dottori commercialisti ed esperti contabili, diffuso con il comunicato stampa del 9 luglio 2020.

FNC e CNDCEC - Rapporto del’Osservatorio sui bilanci delle SRL, diffuso con il comunicato stampa del 9 luglio 2020
Osservatorio sui bilanci delle SRL 2018 e stime 2020 fatturato società di capitali.

Il crollo del fatturato delle aziende italiane, Spa e Srl, raggiunge il 19,7%.

Il documento di ricerca, oltre all’analisi dei trend del periodo compreso tra il 2016 e il 2018 dei principali indicatori di bilancio per settori economici, contiene una simulazione degli effetti del lockdown, basandosi sui dati di circa 830 mila società.

Insieme ai dati diffusi dall’Istat, i dati di riferimento sono quelli della banca dati AIDA di Bureau van Dijk.

Il totale del fatturato delle imprese considerate ammonta a circa 2.700 miliardi di euro, l’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici.

Nello studio vengono anche indicate le province più colpite dalla crisi economica legata all’emergenza Coronavirus.

La classifica delle prime dieci è riassunta nella tabella riepilogativa.

Province Variazione Variazione in percentuale
Potenza -1.345.023 -29,1%
Arezzo -2.130.648 -27,2%
Fermo -599.902 -26,3%
Chieti -1.899.450 -25,8%
Prato -1.175.646 -25,3%
Pordenone -1.668.595 -25,3%
Pesaro e Urbino -1.499.230 -25,0%
Lecco -1.852.282 -24,8%
Terni -691.224 -24,7%
Biella -765.987 -24,5%

A livello territoriale gli effetti negativi si avvertono maggiormente nel Nord-est di Italia, che supera la media nazionale negativa del 19,7%, arrivando a 21,3 punti percentuali in negativo.

Segue a distanza ravvicinata il Sud che perde appena un decimo percentuale in meno: 21,2%.

Il territorio delle Isole è quello che risente meno degli altri dell’emergenza epidemiologica.

La tabella seguente mostra le riduzioni a livello territoriale delle cinque macro aree individuate e del territorio nazionale.

Macroaree 2020 2019 Variazione Variazione in percentuale
Nord-est 253.583.863 322.064.990 -68.481.127 -21,3%
Nord-ovest 488.347.999 606.833.534 -118.485.535 -19,5%
Centro 279.567.872 342.009.069 -62.441.197 -18,3%
Sud 84.934.829 107.846.051 -22.911.221 -21,2%
Isole 33.653.748 40.840.551 -7.186.803 -17,6%
Italia 1.140.088.310 1.419.594.194 -279.505.884 -19,7%

Per il mese di aprile, l’unico interamente compreso nella fase 1 del lockdown, viene stimata una perdita di 93 miliardi di euro, il 39,1%.

Nel documento di ricerca vengono fornite informazioni anche sul peso, relativo al fatturato, delle attività industriali e del commercio.

Le società di capitali dell’industria e del commercio raggiungono il 69% del fatturato complessivo.

Il calo, per quanto riguarda i settori chiusi dai provvedimenti restrittivi del Governo, è di 41,2% per l’industria e 43,9% per il commercio.

Alcuni settori, come quello dell’automobilismo, raggiungono valori anche del 100%.

Calo fatturato, FNC e CNDCEC: le dichiarazioni di Miani

A commentare la simulazione dell’Osservatorio sui bilanci delle Srl è il presidente del Consiglio dei Commercialisti

Massimo Miani sottolinea, innanzitutto, l’importanza di non sottovalutare i segnali chiari del report:

“Quella che emerge dalle nostre simulazioni sulla perdita di fatturato delle società di capitali italiane nel primo semestre dell’anno è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane”.

Il presidente del Consiglio dei Commercialisti evidenzia la necessità di interventi sul fronte fiscale per rilanciare i settori produttivi in crisi:

“Adesso è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi.”

Miani entra poi nel dettaglio riguardo alle misure da mettere in campo. Non convince l’azione sull’IVA mentre viene mostrata approvazione per le misure dell’ecobonus al 110%:

“Non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’IVA, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile.”

Gli interventi urgenti tuttavia non bastano. Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dà anche alcune indicazioni per una riforma fiscale complessiva che permetta la ripresa:

“sarà fondamentale disegnare nel medio periodo una riforma fiscale che completando il riequilibrio ormai interrotto tra la tassazione sul lavoro e quella sui consumi, riduca la pressione fiscale sul ceto medio e sui giovani, così da favorire sia un accrescimento del reddito spendibile da parte delle famiglie con figli, che hanno una più elevata propensione al consumo, sia incentivando la propensione a lavorare delle fasce più deboli e l’emersione del nero.”

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