TFR dei dipendenti pubblici, con la Legge di Bilancio 2026 taglio di 750 euro

Alessio Mauro - Pubblica Amministrazione

Tempi di pagamento più veloci ma perdita del beneficio della detassazione: il TFR dei dipendenti pubblici subisce un taglio di 750 euro per effetto delle novità della Legge di Bilancio 2026. A segnalarlo è la CGIL

TFR dei dipendenti pubblici, con la Legge di Bilancio 2026 taglio di 750 euro

TFR pagato prima, ma meno.

Le novità della Legge di Bilancio 2026 sui tempi di pagamento del trattamento di fine rapporto e del TFS per i dipendenti pubblici ne riducono l’importo.

Il taglio è pari a 750 euro, valore che corrisponde alla detassazione prevista per i pagamenti oltre i 12 mesi. Un beneficio, introdotto per compensare il ritardo nell’erogazione, che verrà meno per effetto delle novità attese dal prossimo 1° gennaio.

Si tratta di un effetto collaterale che porterà a benefici per lo Stato pari a 22,6 milioni di euro, pari allo sgravio tagliato ai dipendenti pubblici. A evidenziarlo è l’analisi pubblicata dall’Ufficio Previdenza della CGIL.

TFR dipendenti pubblici, tempi di pagamento più veloci

Al centro della discussione è l’articolo 44 del DdL di Bilancio 2026, che con effetto dal 1° gennaio 2027 riduce da 12 a 9 mesi il termine per il pagamento del TFR e del TFS per i dipendenti pubblici in caso di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite di età o di servizio o per il collocamento a riposo a causa del raggiungimento dell’anzianità massima prevista dalle regole delle diverse amministrazioni.

Una novità che arriva a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 130 del 2023, che chiedeva proprio di ridurre i tempi di pagamento del TFR e delle indennità di buonuscita, di premio di servizio e di tutte le somme equipollenti corrisposti dopo la cessazione del rapporto.

Cambiano i tempi ma non le modalità di pagamento. Le somme saranno erogate in un unico importo in caso di valore pari o inferiore a 50.000 euro, mentre resteranno ripartite in due rate per gli importi fino a 100.000 euro e in tre quote per i valori superiori.

Taglio di TFR e TFS fino a 750 euro per i dipendenti pubblici dal 1° gennaio 2027

Il beneficio della riduzione dei tempi di pagamento fa però venir meno il beneficio della detassazione, introdotto dal decreto legge n. 4/2019.

In particolare, l’articolo 24 prevede la riduzione dell’imposta applicata sull’indennità di fine servizio in misura crescente, per le somme corrisposte fino a 50.000 euro, per un valore pari a:

  • 1,5 punti percentuali per le indennità corrisposte decorsi 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro;
  • 3 punti percentuali per le indennità corrisposte dopo 24 mesi;
  • 4,5 punti percentuali dopo 36 mesi;
  • 6 punti percentuali dopo 48 mesi;
  • 7,5 punti trascorsi 60 mesi.

Un beneficio che si annulla quindi in automatico, per effetto dell’anticipo dei tempi delinato dalla Manovra 2026, un effetto che secondo la CGIL rappresenta l’“ennesima beffa ai danni di lavoratrici e lavoratori pubblici”.

Il taglio potrà arrivare fino a 750 euro, calibrato in base all’importo del trattamento spettante. Interesserà 30.122 dipendenti pubblici che raggiungeranno il requisito della pensione di vecchiaia, stando ai dati contenuti nella Relazione tecnica alla Legge di Bilancio 2026, con un maggior gettito stimabile per lo Stato pari a 22,6 milioni di euro.

CGIL: “la Legge di Bilancio 2026 non affronta i nodi del differimento”

L’analisi prodotta dalla CGIL ricorda che l’intervento nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 130/2023, menzionata dalle relazioni che accompagnano la Manovra, che chiedeva di intervenire sui tempi di pagamento del TRF/TFS dei dipendenti pubblici, per rimuovere le disparità potenzialmente lesive dei principi costituzionali di uguaglianza, proporzionalità della retribuzione e tutela invecchiamento.

La richiesta al Legislatore era quindi di intervenire in maniera strutturale per riequilibrare le tempistiche rispetto alle regole applicabili nel settore privato.

Per il sindacato però l’articolo 44 della Legge di Bilancio 2026 va invece in direzione opposta:

“non affronta i nodi strutturali del differimento, produce un effetto economico sfavorevole per i lavoratori e utilizza l’anticipo come strumento per eludere la ratio del monito costituzionale.”

Si tratta quindi di un intervento ritenuto insufficiente, inadeguato e sbagliato, che finisce con l’aggravare la condizione economica dei dipendenti pubblici invece di migliorarla.

Questo sito contribuisce all'audience di Logo Evolution adv Network