Salario minimo: il Governo chiude ad una sua introduzione in Italia

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Il Governo chiude alla possibilità di introdurre in Italia un salario minimo legale. È necessario estendere la contrattazione collettiva e tagliare le tasse sul lavoro. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il question time del 15 marzo 2023 alla Camera

Salario minimo: il Governo chiude ad una sua introduzione in Italia

Il salario minimo non sarà introdotto per legge in Italia.

A sottolineare la posizione del Governo è la Premier, Giorgia Meloni, durante le interrogazioni a risposta immediata che si sono svolte ieri alla Camera dei deputati.

Il Presidente ha esposto le motivazioni alla base della decisione in risposta alle richieste avanzate dalla nuova Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein.

Secondo Meloni, l’introduzione di un salario minimo legale non sarebbe la soluzione giusta in un contesto caratterizzato da una elevata copertura dalla contrattazione collettiva come quello italiano.

Più efficace, invece, estendere e potenziare i CCNL e tagliare le tasse sul lavoro.

Salario minimo: il Governo chiude ad una sua introduzione in Italia

Ieri, 15 marzo 2023, si è tenuta la nuova sessione di interrogazioni a risposta immediata che ha visto protagonista il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Uno dei temi caldi affrontati durante il question time è stato quello del salario minimo. Ad esporre la questione è stata la nuova segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, la quale ha evidenziato la necessità di una sua introduzione per contrastare la precarietà e il lavoro povero.

Un problema non indifferente dato anche il fatto che l’Italia è l’unico Paese OCSE nel quale il salario medio annuale, negli ultimi 30 anni, è diminuito mentre nel resto dell’occidente cresceva.

La risposta del Presidente Meloni è stata netta. Fronteggiare il fenomeno del lavoro povero è sicuramente una delle priorità a cui il governo sta lavorando ma il salario minimo non è la soluzione giusta.

“È vero, c’è un problema. Chi ha governato fino a ora ha reso purtroppo più poveri i lavoratori italiani e questo Governo deve fare quello che può per invertire la rotta.”

I primi segnali in questo senso sono arrivati con la Legge di Bilancio 2023 con il rinnovo, e l’estensione di un ulteriore punto percentuale per i redditi più bassi, del taglio del cuneo fiscale.

“Solo primi passi, ovviamente, verso l’obiettivo che il Governo si è posto, che è, ovviamente, aumentare i salari dei lavoratori, garantendo retribuzioni dignitose, retribuzioni che siano adeguate al lavoro svolto e al contesto socio-economico.”

Salario minimo: secondo Meloni non è la soluzione giusta per l’Italia

Anche l’Europa spinge verso l’introduzione di una salario minimo nei Paesi dell’Unione, soprattutto in quelli dove la contrattazione collettiva non raggiunge livelli di copertura adeguati.

Di recente, infatti, il Consiglio UE ha dato il via libera alla direttiva che stabilisce le nuove regole sul salario minimo per i lavoratori dell’Unione con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, rafforzando i contratti collettivi e facilitando la possibilità di accedere realmente alla tutela.

I Paesi dell’Unione hanno due anni di tempo per recepire le disposizioni, ma con alcune eccezioni. Gli Stati in cui il salario minimo è protetto dalla contrattazione collettiva, come l’Italia, non saranno obbligati a introdurre le novità o ad applicare gli accordi previsti in modo universale a tutti i settori.

Come sottolinea Meloni, per raggiungere l’obiettivo di retribuzioni dignitose e adeguate in un contesto come quello italiano, caratterizzato da una elevata copertura dalla contrattazione collettiva e da un elevato tasso di lavoro irregolare, la soluzione non è la fissazione di un salario minimo legale.

“Perché, a mio avviso, mi interrogherei sull’ipotesi che il salario minimo legale possa diventare, non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite ai lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico, e nel nostro sistema un parametro di questo tipo, per paradosso, rischierebbe di creare, per molti lavoratori, condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e di fare, per paradosso, un favore alle grandi concentrazioni economiche, alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori.”

La soluzione, quindi, sarebbe quella di potenziare la contrattazione collettiva e di estenderla a quei settori nei quali ad oggi non è prevista.

Inoltre, continua la Premier, è più efficace tagliare le tasse sul lavoro:

“perché la ragione per la quale i salari sono inadeguati è che la tassazione è troppo alta per le imprese che devono assumere e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità.”

Questa, dunque, la linea che intende seguire il Governo per fronteggiare il fenomeno della precarietà e del lavoro povero. In ogni caso il dibattito sulla scena politica resta acceso, con posizioni a favore dell’introduzione di un minimo salariale legale e altre fortemente contrarie.

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