IRPEF 2024, addizionali a rischio aumento: perché la pressione fiscale potrebbe salire

IRPEF 2024, il ritocco delle aliquote sul fronte delle addizionali costa più di quanto preventivato e comporta il rischio di un aumento della pressione fiscale sul fronte delle imposte dovute agli enti territoriali. A evidenzialo è la Conferenza Unificata Stato Regioni nel report del 9 novembre 2023

IRPEF 2024, addizionali a rischio aumento: perché la pressione fiscale potrebbe salire

IRPEF 2024, le novità sulle aliquote rischiano di mettere in crisi gli enti locali.

Sul fronte delle addizionali IRPEF, l’effetto dell’accorpamento dei primi due scaglioni comporterebbe “una perdita di entrate per le Regioni e le province autonome ben superiore a quella quantificata”, con il conseguente rischio di un aumento della pressione fiscale per garantire l’equilibrio di bilancio.

A metterlo nero su bianco è la Conferenza Unificata Stato Regioni, nel report del 9 novembre 2023 contenente l’intesa sul decreto legislativo del Governo in materia di riforma IRPEF.

Un’intesa condizionata però alla revisione delle regole per le addizionali IRPEF locali che, stando a quanto dichiarato dal MEF, potrebbero restare escluse dalla revisione di aliquote e scaglioni.

IRPEF 2024, addizionali a rischio aumento: perché la pressione fiscale potrebbe salire

È l’articolo 3 dello schema di decreto legislativo sull’attuazione del primo modulo di riforma dell’IRPEF a prevedere il ritocco delle addizionali comunali e regionali alla luce delle nuove aliquote e dei nuovi scaglioni previsti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024.

Una novità che tuttavia rischia di trasformarsi in un boomerang, in quanto determinerebbe una perdita di entrate per gli enti locali che in alcuni casi rischia di precludere l’equilibrio di bilancio, anche considerando che la Legge di Bilancio 2024 prevede un contributo a carico delle Regioni pari a 350 milioni di euro fino al 2028.

A evidenziarlo è la Conferenza Stato Regioni, chiamata a dare un proprio parere sulla riforma dell’IRPEF. Lo schema di decreto legislativo approvato dal Governo:

“obbliga gli enti territoriali ad aumentare la pressione fiscale per salvaguardare gli equilibri di bilancio previsti dalla legge 243/2012 e dal d.lgs. 118/2011 e i servizi relativi ai livelli essenziali delle prestazioni e al servizio del trasporto pubblico locale, nel rispetto dei principi indicati dalla giurisprudenza costituzionale e dalla legge 31 dicembre 2009, n. 196: lo spirito stesso della Riforma verrebbe vanificato.”

L’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF e, conseguentemente, l’applicazione dell’aliquota del 23 per cento fino alla soglia dei 28.000 euro di reddito, non sarebbe quindi “indolore” sul fronte delle addizionali comunali e regionali.

Una constatazione dalla quale parte la richiesta di prevedere, alla luce dell’assenza di neutralità fiscale, di lasciare invariati gli scaglioni IRPEF del prossimo anno per Regioni e province autonome. Una riforma quindi ad impatto nullo sul fronte delle addizionali locali, per evitare il rischio di un aumento della pressione fiscale a carico dei contribuenti.

Addizionali IRPEF 2024, dal MEF l’apertura: scaglioni e aliquote senza modifiche

La Conferenza Unificata ha sancito l’intesa sulla riforma dell’IRPEF, con un via libera che è tuttavia condizionato al recepimento delle richieste avanzate al MEF.

Due le proposte di revisione formulate dall’ANCI e dalle Regioni che il Governo dovrà mettere nero su bianco:

  • la conferma delle regole IRPEF previste ad oggi anche per il 2024;
  • un termine più ampio, fissato al 15 aprile 2024, per le eventuali delibere comunali IRPEF di adeguamento delle aliquote.

Secondo quanto riportato dall’IFEL, il Governo avrebbe quindi accolto le richieste di Regioni e comuni. L’IRPEF 2024 sarà quindi strutturata su un doppio binario e, se sul fronte dell’imposta nazionale si applicheranno le nuove aliquote, per quel che riguarda gli enti locali sarà possibile confermare i valori previsti per il 2023 e quindi l’articolazione su quattro scaglioni.

Modifiche che, in ogni caso, dovranno essere messe nero su bianco in tempi brevi. La riforma IRPEF dovrà partire dal 1° gennaio 2024 e lo schema di decreto legislativo approvato dal Governo è ora all’esame delle Commissioni parlamentari. I pareri elaborati non saranno vincolanti per l’Esecutivo, che potrà scegliere di adottare o meno le modifiche proposte in fase di approvazione del testo definitivo.

Il cammino della riforma delle imposte sui redditi è quindi ancora ai primi passi e, arrivati ormai a ridosso della fine dell’anno, si va verso una corsa contro il tempo per evitare ritardi.

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