Caro benzina: prezzo del carburante in aumento, presto un nuovo taglio delle accise?

Francesco Rodorigo - Imposte

Il prezzo del carburante continua ad aumentare e l'esposizione dei cartelli con il prezzo medio non sembra scoraggiare la speculazione, visti i molti interventi della Guardia di Finanza. L'ultimo taglio delle accise, che ha abbattuto il costo di circa 30 centesimi al litro, è stato in vigore fino alla fine del 2022 ma si discute sulla possibilità di reintrodurlo

Caro benzina: prezzo del carburante in aumento, presto un nuovo taglio delle accise?

Con il prezzo del carburante in forte crescita da più parti ci si interroga su un possibile ritorno del taglio delle accise.

Una misura che abbiamo visto in vigore per gran parte del 2022, introdotta dal Governo Draghi per contrarre gli effetti della guerra in Ucraina.

Accise e IVA contribuiscono a determinare più della metà del prezzo finale di diesel e benzina alle pompe.

La possibilità di un nuovo taglio però non sembra le priorità del Governo che preferisce concentrarsi sul potere d’acquisto delle famiglie con l’intenzione di confermare per il 2024 il taglio del cuneo fiscale.

Caro benzina: prezzo del carburante in aumento, presto un nuovo taglio delle accise?

In questi giorni di grandi spostamenti il caro carburanti è tornato al centro del dibattito nella sfera sociale e politica.

Il prezzo della benzina è ormai stabile a cavallo dei 2 euro al litro, con il gasolio che si attesta qualche centesimo più in basso. Valori che sono ancora più alti sulle autostrade con il prezzo record che ha toccato i 2,7 euro al litro.

Sono molti anche i casi di speculazione individuati dalla Guardia di Finanza dopo l’intensificazione dei controlli di questi ultimi giorni, anche dopo l’obbligo di esposizione dei cartelli con il prezzo medio nazionale.

Ma si tratta comunque di casi isolati. A pesare davvero sulle tasche dei cittadini e delle cittadine, oltre al prezzo della materia prima che è in leggero aumento ma comunque in linea con la media europea, è il pesante livello di tassazione che contribuisce a determinare il prezzo finale alla pompa.

Si tratta delle accise e dell’IVA che per diesel e benzina arrivano a determinare più della metà del prezzo finale per i consumatori, circa 90 centesimi per il primo e più di 1 euro per la seconda.

Il costo totale, quello esposto ai distributori, è infatti composto da tre elementi:

  • il prezzo della materia prima;
  • le accise, cioè le imposte indirette applicate nel corso del tempo, ad esempio quelle introdotte per la guerra in Etiopia a quelle per l’alluvione di Firenze e per i terremoti;
  • l’IVA al 22 per cento che si applica sia alla materia prima che alle accise.

Quali sono allora gli interventi che si possono mettere in campo per contrastare l’aumento dei prezzi del carburante?

Uno su tutti è il taglio delle accise, una misura che abbiamo visto in azione durante quasi tutto il 2022, introdotta dal Governo Draghi per ridurre i prezzi schizzati alle stelle per via del conflitto in Ucraina.

Da marzo dello scorso anno, infatti, si sono susseguiti una serie di interventi che hanno portato alla riduzione del prezzo finale alla pompa per litro di circa 30 centesimi per benzina e gasolio e di circa 10 centesimi per il GPL.

La misura si è conclusa alla fine dell’anno e non è stata rinnovata dal Governo Meloni.

Caro benzina: il Governo per ora chiude ad un nuovo taglio delle accise

Da più parti, negli ultimi giorni, sono stati lanciati appelli per un nuovo intervento che possa andare a ridurre il peso delle accise sul prezzo finale di benzina e diesel per sostenere gli automobilisti, soprattutto in un periodo come quello di agosto caratterizzato da grandi spostamenti dovuti alle ferie estive.

Il Governo sembra però intenzionato a seguire una linea differente. Il taglio delle le accise è un intervento molto costoso, nonostante le maggiori entrate dovute proprio alle imposte che, come evidenziato dai dati diffusi MEF, nei primi 6 mesi dell’anno (senza dunque contare i mesi luglio agosto) ammontano a circa 1,8 miliardi, il 20 per cento in più del 2022.

Un tesoretto che il Governo intende investire in altro modo, uno su tutti l’estensione al 2024 del taglio del cuneo fiscale per migliorare il potere d’acquisto degli stipendi.

Come riportato da ANSA, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito il costo di un simile intervento:

“Tagliare le accise della benzina costerebbe un miliardo al mese, 12 miliardi l’anno. Se noi riproponessimo quella misura dovremmo trovare in altro modo e con altre tasse 12 miliardi di euro l’anno, che sono ben più di quanto costava il reddito di cittadinanza.

Il Ministero dell’Economia sta preparando la manovra che sarà destinata al taglio strutturale del cuneo fiscale per rilanciare l’impresa e il lavoro italiano e consentire a chi ha salari più bassi di avere un reddito dignitoso frutto del loro lavoro.”

Priorità al taglio del cuneo fiscale, dunque, per garantire aumenti nelle buste paga dei lavoratori, ma se il prezzo del carburante dovesse continuare a salire potrebbe essere necessario considerare un intervento.

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