Verso il Testo Unico IVA con poche novità: quando Leo parlava di aliquota zero sui pannolini

Dovrebbe arrivare lunedì in Consiglio dei Ministri il Testo Unico sull'IVA: ma la riforma ha portato poche novità, nonostante le buone intenzioni iniziali sui beni di prima necessità

Verso il Testo Unico IVA con poche novità: quando Leo parlava di aliquota zero sui pannolini

Atteso nel prossimo Consiglio dei Ministri, che dovrebbe essere lunedì, il decreto legislativo con il Testo Unico IVA: l’imposta sul valore aggiunto con la riforma fiscale non ha fatto molta strada.

Eppure all’inizio dei lavori il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo parlava di grandi progetti.

Verso il Testo Unico IVA: quali novità prevedeva la riforma?

In questi anni di revisione del sistema tributario nessun decreto legislativo ha toccato specificamente l’IVA per riscrivere aliquote e funzionamento dell’imposta. Stando alle anticipazioni, si passa direttamente al Testo Unico.

Testi UniciAvanzamento dei lavori
Imposte sui redditi Da approvare
IVA In arrivo
Imposta di registro e altri tributi indiretti Approvato in via preliminare
Tributi erariali minori Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024
Agevolazioni tributarie e regimi di particolari settori Da approvare
Adempimenti e accertamento Da approvare
Sanzioni tributarie amministrative e penali Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024
Giustizia tributaria Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024
Versamenti e riscossione Approvato in via definitiva il 13 marzo 2025

Ma quali sono gli obiettivi fissati dalla legge delega?

All’articolo 7 della legge n. 111 del 2023 si legge:

  • ridefinire i presupposti dell’imposta per renderli più aderenti alla normativa UE;
  • rivedere le regole sulle operazioni esenti;
  • razionalizzare il numero e la misura delle aliquote dell’IVA “secondo i criteri posti dalla normativa dell’Unione europea, al fine di prevedere una tendenziale omogeneizzazione del trattamento per beni e servizi similari, anche individuati mediante il richiamo alla nomenclatura combinata o alla classificazione statistica, meritevoli di agevolazione in quanto destinati a soddisfare le esigenze di maggiore rilevanza sociale”;
  • rivedere la disciplina della detrazione;
  • ridurre l’aliquota dell’IVA all’importazione di opere d’arte;
  • razionalizzare la disciplina del gruppo IVA al fine di semplificare le disposizioni previste per la costituzione del gruppo e per l’applicazione dell’istituto;
  • razionalizzare la disciplina dell’IVA per gli enti del Terzo settore, anche al fine di semplificare gli adempimenti relativi alle attività di interesse generale.

Rispetto ad altri capitoli della riforma, il progetto IVA non ha avuto uno spazio dedicato, tanto che la riduzione delle aliquote IVA per la cessione delle opere d’arte ha trovato posto nel Decreto Economia approvato qualche settimana fa.

Verso il Testo Unico IVA: naufragata l’aliquota zero ipotizzata da Leo per i beni di prima necessità

Dei punti rimasti intatti fino a ora particolarmente interessante è l’intervento sulle aliquote. E proprio le novità previste per favorire il mondo dell’arte hanno recentemente acceso i riflettori sulle anomalie della classificazione IVA. Si agevolano più i tartufi degli assorbenti, si preferiscono i quadri all’acqua in bottiglia.

Il tema è annoso, ma molto concreto visto che l’imposta sul valore aggiunto è invisibile ma grava su chi acquista, incrementando il prezzo da pagare per beni e servizi.

Lo stesso Maurizio Leo, padre della riforma fiscale, parlava dell’idea di un’aliquota zero e della necessità di rivedere la classificazione di beni e servizi.

All’indomani del Consiglio dei Ministri che ha dato il via all’approvazione della legge delega, il 17 marzo 2023, ai microfoni del Sole 24 Ore diceva:

“Oggi noi abbiamo le famose 4 aliquote (4, 5, 10 22 per cento), le aliquota del 4 non si può toccare, le due aliquote inferiori il 5 e il 10 possono formare oggetto di rivisitazione. Attenzione: noi abbiamo alcuni beni con aliquota del 22 per cento (da rivedere), penso alle bottiglie di acqua minerale, si possono riportare nell’ambito del 10 per cento oppure dove sono posizionate carne e pesce”.

E sui prodotti per l’infanzia ipotizzava un meccanismo ad aliquota zero, anche per favorire la natalità: questione che, negli ultimi due anni, è diventata sempre più urgente.

Pensare a un’aliquota zero per beni di prima necessità:“a me sembra che sia un intervento saggio da adottare.”

La saggezza, però, deve avere incontrato lo scoglio delle coperture: “vediamo di trovare delle risorse”, aggiungeva Leo. Ma, evidentemente, non sono state trovate anche perché qualche mese dopo la premier Meloni, nella conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio 2024, ha annunciato un ritorno ad aliquote più alte per pannolini e assorbenti (dal 5 al 10 per cento) perché l’inflazione aveva mangiato i benefici dell’agevolazione.

La stessa inflazione, però, ha mangiato anche e soprattutto gli stipendi di lavoratori e lavoratrici riducendo il potere d’acquisto. Nonostante su beni di prima necessità, come gli assorbenti, la stessa UE abbia invitato anni fa gli stati a raggiungere quota zero, dalle affermazioni di Leo gli unici cambiamenti adottati, almeno per l’infanzia e l’igiene femminile, sono stati peggiorativi.

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