Approvato in via preliminare il Testo Unico sull'IVA più per fare ordine che per recepire le novità. Nonostante le intenzioni iniziali, nessuna aliquota zero sui beni di prima necessità

Approvato in via preliminare il Testo Unico IVA nel Consiglio dei Ministri di lunedì 14 luglio. Si fa ordine tra la normativa, ma sono poche le novità da recepire: l’imposta sul valore aggiunto, d’altronde, con la riforma fiscale non ha fatto molta strada.
Le intenzioni iniziali, però, erano diverse: all’apertura del cantiere il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo parlava di grandi progetti sui beni di prima necessità. Ma, in realtà, su pannolini e assorbenti ad esempio sono stati fatti dei passi indietro.
Arriva il Testo Unico IVA: quali novità prevedeva la riforma?
In questi anni di revisione del sistema tributario nessun decreto legislativo ha toccato specificamente l’IVA per riscrivere aliquote e funzionamento dell’imposta.
Si passa direttamente al Testo Unico che si compone di 171 articoli e raccoglie sia le disposizioni del DPR n. 633 del 1972 che quelle del DL n. 331 del 1993, oltre alle regole sull’imposta contenute in altre norme.
Testi Unici | Avanzamento dei lavori |
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Imposte sui redditi | Da approvare |
IVA | Approvato in via preliminare il 14 luglio 2025 |
Imposta di registro e altri tributi indiretti | Approvato in via preliminare |
Tributi erariali minori | Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024 |
Agevolazioni tributarie e regimi di particolari settori | Da approvare |
Adempimenti e accertamento | Da approvare |
Sanzioni tributarie amministrative e penali | Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024 |
Giustizia tributaria | Approvato in via definitiva il 29 ottobre 2024 |
Versamenti e riscossione | Approvato in via definitiva il 13 marzo 2025 |
Ma quali sono gli obiettivi fissati dalla legge delega?
All’articolo 7 della legge n. 111 del 2023 si legge:
- ridefinire i presupposti dell’imposta per renderli più aderenti alla normativa UE;
- rivedere le regole sulle operazioni esenti;
- razionalizzare il numero e la misura delle aliquote dell’IVA “secondo i criteri posti dalla normativa dell’Unione europea, al fine di prevedere una tendenziale omogeneizzazione del trattamento per beni e servizi similari, anche individuati mediante il richiamo alla nomenclatura combinata o alla classificazione statistica, meritevoli di agevolazione in quanto destinati a soddisfare le esigenze di maggiore rilevanza sociale”;
- rivedere la disciplina della detrazione;
- ridurre l’aliquota dell’IVA all’importazione di opere d’arte;
- razionalizzare la disciplina del gruppo IVA al fine di semplificare le disposizioni previste per la costituzione del gruppo e per l’applicazione dell’istituto;
- razionalizzare la disciplina dell’IVA per gli enti del Terzo settore, anche al fine di semplificare gli adempimenti relativi alle attività di interesse generale.
Rispetto ad altri capitoli della riforma, il progetto IVA non ha avuto uno spazio dedicato, tanto che la riduzione delle aliquote IVA per la cessione delle opere d’arte ha trovato posto nel Decreto Economia approvato qualche settimana fa. L’intervento sulla normativa è contenuto, quindi, in un Decreto Legge (n. 95 del 2025) e non in un decreto delegato, provvedimenti che seguono iter diversi.
Ok al Testo Unico IVA: naufragata l’aliquota zero ipotizzata da Leo per i beni di prima necessità
Dei punti rimasti intatti finora particolarmente interessante è l’intervento sulle aliquote. E proprio le novità previste per favorire il mondo dell’arte hanno recentemente acceso i riflettori sulle anomalie della classificazione IVA. Si agevolano più i tartufi degli assorbenti, si preferiscono i quadri all’acqua in bottiglia.
Il tema è annoso, ma molto concreto visto che l’imposta sul valore aggiunto è invisibile ma grava su chi acquista, incrementando il prezzo da pagare per beni e servizi.
Lo stesso Maurizio Leo, padre della riforma fiscale, parlava dell’idea di un’aliquota zero e della necessità di rivedere la classificazione di beni e servizi.
All’indomani del Consiglio dei Ministri che ha dato il via all’approvazione della legge delega, il 17 marzo 2023, ai microfoni del Sole 24 Ore diceva:
“Oggi noi abbiamo le famose 4 aliquote (4, 5, 10 22 per cento), le aliquota del 4 non si può toccare, le due aliquote inferiori il 5 e il 10 possono formare oggetto di rivisitazione. Attenzione: noi abbiamo alcuni beni con aliquota del 22 per cento (da rivedere), penso alle bottiglie di acqua minerale, si possono riportare nell’ambito del 10 per cento oppure dove sono posizionate carne e pesce”.
E sui prodotti per l’infanzia ipotizzava un meccanismo ad aliquota zero, anche per favorire la natalità: questione che, negli ultimi due anni, è diventata sempre più urgente.
Pensare a un’aliquota zero per beni di prima necessità: “a me sembra che sia un intervento saggio da adottare.”
La saggezza, però, deve avere incontrato lo scoglio delle coperture: “vediamo di trovare delle risorse”, aggiungeva Leo. Ma, evidentemente, non sono state trovate anche perché qualche mese dopo la premier Meloni, nella conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio 2024, ha annunciato un ritorno ad aliquote più alte per pannolini e assorbenti (dal 5 al 10 per cento) perché l’inflazione aveva mangiato i benefici dell’agevolazione.
La stessa inflazione, però, ha mangiato anche e soprattutto gli stipendi di lavoratori e lavoratrici riducendo il potere d’acquisto. Nonostante su beni di prima necessità, come gli assorbenti, la stessa UE abbia invitato anni fa gli stati a raggiungere quota zero, dalle affermazioni di Leo gli unici cambiamenti adottati, almeno per l’infanzia e l’igiene femminile, sono stati peggiorativi.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Testo Unico IVA con poche novità: quando Leo parlava di aliquota zero sui pannolini