Salario minimo, aiuto per la crescita o limite alla contrattazione collettiva? Il confronto al forum One LAVORO

Tommaso Gavi - Lavoro

Il salario minimo è stato al centro della tavola rotonda dell’11° Forum One LAVORO “Il mercato del lavoro tra opportunità di crescita e crisi da superare” del 28 settembre 2022. Tanti gli interventi che hanno collegato il tema con la rappresentanza e la contrattazione collettiva.

Salario minimo, aiuto per la crescita o limite alla contrattazione collettiva? Il confronto al forum One LAVORO

Il salario minimo è un’opportunità di crescita o un freno alla contrattazione collettiva?

L’interrogativo è stato il filo rosso della tavola rotonda, che si è conclusa da poco, all’interno dell’11° Forum One LAVORO “Il mercato del lavoro tra opportunità di crescita e crisi da superare” del 28 settembre 2022.

L’approfondimento ha visto la partecipazione di diversi relatori:

  • Cesare Damiano, Ministro del Lavoro nel Governo Prodi e Presidente Associazione Lavoro&Welfare;
  • Francesca Re David, Componente della Segreteria Nazionale della CGIL;
  • Pierangelo Albini, Direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria;
  • Tiziano Treu, Presidente del CNEL;
  • Giovanni Marcantonio, Segretario del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro.

Nella parte finale della tavola rotonda ha preso parte alla discussione con un video anche la professoressa Elsa Fornero, già Ministra del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica Italiana.

Salario minimo, aiuto per la crescita o limite alla contrattazione collettiva? La tavola rotonda al forum One LAVORO

Il salario minimo, e i temi collegati, sono stati l’oggetto della discussione della tavola rotonda conclusiva che si è svolta nell’11° Forum One LAVORO “Il mercato del lavoro tra opportunità di crescita e crisi da superare” del 28 settembre 2022.

All’evento, organizzato da Wolters Kluwer in collaborazione con Dottrina Per il Lavoro, hanno partecipato numerosi relatori, i quali hanno fornito il proprio punto di vista su una questione piuttosto attuale dopo l’approvazione della direttiva europea delle scorse settimane.

Francesca Re David, Componente della Segreteria Nazionale della CGIL, ha inquadrato la questione fornendo il quadro della situazione a livello contrattuale. Nell’intervento è stato evidenziato che dal 2012 i contratti nazionali sono triplicati ma su circa 900 contratti sono 32 quelli che coprono il 95 per cento dei lavoratori.

Inoltre, la questione del minimo salariale viene fortemente depotenziata se non si agisce sul numero minimo di ore lavorative. Infine, buona parte dei contratti sono già sopra il tetto individuato di 9 euro, che ricomprende anche la tredicesima e le integrazioni salariali.

Anche Cesare Damiano, Ministro del Lavoro nel Governo Prodi e Presidente Associazione Lavoro&Welfare, ha messo in evidenza la necessità di inquadrare la questione a 360 gradi: la direttiva europea, infatti, non impone alcuna misura ma calca la mano sull’ampliamento della contrattazione.

Si deve considerare la più ampia questione dei poor workers, i lavoratori poveri che a causa della discontinuità del rapporto di lavoro e di part-time imposti.

In linea di massima, Cesare Damiano si dice favorevole alla misura per contrastare il dumping salariale e sottolinea che bisognerebbe tutelare maggiormente le categorie di lavoratori meno protette quali ad esempio lavoratori domestici, florovivaisti, lavoratori in ambito edilizio non inquadrati nel CCNL edilizia e il settore della cultura.

Si potrebbe ipotizzare un minimo salariale che dipenda dalla categoria del lavoratore, a parere dell’intervenuto.

Pierangelo Albini, Direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, si è detto convinto del fatto che:

“Quando si affrontano argomenti come questi si deve avere in testa la ragione per cui le fai e sapere dove mettere le mani.”

Oltre all’intervento si deve garantire il rispetto della norma e l’alterazione della domanda e dell’offerta deve essere prevista se la contrattazione collettiva è debole.

Su questo tema incide il soggetto che intraprende la contrattazione, in alcuni casi senza una rappresentanza di ampia portata che ne garantisca la necessaria credibilità.

La questione deve essere affrontata tenendo a mente sia gli aspetti di responsabilità del decisore politico sia quelli della contrattazione collettiva, garantendo premialità e agevolazioni alle imprese che non applicano i minimi contrattuali.

Il salario minimo e altre misure per il lavoro dignitoso

Anche per Tiziano Treu, Presidente del CNEL, la questione deve essere inquadrata nel più ampio quadro d’insieme del lavoro dignitoso.

Dopo aver reso noto che molti dei contratti scaduti verranno eliminati dall’elenco di quelli adottabili, anche il Presidente del CNEL ha specificato che la direttiva europea è un indirizzo che la scorsa legislatura ha deciso di rendere concreto, preferendo la via contrattuale.

Serve una legge sulla rappresentanza per dare peso ai contratti collettivi che saranno applicati. Si potrà dare valore ai minimi contrattuali tenendo però sempre presente che i contratti di lavoro sono contratti di diritto privato: l’eventuale trasgressione non comporta gravi conseguenze per il trasgressore.

Tiziano Treu, in conclusione, si è detto convinto della necessità di istituire una commissione a tre con parti sociali e governo per affrontare la questione.

Anche per Giovanni Marcantonio, Segretario del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, la rappresentatività e il lavoro non dignitoso sono due temi profondamente legati al salario minimo.

Nel merito, il sistema di contrattazione collettiva potrebbe portare a maggiori tutele per i lavoratori rispetto alla singola misura che intervenga sui minimi contrattuali.

L’introduzione del salario minimo potrebbe inoltre portare con se le rivendicazioni dei lavoratori con stipendi di importo simile a quello che sarebbe stabilito.

A conclusione della tavola rotonda, la professoressa Elsa Fornero, nel video trasmesso, ha sottolineato che la retribuzione oraria riflette la produttività del lavoratore. Tale elemento non dipende esclusivamente dal soggetto ma anche dagli strumenti di cui è dotato e dall’investimento in formazione del datore di lavoro.

La già Ministra del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica Italiana auspica la possibilità che venga affrontata una discussione matura su un tema alquanto delicato.

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