Pace fiscale anche sul contante, spunta la tassa sulle cassette di sicurezza

Pace fiscale anche per il denaro contante, con l'ipotesi di introdurre una sorta di tassa sulle cassette di sicurezza che consentirebbe di regolarizzare i tesoretti nascosti sotto il materasso. A rilanciare la voluntary disclosure è il Ministro e Vice Premier Matteo Salvini.

Pace fiscale anche sul contante, spunta la tassa sulle cassette di sicurezza

Pace fiscale anche sul contante nascosto “sotto il materasso”: è questa l’ipotesi che avanza a seguito dell’apertura del Vice Premier e Ministro dell’Interno a dare il via ad una tassa sulle cassette di sicurezza.

Se da un lato arrivano le smentite su un’imposta patrimoniale, in parallelo si profila una riedizione della voluntary disclosure sul denaro contante che consentirebbe, pagando un’imposta forfettaria, di regolarizzare somme e valori non dichiarati.

Si stima che siano circa 150 i miliardi di euro in contanti conservati dagli italiani in cassette di sicurezza. Era stata Bakintalia a fornire i dati nel 2016, alla vigilia della nuova edizione della voluntary disclosure voluta dall’allora Governo Renzi.

L’ipotesi di una pace fiscale anche sul denaro contante torna ora alla ribalta dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini che, nell’intervento dell’11 giugno 2019 alla trasmissione Porta a Porta ha proposto l’introduzione di una tassa sulle cassette di sicurezza del 15%.

Una mossa che garantirebbe maggiori entrate per lo Stato e che rimetterebbe in circolo miliardi di euro detenuti irregolarmente, con l’obiettivo di dare una spinta ulteriore a crescita ed investimenti.

Pace fiscale anche sul contante, spunta la tassa sulle cassette di sicurezza

Per il momento si tratta di ipotesi, ma è tutt’altro che inverosimile che il progetto della pace fiscale si estenda anche ai contanti. La prima avvisaglia della possibilità che parta a breve un nuovo condono fiscale è stata data da Matteo Salvini.

Nello stesso giorno in cui è stata approvata la riapertura dei termini di rottamazione e saldo e stralcio delle cartelle, nell’intervista alla trasmissione Porta a Porta, mandata in onda nella serata dell’11 giugno 2019, viene chiaramente avanzata l’ipotesi di consentire di regolarizzare denaro non dichiarato, quello nascosto sotto il materasso proveniente spesso da attività irregolari.

Per il momento non vi sono dettagli, ma l’idea di estendere la pace fiscale anche alle cassette di sicurezza non è nuova. Si tratterebbe di una riedizione, con alcuni aggiustamenti, della voluntary disclosure già varata dal Governo Renzi nel 2015, che prevedeva la possibilità di regolarizzare somme e valori versando un’imposta calcolata secondo le regole ordinarie Irpef.

In quel caso tuttavia la regolarizzazione era subordinata alla verifica, da parte di un notaio, di quanto contenuto nelle cassette di sicurezza, con conseguente segnalazione ai fini antiriciclaggio. Una sorta di autodenuncia, in molti casi.

La logica era tuttavia chiara: evitare che si consentisse la regolarizzazione di denaro proveniente da attività illecite, uno dei rischi che riguarderebbe anche la possibile pace fiscale per le cassette di sicurezza proposta da Salvini.

Pace fiscale sul contante, le insidie di una tassa sulle cassette di sicurezza

Le critiche all’ipotesi di una pace fiscale sul contante detenuto illegalmente in casa sono molte ed il rischio è che si consenta di regolarizzare somme provenienti da attività illecite.

Era questa una delle criticità anche della voluntary disclosure che nel 2017 introdusse il Governo Renzi anche sui valori posseduti in cassette di sicurezza, che ora si fa ancor più forte guardando alla proposta della Lega. Già si parla di una tassa forfettaria al 15% che renderebbe molto conveniente la regolarizzazione delle somme detenute in casa e non dichiarate.

Certo è che sarebbe difficile in tal caso allontanare il termine condono da una pace fiscale rivolta, senza giri di parole, ad evasori fiscali.

Se da un lato all’Erario farebbe sicuramente comodo poter contare su maggiori entrate, restano i dubbi sulla costituzionalità di una norma che violerebbe il principio della capacità contributiva e della progressività dell’imposizione fiscale consentendo di regolarizzare somme detenute illegalmente con un’aliquota ben più bassa di quella ordinaria prevista dall’Irpef.

La pace fiscale si prepara ad una seconda fase che, viste le premesse, si preannuncia essere il nuovo terreno di battaglia tra le due anime del Governo.

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