Legge di Bilancio 2019: focus sulla Centrale per la progettazione delle opere pubbliche

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

La nuova struttura prevista nella manovra finanziaria del Governo suscita l’opposizione delle associazioni professionali degli ingegneri e degli architetti che paventano la costituzione di una nuova IRI. Arriva invece l'apprezzamento della Cgil.

Legge di Bilancio 2019: focus sulla Centrale per la progettazione delle opere pubbliche

La Centrale per la progettazione delle opere pubbliche costituisce uno degli snodi essenziali della Legge di Bilancio 2019.

A confermarlo c’è la lettera di accompagnamento al rivisto Documento Programmatico di Bilancio 2019, indirizzata alla Commissione Europea dal ministro dell’Economia e delle Finanze Tria. In un passaggio il responsabile del dicastero scrive a proposito della:

“realizzazione di una piattaforma centralizzata che fornirà servizi di progettazione avanzati alle amministrazioni pubbliche che abbiano necessità di realizzare programmi di investimento.”

Nell’ambito di una politica di incremento delle risorse pubbliche per gli investimenti (che costituisce il motivo dello scontro con l’Europa) per il Governo italiano diventa pertanto cruciale dotarsi di una struttura amministrativa in grado di supportare le singole amministrazioni nei progetti e velocizzare i tempi di realizzazione per rendere gli effetti positivi sulla crescita il più ampi possibile.

Per la costituzione della Centrale la manovra di bilancio prevede per l’anno prossimo una spesa di 100 milioni di euro (articolo 15, comma 5) e l’assunzione a tempo indeterminato di un massimo di 300 dipendenti.

Non si tratta di certo di numeri che paiano in grado di surriscaldare le attenzioni e tuttavia in questi giorni ci sono state diverse reazioni che ne confermano la centralità politica.

Centrale progettazione opere pubbliche e Legge di Bilancio 2019: l’emulazione della Regione Sicilia

Innanzitutto, va registrata l’emulazione quasi in contemporanea da parte della Regione Sicilia, con l’istituzione tramite delibera del 4 novembre scorso di un Ufficio Speciale per la Progettazione Regionale alle dipendenze del Presidente, per un arco temporale di tre anni.

L’Ufficio in questione avrà il compito di progettazione, esecuzione e collaudo dei lavori pubblici regionali e di supportare le amministrazioni locali aggiudicatrici di lavori pubblici, tramite specifiche convenzioni.

La notizia è certamente importante sul versante politico: in prima battuta perché si tratta di una regione a Statuto speciale e poi perché la giunta di Centro-Destra guidata dal presidente Nello Musumeci ha un colore politico diverso dall’esecutivo nazionale.

Una nuova IRI? Critiche dei professionisti e inviti della Cgil

L’altra reazione, questa volta di segno negativo, all’istituzione della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche è venuta dai professionisti.

Alla fine di ottobre, prima ancora che il Governo varasse la versione definitiva della Legge di bilancio 2019, l’Inarsind, l’organizzazione sindacale degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti, affermava in una nota che:

“Ancora una volta si insiste sulla strada della non chiarezza e della commistione di ruoli, di coincidenza tra controllore e controllato; da anni INARSIND sostiene la necessità di distinguere i compiti di Pubblica amministrazione e liberi professionisti: pianificazione, programmazione e controllo alla prima, progettazione, direzione dei lavori e collaudo ai secondi.”

L’Inarsind, inoltre, punta il dito contro il pericolo di burocratizzazione insita nel concetto stesso della Centrale:

“Senz’altro le Amministrazioni locali hanno necessità di supporto nella gestione delle opere pubbliche ma non potrà essere una struttura di qualche centinaio di persone, centralizzata e distante dal territorio, a risolvere le problematiche in tema di appalti dei circa 8.000 Comuni italiani e delle altre Stazioni Appaltanti.”

Un pericolo che secondo altre associazione professionali come l’Rtp, la Rete delle professioni tecniche e l’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura di Confindustria, assume il nome di “nuova Italstat”: ovvero il braccio operativo nel settore dell’ingegneria civile della vecchia IRI.

Tuttavia, un invito a procedere su questa strada viene al contrario dagli ambienti della Cgil. In un articolo di qualche giorno fa, Jacopo Dioniso, responsabile per il Mezzogiorno del sindacato, individuando anch’egli il rischio di burocratizzazione insito nella Centrale, propone proprio di percorrere la strada della creazione di una nuova IRI, sotto la forma di una Agenzia per lo sviluppo industriale, liberandosi finalmente dalla fobia dell’intervento pubblico in economia.

Al centro delle opposte attenzioni, l’idea della Centrale per la progettazione delle Opere Pubbliche, come del resto l’altra creatura della Legge di Bilancio 2019, ovvero Investitalia, sembrano costituire un primo timido approccio di nuova politica economica che per lo sviluppo fa leva sul rafforzamento delle capacità della pubblica amministrazione.

Un approccio innovativo rispetto ai decenni passati, ma che potrebbe essere insufficiente data la scarsezza delle risorse messe in campo dalla manovra e le resistenze degli interessi corporativi organizzati.

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