Sulle opere d’arte l’aliquota IVA è ridotta: le novità in Gazzetta Ufficiale

Dal 1° luglio l'aliquota IVA sulla cessione di opere d'arte, oggetti da collezione e pezzi di antiquariato è ridotta: le novità sono contenute nel Decreto Economia

Sulle opere d'arte l'aliquota IVA è ridotta: le novità in Gazzetta Ufficiale

Mentre la riforma fiscale non ha ancora toccato l’IVA, con il Decreto Legge n. 95 del 2025 si riscrivono le regole da applicare alla cessione di opere d’arte e oggetti di antiquariato o da collezione: dal 1° luglio l’aliquota è ridotta. Passa dal 22 per cento, 10 in alcuni casi, al 5 per cento.

Detto, fatto. Dopo le anticipazioni arrivate lo scorso marzo dal Ministro della cultura Alessandro Giuli le novità sono arrivate in Gazzetta Ufficiale il 30 giugno.

L’ispirazione per la revisione dell’imposta sul valore aggiunto arriva anche da altri paesi europei, come Francia e Germania che recentemente hanno ridotto il peso del Fisco sull’arte portandola al 5,5 e al 7 per cento.

Sulle opere d’arte l’aliquota IVA è ridotta dal 1° luglio

D’altronde l’IVA è una imposta comunitaria, introdotta in Italia proprio per proprio per adeguare il sistema tributario italiano a quello degli altri Stati membri della Comunità Europea.

Attualmente sulla cessione di beni e sulle prestazioni di servizi sono previste quattro aliquote, una ordinaria e tre ridotte, con una classificazione che spesso fa discutere.

L’imposta pesa più sull’acqua in bottiglia che sui tartufi, più sugli assorbenti che sul rosmarino.

E nella tabella usata per la classificazione, e in continuo divenire, la cessione di opere d’arte, oggetti usati e di antiquariato passa nella categoria privilegiata dell’IVA al 5 per cento.

Aliquote IVAPrincipali categorie di beni e servizi
4 per cento Generi di prima necessità
5 per cento Prestazioni sociali, sanitarie ed educative delle cooperative sociali
10 per cento Servizi turistici, alimentari ed edili
22 per cento Da applicare in tutti i casi non rientranti nelle prime tre aliquote

La novità era già in cantiere con il progetto di riforma fiscale messo nero su bianco nella Legge delega n. 111 del 2023, ma sull’IVA ancora nessun decreto legislativo delegato ha ricevuto il via libera.

Tra i principi e i criteri direttivi per la revisione dell’imposta si legge: “ridurre l’aliquota dell’IVA all’importazione di opere d’arte, recependo la direttiva (UE) 2022/542 del Consiglio, del 5 aprile 2022, ed estendendo l’aliquota ridotta anche alle cessioni di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione”.

Le modifiche nel frattempo hanno trovato un’altra via. E, tra basilico, salvia e tartufi, nell’elenco di beni e servizi soggetti all’aliquota ridotta c’è spazio per una nuova voce che riguarda l’arte e l’antiquariato.

IVA ridotta per opere d’arte e antiquariato: il bivio sul regime del margine

Il testo del Decreto Economia modifica la tabella A allegata al decreto IVA che riporta le diverse aliquote da applicare.

La nuova classificazione prevede anche l’eliminazione degli oggetti d’arte, di antiquariato, da collezione, importati e dei pezzi ceduti dagli autori, dai loro eredi o legatari dai beni sottoposti all’aliquota del 10 per cento.

Senza distinzioni si passa alla misura ridotta per gli oggetti riportati in tabella.

CategoriaBeni
Oggetti d’arte Quadri, collages e quadretti simili (tableautins), pitture e disegni, eseguiti interamente a mano dall’artista, ad eccezione di:

  • Piani di architetti, ingegneri e altri progetti e disegni industriali, commerciali, topografici e simili;
  • Oggetti manufatturati decorati a mano;
  • Tele dipinte per scenari di teatro, sfondi di studi d’arte o per usi simili (codice NC 9701).



Incisioni, stampe e litografie originali, ovvero esemplari ottenuti in numero limitato direttamente in nero o a colori da una o più matrici interamente lavorate a mano dall’artista, qualunque sia la tecnica o la materia usata, escluso qualsiasi procedimento meccanico e fotomeccanico (codice NC 9702 00 00).

Opere originali dell’arte statuaria o dell’arte scultoria, di qualsiasi materia, purché eseguite interamente dall’artista; fusioni di sculture a tiratura limitata ad otto esemplari, controllata dall’artista o dagli aventi diritto (codice NC 9703 00 00). Eccezionalmente, in casi determinati dagli Stati membri, per fusioni di sculture antecedenti il 1 gennaio 1989, è possibile superare il limite degli otto esemplari.

Arazzi (codice NC 5805 00 00) e tappeti murali (codice NC 6304 00 00) eseguiti a mano da disegni originali forniti da artisti, a condizione che non ne esistano più di otto esemplari.

Esemplari unici di ceramica, interamente eseguiti dall’artista e firmati dal medesimo.

Smalti su rame, interamente eseguiti a mano, nei limiti di otto esemplari numerati e recanti la firma dell’artista o del suo studio, ad esclusione delle minuterie e degli oggetti di oreficeria e di gioielleria.

Fotografie eseguite dall’artista, tirate da lui stesso o sotto il suo controllo, firmate e numerate nei limiti di trenta esemplari, di qualsiasi formato e supporto.

Oggetti da collezione Francobolli, marche da bollo, marche postali, buste primo giorno di emissione, interi postali e simili, obliterati o non obliterati ma non aventi corso né destinati ad aver corso (codice NC 9704 00 00).

Collezioni ed esemplari per collezioni di zoologia, di botanica, di mineralogia, di anatomia, o aventi interesse storico, archeologico, paleontologico, etnografico o numismatico (codice NC 9705 00 00).
Oggetti di antiquariato I beni diversi dagli oggetti d’arte e da collezione, aventi più di cento anni di età (codice 9706 00 00).

Come specifica l’articolo 8 del DL n. 95 del 2025, con queste novità si apre un bivio: l’agevolazione introdotta, infatti, è alternativa al regime speciale IVA per i rivenditori di beni usati, oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione regolata dal decreto legge n. 41 del 1995.

Secondo il rapporto “Arte: il valore dell’industria in Italia”, promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato dall’osservatorio di Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo, con un’aliquota al 5 per cento il fatturato complessivo generato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe fino a raggiungere circa 1,5 miliardi di euro.

Guardando a queste prospettive, la spesa sembra valere l’impresa: il costo delle novità è pari a 4,9 milioni di euro per il 2025 e 8,4 milioni di euro dal 2026.

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