Taglio IRPEF e trattamento integrativo ancora in attesa di novità

Rosy D’Elia - Irpef

Si allunga l'attesa per le novità sul taglio IRPEF al ceto medio e sul trattamento integrativo per i redditi più bassi: se ne parla da inizio anno, ma per il 2025 non ci sono più risorse

Taglio IRPEF e trattamento integrativo ancora in attesa di novità

Il taglio dell’IRPEF per il ceto medio e il recupero del trattamento integrativo per i redditi più bassi dovevano arrivare entro Pasqua. Questa è la scadenza che aveva annunciato a inizio anno il responsabile economico di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato. Ma le novità non si trovano neanche sotto l’ombrellone.

“Il perimetro finanziario si è esaurito per il 2025”: ha detto il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo il 5 luglio durante il forum In Masseria, rimandando l’ipotesi di una nuova rottamazione alla Legge di Bilancio del prossimo anno. Abbiamo già in cantiere due decreti, ha aggiunto. E al netto di colpi di scena le misure all’ordine del giorno, per ora, sembrano essere altre.

Taglio IRPEF per il ceto medio ancora in stand by: si guarda alla Legge di Bilancio 2026

Lo stesso Leo ai microfoni di Bruno Vespa ha ribadito ancora una volta che un taglio IRPEF per il ceto medio è prioritario, lo aveva fatto anche la premier Meloni parlando a una platea di commercialisti in occasione degli Stati Generali della professione.

Dopo i tentativi naufragati lo scorso anno a causa dell’insuccesso del concordato preventivo, su cui erano state riposte le speranze di recuperare risorse, le intenzioni restano. Ma non bastano. Per passare dalle parole ai fatti servono adeguate coperture ed è da più di un anno che il taglio resta in stand by.

Osservata speciale è la fascia di reddito di tutto il secondo scaglione e oltre: da 28.000 a 60.000 euro.

Le ipotesi che periodicamente ritornano, non per forza alternative, sono due:

  • un taglio di due punti percentuali della seconda aliquota che dovrebbe passare dal 35 al 33 per cento;
  • una estensione dello scaglione oltre i 50.000 euro.

In entrambi i casi, se si considera una estensione fino a 65.000 euro, servono circa 2,5 miliardi di euro: sono queste le stime fatte dai Commercialisti lo scorso anno. Un mix di entrambi gli interventi ovviamente avrebbe un costo ancora più alto.

Per ora, infatti, restano le promesse fatte dall’attuale Governo e la difficoltà di trovare delle risorse per mantenerle. Il prossimo banco di prova, stando alle parole di Leo, sarà la prossima Legge di Bilancio, occasione persa lo scorso anno.

Taglio IRPEF e trattamento integrativo: le promesse mancate del 2025

Meno costosa ma comunque in stand by dall’inizio dell’anno resta il correttivo sul trattamento integrativo che i redditi tra gli 8.5000 e i 9.000 euro hanno perso con il passaggio al nuovo taglio del cuneo fiscale e contributivo.

Per effetto del taglio sui contributi, previsto dalla precedente versione, alcuni lavoratori e alcune lavoratrici hanno visto crescere l’imposta lorda dovuta di conseguenza nuovi dipendenti hanno avuto accesso al trattamento integrativo.

Eliminato l’esonero contributivo, questo meccanismo si è disinnescato ed è venuto meno anche il bonus di 100 euro in busta paga.

Reddito lordo imponibile IRPEF lavoratrice/lavoratore Trattamento integrativo
Da 0 a 15.000 euro 1.200 euro, quando l’imposta lorda determinata sulla base dei redditi di lavoro dipendente e assimilati è superiore alla detrazione spettante ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del TUIR, diminuita di 75 euro in rapporto al periodo di lavoro nell’anno
Da 15.000 a 28.000 euro Importo pari alla differenza tra detrazioni fiscali ed IRPEF lorda fino ad un massimo di 1.200 euro
Superiore a 28.000 euro Non viene riconosciuto il trattamento integrativo

La normativa contenuta dalla Legge di Bilancio non prevede alcuna misura per correggere questa distorsione, ma già da inizio anno il tema è all’attenzione del Governo.

A fine gennaio in Commissione Finanze della Camera Lucia Albano, sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, annunciava un’attenta valutazione su una “eventuale estensione del trattamento integrativo ai soggetti con una retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro”, sottolineando, allo stesso tempo, la necessità di un esame finalizzato a considerare gli effetti sul lungo periodo.

Dopo pochi giorni, Osnato annunciava una soluzione in tempi brevi e comunque prima di Pasqua.

Sono passati mesi e, mentre la questione è finita nel dimenticatoio, eventuali novità con un peso economico sono rimandate all’autunno, alla ripresa delle discussioni sulla prossima Legge di Bilancio, alla stagione delle ennesime promesse difficili da mantenere.

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