Invitalia e MIMIT rimediano all'errore sul portale dedicato agli incentivi per le donne: i dati in chiaro di circa 170 aspiranti imprenditrici disponibili fino a ieri, 4 settembre, non sono più accessibili

Non sono più accessibili i dati di circa 170 aspiranti imprenditrici che hanno richiesto la partecipazione a percorsi di formazione online tramite il portale dedicato agli incentivi per le donne curato da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Presidenza del Consiglio (Dipartimento per le Pari Opportunità).
Dopo le segnalazioni della redazione sui rischi per la privacy delle utenti coinvolte, il modulo di Google che permette di visualizzare nomi, cognomi e indirizzi e-mail risulta ormai offline.
Scivolone privacy sul portale per gli incentivi per le donne: MIMIT e Invitalia rimediano
Fino al pomeriggio di ieri, 4 settembre, in pochi passaggi si arrivava a una pagina web navigabile da chiunque e senza effettuare alcun accesso con i dati delle donne che avevano richiesto di partecipare all’iniziativa.
Sia tramite il modulo Google che tramite il portale Invitalia la redazione ha segnalato subito l’anomalia. E da questa mattina nessuna informazione risulta più visibile online.

Ma lo scivolone sulla privacy, commesso da un team istituzionale e autorevole, resta. Ed è anche paradossale: molto probabilmente l’incidente nasce dalla selezione errata delle impostazioni del form di iscrizione a un corso di formazione online per potenziare “le disruptive skills ossia quelle soft skill fondamentali in momenti critici nella vita di un’impresa ovvero collegate all’innovazione, alla sostenibilità, alle nuove tendenze globali e al mondo della tecnologia”.
Il portale dedicato all’imprenditoria femminile è arrivato online a metà luglio con una serie di strumenti e opportunità che, tra l’altro, per la maggior parte risultavano ormai concluse e inaccessibili. Molte iniziative sono legate proprio al potenziamento delle competenze digitali e alle cosiddette discipline STEM. Ma, a quanto pare, le istituzioni chiamate a indicare la rotta hanno ancora molto da studiare sia sulla privacy che sul digitale.
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