Gender tax? Agevolazione fiscale per il secondo coniuge: intervista a C. Cottarelli

Rosy D’Elia - Imposte

Gender tax? Preferibile mettere in campo un'agevolazione fiscale per il secondo coniuge, andando oltre il genere. A proporre una soluzione per superare gli ostacoli costituzionali di una tassazione differenziata per genere, non tanto una controproposta, è Carlo Cottarelli, intervistato in diretta streaming mercoledì 20 gennaio 2021. L'obiettivo, infatti, sarebbe lo stesso: migliorare l'occupazione femminile e la distribuzione dei carichi di cura all'interno delle famiglie.

Gender tax? Agevolazione fiscale per il secondo coniuge: intervista a C. Cottarelli

Gender tax? Preferibile un’agevolazione fiscale che vada oltre il genere, secondo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, potrebbe essere questa la strada per aggirare gli ostacoli costituzionali di una tassazione differenziata per genere, che rischierebbe di tradire il principio dell’uguaglianza.

Non è tanto una controproposta quanto una soluzione alternativa quella illustrata dall’economista durante l’intervista trasmessa in diretta sul canale Youtube di Informazione Fiscale mercoledì 20 gennaio 2021, che si inserisce nel ciclo di approfondimenti dedicato alla gender tax e alle questioni collegate.

L’obiettivo di una tassazione favorevole per il secondo coniuge sarebbe lo stesso: migliorare l’occupazione femminile e la distribuzione dei carichi di cura all’interno delle famiglie.

Ma, in ogni caso, un intervento sulla tassazione non basta. C’è un altro traguardo importante da raggiungere per ridurre le differenze tra uomini e donne nel mercato del lavoro: incrementare il numero di asili nido presenti su tutto il territorio.

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Gender tax? Incostituzionale per Carlo Cottarelli, preferibile un’agevolazione fiscale per il secondo coniuge

La proposta mai realizzata di una gender tax, una tassazione sul lavoro più favorevole per le donne, nasce circa 15 anni con l’obiettivo di incrementare la presenza delle donne nel mercato del lavoro e riequilibrare la distribuzione dei carichi di cura all’interno delle famiglie.

A formularla due economisti, Andrea Ichino dell’European University Institut e Alberto Alesina della Harvard University. Il punto di partenza è la teoria secondo la quale per una tassazione che funzioni bisognerebbe prevedere un’aliquota più alta per i beni meno elastici, come sono quelli di prima necessità, e più bassa per quelli più elastici, i beni di lusso.

In questa ottica, il lavoro dell’uomo sarebbe un bene di prima necessità da tassare in maniera più pesante perché meno esposto a variazioni e il lavoro della donna un bene di lusso da tassare in maniera più favorevole per stimolarne il consumo.

Dopo 15 anni dall’ideazione della gender tax c’è ancora bisogno di una terapia d’urto, per usare le parole dello stesso autore della proposta, e a dimostrarlo sono i dati sull’occupazione dell’ultimo bilancio di genere pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che indica un divario pari al 17,9% tra uomini e donne.

Ma la proposta di garantire una tassazione sul lavoro con aliquota più bassa per le donne non mette tutti d’accordo. Lettrici e lettori di Informazione Fiscale chiamati a esprimere la loro opinione sul tema con un sondaggio ad hoc si sono divisi, così come gli addetti ai lavori coinvolti nei diversi approfondimenti sul tema.

Per Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatori Conti Pubblici dell’università Cattolica, una tassazione differenziata per genere sarebbe incostituzionale: non c’è dubbio.

L’economista, infatti, invitato durante il video forum “L’economia italiana al bivio”, dal Direttore responsabile di Informazione Fiscale Francesco Oliva a esprimere la sua posizione sull’introduzione di un’aliquota favorevole sul lavoro delle donne, aveva esordito:

“Non la si può presentare come gender taxation perché sarebbe incostituzionale tassare in maniera diversa uomini e donne”.

Gender tax? Carlo Cottarelli: la soluzione sarebbe un’agevolazione fiscale per il secondo coniuge

Ma alla bocciatura, seguiva un’alternativa:

“Si può fare una cosa molto semplice: tassare di meno il secondo coniuge che entra nel mondo del lavoro”.

Eliminare la differenziazione per genere non è tanto una controproposta, quanto una soluzione per superare un ostacolo, non insormontabile, spiega Carlo Cottarelli tornando sul tema durante l’intervista trasmessa in diretta streaming mercoledì 20 gennaio 2021 sul canale Youtube di Informazione Fiscale.

“Questa cosa della gender taxation è una cosa che, quando ero al Fondo Monetario, a capo del dipartimento di finanza pubblica, avevamo molto considerato, ci eravamo scontrati anche con questo fatto che può essere considerato incostituzionale, da paese a paese, il fatto che ci sia una tassazione diversa per uomini e donne”.

Ma la soluzione, per l’economista, è semplice:

“Questa regola non si applica alle donne, ma si applica al secondo coniuge che entra nel mondo del lavoro e siccome normalmente il secondo coniuge che entra nel mondo del lavoro è donna praticamente si ottiene lo stesso risultato”.

In questo modo si innescherebbe, infatti, un meccanismo virtuoso:

“Noi avevamo fatto vedere al di là di quelli che erano gli studi di Alesina e di Ichino che, anche secondo altri studi, quando tu tagli le tasse aumenti la partecipazione al mercato del lavoro e diversi studi econometrici facevano vedere che l’aumento dell’offerta di lavoro, cioè della disponibilità a lavorare, che c’era per le donne, a parità di taglio di tasse, era 4 o 5 volte più alta di quella che c’era per gli uomini”.

Sul piano pratico si potrebbe tradurre in un leggero aumento delle tasse per gli uomini e in un taglio per le donne. Risultato? Un aumento dell’occupazione perché “l’elasticità per gli uomini è bassa e per le donne è quattro volte in più”.

Usare la tassazione, superando le criticità della gender tax, per migliorare l’occupazione femminile è una strategia che ha senso mettere in atto per Carlo Cottarelli.

Sicuramente la prima occasione per provare a ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro tramite il Fisco potrebbe essere la riforma Irpef alle porte su cui, però, con la crisi di governo in atto, è difficile fare previsioni.

È una questione politica, sottolinea Carlo Cottarelli.

“Non lo so se dal punto di vista di questo governo si è aperti, secondo me sì (c’è un terreno fertile ndr), però non ho nessuna sicurezza.

Io sono stato convocato per un’audizione all’inizio di febbraio, le audizioni stanno andando avanti, e avrò un po’ un’idea del clima che circola in proposito. Ci sono cose che potrebbero andare addirittura al contrario. C’è chi propone una tassazione a livello familiare tipo quella che c’è in Germania e quella va nella direzione opposta, rende più difficile l’entrata nel mercato del lavoro. Speriamo non si vada in quella direzione.

Gender tax? Carlo Cottarelli: un’agevolazione fiscale per il secondo coniuge e il potenziamento degli asili nido

Al di là delle politiche fiscali che si adotteranno, se si parla di migliorare i dati sull’occupazione femminile e della gestione dei carichi di cura all’interno delle famiglie è necessario considerare gli elementi che determinano una spinta contraria, che frenano l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne.

Sono principalmente due per il direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani:

  • la detrazione per il coniuge a carico, “che dovrebbe essere tolta”;
  • la mancanza degli asili nido.

Avere un’adeguata copertura per gli asili nido è un tema cruciale per Carlo Cottarelli. L’importanza è duplice:

“Prima di tutto per facilitare la parità di genere e poi c’è un’altra considerazione: i primissimi anni di vita sono fondamentali per la formazione del capitale umano, se vogliamo questo termine un po’ brutto, ma ci sono studi in cui si vede che la performance poi negli anni successivi nella vita scolastica è molto influenzata dal fatto che si sia fatto l’asilo nido oppure no, e che il divario tra chi viene da una famiglia povera e una famiglia ricca tende a ridursi molto se si offre la possibilità di muoversi già in un ambiente sociale come l’asilo nido”.

Attualmente la copertura sul territorio nazionale, con differenze di distribuzione, raggiunge il 25,5%, l’obiettivo raccomandato dall’Unione Europea è di raggiungere almeno il 33%.

“Nell’ultima versione del Recovery Plan addirittura ci si pone come obiettivo da raggiungere entro il 2026 l’83% di copertura che ci metterebbe ai livelli, non so, forse della Svezia. Stanziano 3,7 miliardi per questo che mi sembra un po’ poco per arrivare a questo obiettivo, noi avevamo stimato che per arrivare al 60%, e forse ci siamo sbagliati, che servivano di investimenti di 8 miliardi”.

Insomma, i conti sembrano non tornare, ma “bisognerebbe vedere come è stato effettuato il calcolo”, sottolinea il direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani.

L’elemento importante è che l’obiettivo c’è: se sul fronte della tassazione, quindi, l’occasione per intervenire ci sarebbe ma gli equilibri sono ancora troppo instabili e i giochi sono troppo aperti per fare previsioni, sul versante degli asili nido, almeno sulla carta, l’intervento è stato già progettato. Bisogna (solo?) metterlo in atto.

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