No alle impronte digitali e alla video sorveglianza per i dipendenti pubblici

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

La nuova ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone boccia le misure previste dalla leghista Giulia Bongiorno. Nuovo parere negativo in materia da parte del garante della Privacy. Sulla proroga della validità delle graduatorie dei concorsi dal 2010 al 2014 si pensa a una estensione dei termini da sei mesi a un anno.

No alle impronte digitali e alla video sorveglianza per i dipendenti pubblici

Niente impronte digitali e video sorveglianza per i dipendenti pubblici.

La nuova ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone, in quota al M5S, non seguirà le orme di chi l’ha preceduta, ovvero la leghista Giulia Bongiorno.

Porta aperta, inoltre, sul tema della proroga di validità delle vecchie graduatorie dei concorsi.

In una recente intervista a “Italia Oggi”, pubblicata anche sul sito del suo Dipartimento, la Dadone ha dichiarato che la “tecnologia sicuramente torna utile per tenere a bada chi abusa. Ma probabilmente va usata in modo meno criminalizzante per una intera categoria. A mio avviso la rilevazione delle impronte contiene in sé uno stigma di tale negatività che rischia di deprimere anche chi ogni mattina si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo”.

Si tratta di un’inversione di tendenza assai importante, dato che il precedente esecutivo aveva fatto sua la bandiera della Lega della mano dura con gli assenteisti, i cosiddetti “furbetti del cartellino”, suscitando una forte resistenza da parte dei sindacati e notevoli perplessità anche da parte dell’Autorità Garante della Protezione dei dati personali, presieduta da Antonello Soro di cui abbiamo già avuto modo di parlare nei mesi scorsi.

Peraltro, in una delle sue prime dichiarazioni da responsabile del dicastero, la Dadone aveva comunque tenuto a sottolineare di voler lavorare:

“a valutazioni sempre più oggettive delle performance di dirigenti e dipendenti. Servire lo Stato deve essere vissuto come una missione che va oltre la mansione. Ed è per questo che saremo inflessibili con chi abusa, con chi sbaglia. Si tratta di persone che non fanno un danno solo a tutti noi, ma in primis ai loro colleghi e al loro ufficio”

Ma nel contesto di un governo sostenuto da una nuova maggioranza che al momento sembra godere di un notevole credito di fiducia da parte delle organizzazioni sindacali confederali Cgil, Cisl e Uil è sembrato necessario togliere dall’agenda della ministra i provvedimenti più controversi e provocatori della precedente gestione politica.

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È probabile, peraltro, che dietro l’esternazione del nuovo ministro ci sia anche la contrarietà del Garante della privacy al provvedimento varato “targato” Bongiorno: la legge 56 del 19 giugno di quest’anno.

Contrarietà espressa anche nel parere dell’Autorità sulla disciplina di attuazione della legge in questione, datato 19 settembre e nel quale si legge:

“non si può omettere di rilevare come la norma di legge che lo schema di regolamento è tenuto ad attuare presenti profili di dubbia compatibilità con la disciplina europea e nazionale in materia di protezione dei dati personali”.

E ancora:

“Sotto un primo profilo, infatti, la previsione dell’obbligatorio impiego contestuale di due sistemi di verifica del rispetto dell’orario di lavoro (raccolta di dati biometrici e videosorveglianza) contrasta con l’esigenza di stretta necessità del trattamento rispetto al fine perseguito; esigenza tanto più rilevante rispetto ai dati biometrici, annoverati nella categoria di dati personali cui la disciplina europea accorda maggiore tutela.

Se, infatti, presupposto per l’introduzione di un sistema di attestazione della presenza in servizio così invasivo quale quello biometrico è la sua ritenuta efficacia e affidabilità, ne consegue necessariamente l’ultroneità del ricorso contestuale alla videosorveglianza, che nulla potrebbe aggiungere in termini di contrasto di fenomeni elusivi. A ciò si aggiunga che i sistemi di videosorveglianza non sono strumenti idonei, di per sé, ad assolvere alla specifica finalità di rilevazione e di computo dell’orario di lavoro”.

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Nell’intervista già citata la ministra Dadone si è anche mostrata disponibile a un cambiamento sul tema della proroga della validità delle vecchie graduatorie dei concorsi, argomento molto a cuore ai sindacati e ai comitati degli idonei che finora non sono riusciti a realizzare il sogno di un lavoro nella pubblica amministrazione.

In sostanza, l’esponente grillina ammette di lavorare a una mediazione che consenta una scadenza più lunga da sei mesi a un anno per i concorsi più vecchi che vanno dal 2010 al 2014, ribadendo tuttavia la necessità di avere un ritmo fisiologico di concorsi e di durata delle graduatorie di idoneità per svecchiare il personale pubblico.

Ora sarà necessario giudicare la nuova responsabile della pubblica amministrazione dai provvedimenti concreti e non solo dalle intenzioni che per ora però sembrano abbastanza diverse dal recente passato.

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