Statali: i controlli anti assenteismo violano la privacy

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

I nuovi controlli anti assenteismo per i dipendenti statali, video sorveglianza e rilevazioni biometriche, violano la privacy. A segnalarlo il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro.

Statali: i controlli anti assenteismo violano la privacy

Le misure anti assenteismo nel pubblico impiego incluse nel Decreto Legge Concretezza sono incompatibili con l’ordinamento europeo in materia di privacy.

Il severo giudizio si ricava dalle parole del presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, pronunciate nel corso della sua audizione dinanzi le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro della Camera dei Deputati lo scorso 6 febbraio.

A detta del garante della privacy il provvedimento, fortemente voluto dal ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e dalla Lega, inciampa sui principi di proporzionalità e necessità alla quale si devono attenere le misure normative in materia di trattamento dei dati personali alla luce della Carta dei diritti fondamentali della Ue (cosiddetta Carta di Nizza) e soprattutto del Regolamento generale per la protezione dei dati personali 2016/679, divenuto operativo negli stati dell’Unione Europea il 25 maggio dello scorso anno.

Soro, peraltro, ha anche ricordato come la Corte di Giustizia europea con la sentenza Digital Rights del 2014 abbia invalidato un atto normativo per aver violato il principio di proporzionalità.

Rilevazione dei dati biometrici e videosorveglianza: insieme non si possono applicare

In pratica, secondo la normativa europea, le norme nazionali in materia di trattamento dei dati personali devono dimostrare di essere necessarie (ovvero che non sia possibile raggiungere lo stesso fine con mezzi più rispettosi dei diritti individuali) e proporzionali (ovvero che escludano in linea di massima raccolte massive di dati):

“La norma prevede attraverso l’impiego contestuale -e non alternativo- dei relativi sistemi, il trattamento sia di dati personali quali l’immagine della persona (con l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza), sia di dati biometrici, destinatari come detto di una tutela rafforzata che ne ammette l’utilizzo solo in presenza di specifici requisiti”,

ha spiegato il presidente Soro che ha poi proseguito:

“Nonostante l’inciso inerente il rispetto dei principi di proporzionalità, non eccedenza e gradualità, la norma deve ritenersi incompatibile con tali principi, laddove intenda - come parrebbe dato il tenore letterale - continuare a configurare la rilevazione biometrica -unitamente peraltro alle videoriprese - quale obbligatoria in ogni pubblica amministrazione”.

Come soluzione il garante ha offerto una duplice indicazione di intervento al Legislatore:

  • innanzitutto inserire l’alternatività del ricorso alla rilevazione biometrica (che si basa sulla raccolta di caratteristiche biologiche e comportamentali) e alle videoriprese nella lotta contro il fenomeno dell’assenteismo nella pubblica amministrazione;
  • in seconda battuta, prevedere l’introduzione di nuovi sistemi di controllo non come obbligatori, ma solo laddove si presentino particolari esigenze, non risultando idonei i normali sistemi di rilevazione delle presenze.

La levata di scudi sindacale

Come prevedibile l’audizione di Soro ha prodotto un’immediata reazione di parte sindacale con una nota diffusa da Cgil Funzione Pubblica nella quale si dice:

Il nostro obiettivo, che è quello di tutelare i diritti di chi lavora e di chi usufruisce del servizio, insieme all’esigenza di premiare adeguatamente chi fa il proprio dovere per contrastare abusi e furbetti, deve passare attraverso la responsabilizzazione dei dirigenti che devono sovrintendere i controlli. Questa la sola impostazione percorribile. Ed è per questo che rivendichiamo al ministro Bongiorno una immediata convocazione per affrontare la questione, a partire dalla centralità delle lavoratrici e dei lavoratori.

È evidente quindi che l’organizzazione sindacale mantiene la sua contrarietà al Dl Concretezza anche perché vi vede solo un atteggiamento punitivo nei confronti dei lavoratori e non anche premiale.

Di nuovo, pertanto, l’azione dell’esecutivo in materia di pubblica amministrazione rischia di incagliarsi nella strettoia tra necessità di riformare l’apparato pubblico e la mancanza strutturale di risorse.

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