Cessione del credito, alcune banche avrebbero ancora capienza fiscale

Tommaso Gavi - Fisco

Continuano le audizioni in Commissione Finanze della Camera sulla cessione del credito del superbonus e dei bonus edilizi. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ruffini fa sapere che alcune banche avrebbero ancora capienza fiscale per 7,2 miliardi di euro nel 2023

Cessione del credito, alcune banche avrebbero ancora capienza fiscale

Continuano le audizioni in Commissione Finanze della Camera sulla cessione del credito del superbonus e dei bonus edilizi.

Nel pomeriggio di oggi, 2 marzo 2023, è intervenuto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Ruffini ha spiegato che alcune banche hanno ancora capienza fiscale per la compensazione: per l’anno 2023 potrebbero essere assorbiti altri 7,2 miliardi di euro.

Nella giornata di ieri, 1° marzo, la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, aveva aperto all’ipotesi quella di mettere in piedi una piattaforma che permetta l’incontro tra domanda e offerta di crediti, attraverso la quale poter controllare la documentazione richiesta per le cessioni.

Tra le richieste anche quella di prevedere un regime transitorio soprattutto per determinati interventi edilizi e categorie di beneficiari, ad esempio per gli interventi anti-sismici e le agevolazioni per onlus e enti del Terzo settore.

Cessione del credito: 7,2 miliardi di euro di capienza fiscale delle banche

Continuano le audizioni sulla cessione del credito del superbonus e dei bonus edilizi presso la Commissione Finanze della Camera.

Nella giornata di oggi, 2 marzo 2023, è stato ascoltato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Ruffini ha reso noto che risulterebbe una capacità di acquistare e assorbire in compensazione ulteriori bonus edilizi per circa 7,2 miliardi di euro, nell’anno 2023.

La possibilità potrebbe in parte risolvere il problema dei crediti incagliati.

Nell’audizione precedente, il 1° marzo 2023, era stata ascoltata la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti.

La parte iniziale dell’intervento aveva riguardato questioni generali relative al sistema delle agevolazioni edilizie, nate dapprima negli anni ’90 con l’obiettivo di fare emergere la base imponibile e proseguite come veri e propri incentivi al settore dell’edilizia.

Rispetto al 2007, aveva chiarito l’avvocata Mariotti, l’intero settore ha un valore aggiunto che si è ridotto del 26 per cento.

Nel terzo trimestre del 2022 è stata rilevata una crescita del 72 per cento rispetto al minimo toccato nel 2020.

Un aumento del 25 per cento è stato segnato anche rispetto ai valori precedenti al covid, con un aumento di occupazione di 213.000 lavoratori nel terzo trimestre dello scorso anno.

Nel complesso, come riportato da più parti, il nodo principale da sciogliere è quello dei crediti incagliati: al 31 dicembre dello scorso anno i crediti generati dalle varie opzioni ammontavano a 105 miliardi di euro, molti dei quali fermi nei cassetti fiscali di contribuenti e imprese anche a causa delle numerose modifiche del piano normativi.

L’avvocata Mariotti si è anche espressa sulla registrazione delle spese dello Stato, relativa ai bonus edilizi:

“Volevamo anche sottolineare che la modifica delle modalità di registrazione nei conti pubblici ha l’effetto generale di anticipare l’effetto dei bonus sul bilancio a esercizi come quello attuale, in cui risulta sospeso il patto di stabilità e crescita. E quindi ciò significa che consentire ancora la cedibilità in questo anno, consentirebbe proprio la contabilizzazione di spese che altrimenti graverebbero in esercizi futuri in cui le nuove regole europee torneranno operative.”

La direttrice generale di Confindustria ha poi messo in evidenza quanto di seguito riportato:

“Questo è un aspetto che volevamo sottolineare anche per sostenere anche da questo punto di vista degli interventi che a nostro giudizio sono indispensabili e imprescindibili per quanto riguarda il regime transitorio.”

Cessione del credito, le modifiche richieste dalla Confindustria

In vista dell’avvio dell’iter parlamentare di conversione del decreto 11/2023, nel corso dell’audizione sono state presentate alcune proposte per garantire la sostenibilità del passaggio al divieto di cessione del credito e per risolvere la questione dei crediti fiscali incagliati.

Tra le richieste quella di prevedere tempi più ampi prima dell’abbandono del meccanismo di fruizione indiretta dell’agevolazione, soprattutto per particolari tipologie di agevolazioni edilizie.

Nel merito l’avvocata Mariotti ha sottolineato quanto di seguito riportato:

“riteniamo che debbano essere tutelati sicuramente tutti i soggetti che in buona fede, alla data di entrata in vigore del decreto, avevano già avviato l’iter dei lavori. Penso, ad esempio, a tutti coloro i quali avevano già acquistato i materiali o predisposto tutta la documentazione necessaria per ottenere la CILA oppure avevano già avviato i lavori di demolizione e di ricostruzioni.”

Una proposta potrebbe essere quella di permettere di mantenere la cessione del credito anche a chi non ha presentato la CILA o la CILAS ma ha pagato fatture per l’acquisto di materiale.

In alternativa potrebbe essere prevista la conferma della previgente disciplina per chi entro 15-30 giorni dalla data di conversione del decreto abbia presentato la CILA o la richiesta di permesso a costruire.

Il ripristino della cessione del credito e dello sconto in fattura viene in ogni caso richiesto per:

  • gli interventi sismici, che possono beneficiare dell’agevolazione al 110 per cento fino al 2025;
  • interventi effettuati dalle onlus, le associazioni di volontariato e gli enti del Terzo settore;
  • gli interventi di demolizione e ricostruzione che rientrano nel sismabonus acquisti, per chi è in possesso di un titolo abilitativo.

Le misure proposte per lo sblocco dei crediti incagliati

Tra le misure proposte dalla Confindustria per favorire lo sblocco dei crediti incagliati c’è la disponibilità del settore manifatturiero ad acquistare tali somme.

Le operazioni potrebbero avvenire attraverso una piattaforma che aggreghi domanda e offerta di crediti edilizi, garantendo la possibilità di inserire la documentazione necessaria ai controlli relativi alle somme.

Oltre alle soluzioni già proposte, quali ad esempio la possibilità per le banche di utilizzare i crediti in compensazione con modello F24 con parte dei debiti dei propri clienti, Confindustria suggerisce il ricorso a prestiti agevolati.

Tali somme potrebbero essere messe a disposizione tramite il fondo di garanzia prima casa, PMI o SACE, con un tasso di interesse massimo fissato per legge.

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