Il bonus nido che non c’è: pagamenti in ritardo e semplificazioni solo su carta

Anna Maria D’Andrea - Leggi e prassi

Che fine ha fatto il bonus nido 2025? Per molti i pagamenti sono in ritardo e c'è chi, arrivati alla fine di luglio, non ha ancora ricevuto gli importi spettanti

Il bonus nido che non c'è: pagamenti in ritardo e semplificazioni solo su carta

Bonus nido, pagamenti ancora in ritardo.

A ridosso della fine del mese di luglio, sono diverse le segnalazioni relative a domande ancora in lavorazione e alle procedure di pagamento bloccate da parte dell’INPS.

Il bonus asilo nido 2025 resta al centro dell’attenzione, anche alla luce delle novità procedurali che hanno complicato la fase di invio e successivo accoglimento delle domande.

L’INPS giustifica la situazione di impasse evidenziando che l’esame delle istanze spetta alle strutture territoriali e che non vi è quindi un iter “centralizzato” monitorabile.

Quel che è certo è che, arrivati agli ultimi giorni di frequenza degli asili nido prima della chiusura estiva, il bonus nido resta una delle agevolazioni più controverse. Su carta un supporto concreto per le famiglie, ma nei fatti uno strumento da riformare.

Un segnale di semplificazione, proprio con il fine di velocizzare i pagamenti, è arrivato dalla Legge di Bilancio 2025. Solo un segnale per ora: per il bonus asilo nido a partire dall’anno in corso è cresciuta la lista dei documenti da caricare.

Il bonus nido che non c’è: pagamenti in ritardo e semplificazioni solo su carta

Basta consultare le domande e i commenti pubblicati sui canali social dell’INPS per avere un quadro aggiornato della situazione. Il bonus asilo nido, partito alla fine di marzo, è in molti casi ancora bloccato.

Procedono a rilento le procedure di lavorazione delle domande e, di conseguenza, i pagamenti rimangono sospesi, avvengono solo in parte e in ogni caso non garantiscono un supporto economico immediato alle famiglie beneficiarie.

Il bonus nido 2025, potenziato sul fronte degli importi, si dimostra debole per quel che riguarda il raggiungimento delle finalità sottese alla sua introduzione.

L’agevolazione è in teoria uno dei primi strumenti a sostegno della genitorialità ed è uno dei pilastri anche sul fronte del rientro al lavoro delle neo-mamme.

Obiettivi e finalità che però fanno i conti con ritardi che si reiterano anno per anno.

Bonus nido, quasi 10 anni di ritardi e problemi irrisolti

Il caos relativo ai pagamenti spettanti per il 2025 non è un unicum e, nonostante si tratti di un’agevolazione operativa dal 2016, le procedure di erogazione del bonus nido non sono certo state ottimizzate.

Anche per l’anno in corso, molte famiglie si troveranno a ricevere gli importi spettanti solo dopo la chiusura estiva delle strutture.

Il motivo dei ritardi non è noto, ma è possibile immaginare che si tratti della diretta conseguenza della portata ampia dell’agevolazione, riconosciuta a tutte le famiglie e senza limiti ISEE.

L’afflusso ingente di domande trasmesse all’INPS dal 24 marzo, data di apertura del canale telematico di trasmissione, è sicuramente il principale motivo alla base della lentezza di lavorazione da parte delle singole strutture.

Un tentativo di semplificazione c’è, ma solo su carta

Bisogna evidenziare che, a fronte di una situazione complessa ormai nota da anni, un tentativo di semplificazione delle procedure per il pagamento del bonus nido è stato compiuto, anche se al momento senza effetti.

Nel corso dei lavori per la messa a punto della Legge di Bilancio 2025 era stato approvato un emendamento, poi cancellato, che istituiva un canale di comunicazione tra l’INPS, le Regioni e i Comuni.

Nello specifico, si puntava a consentire all’INPS di riconoscere l’importo spettante alla famiglia direttamente al Comune o alla Regione, così da semplificare le procedure di effettivo accesso all’agevolazione. In sostanza, per gli asili nido convenzionati le famiglie avrebbero beneficiato del bonus indirettamente, pagando esclusivamente la quota rimasta a proprio carico, con uno sconto in fattura applicato direttamente dagli Enti.

Un emendamento che, come detto, non è rientrato nel testo della Manovra 2025. Al suo posto è stata prevista una semplificazione di portata più ampia, per tutti i bonus INPS.

L’articolo 1, comma 212 del testo della legge n. 207/2024 prevede che, a partire dal 1° gennaio 2025, l’INPS possa accedere alle fatture elettroniche disponibili nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate ai fini del pagamento delle somme ai beneficiari.

Una novità che dovrebbe applicarsi a tutte le prestazioni per il cui pagamento è prevista l’esibizione di fatture da parti del richiedente, come ad esempio il bonus asilo nido.

Il paradosso del bonus nido 2025: più documenti da caricare per il pagamento

Su carta quindi la norma avrebbe dovuto snellire i passaggi operativi necessari per l’effettivo pagamento degli importi spettanti, con una procedura di verifica automatica da parte dell’INPS sulla base delle fatture messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Semplificazione che però è rimasta inattuata e, al contrario, per il bonus nido 2025 è cresciuto il set di documenti da caricare.

Per il pagamento dei rimborsi spettanti dal 1° gennaio non basta più caricare solo le fatture, ma servono anche le ricevute di bonifici o altri strumenti di pagamento idonei a dimostrare la tracciabilità delle transazioni.

Un aggravio ulteriore che va nella direzione opposta rispetto a quella attesa e soprattutto necessaria per rendere l’agevolazione efficace ed efficiente.

Non solo documenti: molte domande a rischio stop

Le novità relative ai documenti da caricare si affiancano ad una specifica passata in sordina, ma che rischia di penalizzare molte famiglie.

La circolare pubblicata dall’INPS nel mese di marzo, in prossimità dell’avvio della fase di presentazione delle domande, ha specificato un aspetto importante sul fronte dei requisiti, che delimita il perimetro del bonus ai soli asili nido pubblici e privati autorizzati.

Nella prima categoria si intendono include le strutture gestite dalle Amministrazioni pubbliche, destinate ai bambini da 0 a 3 anni.

Nella seconda vi rientrano invece le strutture autorizzate all’apertura e al funzionamento da parte della Regione o dell’Ente locale competente, a seguito della verifica del rispetto dei requisiti tecnico-strutturali, igienico-sanitari, pedagogici e di qualità.

Fondamentale, al fine del rilascio dell’autorizzazione, la presenza di un progetto pedagogico ed educativo, ma anche la connotazione degli ambienti rispetto ai servizi svolti (compresi il rapporto tra bambini ed educatori), “a prescindere dalla mera denominazione della struttura”.

Sono invece escluse dal rimborso le spese sostenute per i servizi all’infanzia integrativi o sostitutivi di quelli forniti dagli asili nido, ad esempio ludoteche, spazi gioco o spazi baby, considerando che:

“i regolamenti degli Enti locali prevedono requisiti strutturali e gestionali semplificati, orari ridotti e autorizzazioni differenti rispetto a quelli individuati per gli asili nido.”

Una precisazione che, rispetto al passato, evidenzia che le autorizzazioni da sole non bastano per poter beneficiare del bonus nido anche per i servizi integrativi. Conta in primis l’organizzazione del servizio, che deve di fatto risultare assimilabile a quella dei nidi pubblici o privati.

La via del sollecito all’INPS per tentare di sbloccare la domanda

Al netto delle novità, è bene evidenziare che in presenza di una domanda valida, ma ancora in standby, per tentare di velocizzare la lavorazione della pratica è possibile rivolgersi all’INPS.

Oltre al Contact Center, è possibile inviare un sollecito tramite il canale INPS Risponde , il servizio online che consente di chiedere informazioni su servizi, pratiche e chiarimenti normativi e, inoltre, monitorare lo stato di lavorazione delle richieste già trasmesse.

Nella procedura è richiesto l’inserimento del numero di protocollo della domanda di bonus nido inviata. L’INPS provvederà a trasmettere il quesito alla struttura territoriale INPS di riferimento, chiamata a dare una risposta entro pochi giorni.

Una procedura che in ogni caso non garantisce lo sblocco immediato della domanda inviata. L’unico punto fermo, in uno scenario ricco di criticità, è che il bonus nido 2025 sarà ricordato come una delle prestazioni meno tempestive, con il rischio di svilire la finalità stessa della sua introduzione.

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