Bonus dipendenti: come funziona la detassazione che il Governo chiama flat tax

Rosy D’Elia - Imposte

Sui bonus ai dipendenti fino a 3.000 euro si applicherà un'imposta sostitutiva del 5 per cento e non più del 10 per cento a partire dal 2023. La misura inserita nel Disegno di Legge di Bilancio 2023, che il Governo ha indicato come una flat tax, prevede un potenziamento della detassazione sui premi di produttività già in vigore.

Bonus dipendenti: come funziona la detassazione che il Governo chiama flat tax

Tra le novità in arrivo con la prossima Legge di Bilancio 2023, in lavorazione, c’è anche una maggiore detassazione dei bonus per i dipendenti, erogati dalle aziende in base a precisi criteri e condizioni.

La premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di presentazione delle misure, il 22 novembre 2022, ha indicato la riduzione dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività dal 10 al 5 per cento come una delle tre flat tax, insieme all’estensione del regime forfettario e alla tassa piatta incrementale.

La misura, però, ha ben pochi punti in comune con le tassazioni piatte previste per le partite IVA e agisce in maniera selettiva.

Bonus dipendenti con detassazione potenziata: la terza flat tax citata dal Governo

La detassazione dei bonus erogati ai dipendenti, premi di produttività da non confondere con i fringe benefit, è uno dei punti fermi della prossima Legge di Bilancio proposta dal nuovo Governo che dovrà poi essere discussa in Parlamento per arrivare all’approvazione definitiva.

Nell’elenco di misure inserito nel comunicato stampa del 21 novembre 2022 si legge:

“Premi di produttività detassati - Per i dipendenti aliquota al 5% per premi di produttività fino a 3.000 euro”.

La novità è stata confermata anche in conferenza stampa dalla premier Giorgia Meloni che l’ha citata come una delle tre tasse piatte in arrivo, insieme all’estensione del forfettario a 85.000 euro e alla flat tax incrementale.

Per comprendere la portata e la natura della novità sui bonus dipendenti, però, vale la pena analizzare le regole attuali su cui si intende intervenire.

Oggetto di modifiche, probabilmente temporanee, dovrebbe essere l’articolo 1, commi da 182 a 189, della Legge di Stabilità 2016.

La norma attualmente in vigore prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 10 per cento ai “premi di risultato di ammontare variabile, la cui corresponsione sia legata ad incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili” sulla base di precisi criteri.

Secondo quanto dichiarato, quindi, l’aliquota dovrebbe scendere al 5 per cento: la novità, in altre parole, consiste nel potenziamento della detassazione. Il condizionale resta d’obbligo perché manca ancora il testo del DDL Bilancio e la discussione parlamentare che porterà alle decisioni definitive non è ancora cominciata.

Bonus dipendenti: come funziona la detassazione che il Governo chiama flat tax

Va sottolineato, però, che è possibile applicare l’imposta sostitutiva ai bonus dipendenti fino a 3.000 euro in presenza di specifiche condizioni.

Oltre ad essere erogati in presenza di “incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili” i premi detassati possono essere riconosciuti ai titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non superiore, nell’anno precedente, a 80.000 euro.

Ma c’è anche una regola che prescinde dal singolo o dalla singola lavoratrice: i bonus dipendenti possono essere detassati solo se le somme vengono erogate in esecuzione di contratti aziendali o territoriali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative, da rappresentanze sindacali aziendali o dalla rappresentanza sindacale unitaria. I contratti, inoltre, devono essere depositati insieme alla dichiarazione di conformità.

Questa condizione restringe molto il raggio di azione dell’agevolazione sui premi di produttività dal momento che per le piccole e medie imprese può essere complicato attivare le procedure sindacali necessarie a causa dei costi da sostenere, troppo alti nel rapporto con i benefici che ne trarrebbero.

I dati contenuti nel report redatto dal Ministero del Lavoro lo scorso 15 novembre danno un’idea di quale potrebbe essere la portata delle novità in arrivo con la Legge di Bilancio 2023: i contratti depositati e attualmente attivi sono 13.038.

La misura, così come annunciata, crea senza dubbio dei benefici per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti, ma non si può dire che sia una flat tax universalmente rivolta alla categoria.

Senza dubbio è troppo presto per tirare le somme, ma per potenziare la detassazione dei premi di risultato si dovrebbe agire sull’intero impianto di regole e non solo su una riduzione dell’aliquota, che agevola unicamente chi già ha le carte in regola per ottenere i benefici.

O ancora per raggiungere un numero più ampio di lavoratori e lavoratrici, si dovrebbe spostare l’attenzione su altre misure, come l’esenzione fiscale prevista per i fringe benefit che il Decreto Aiuti quater ha esteso per importi fino a 3.000 euro, ma solo per il 2022 e solo per determinati tipi di rimborso.

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