Bonus in busta paga: sull’“aumento” degli stipendi non si può più tornare indietro

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Focus sui bonus in busta paga, aumento per 12 milioni di famiglie sugli stipendi dello scorso anno: il taglio del cuneo contributivo è una delle misure che hanno contribuito ad aumentare l'equità della distribuzione dei redditi disponibili e a diminuire il rischio di povertà, secondo l'Istat. Un dato che impone la necessità di conservare l'esonero contributivo anche in futuro o di trovare una misura alternativa

Bonus in busta paga: sull'“aumento” degli stipendi non si può più tornare indietro

L’aumento degli stipendi che deriva dal bonus in busta paga, riconosciuto ai dipendenti con una retribuzione fino a 35.000 euro, nel 2023 ha interessato 12 milioni di famiglie.

L’esonero contributivo, che nella seconda parte dell’anno è arrivato al 6 e al 7 per cento, ha contribuito ad aumentare l’equità della distribuzione dei redditi disponibili e a diminuire il rischio di povertà, che è passato dal 20 al 18,8 per cento.

Sono questi i dati che arrivano dall’Istat con il report La redistribuzione dle reddito in Italia 2023, pubblicato il 6 marzo 2024, e che confermano la necessità di proseguire sulla strada del taglio del cuneo fiscale e contributivo.

Un’inversione di tendenza potrebbe portare a un duro contraccolpo, ma resta costante l’esigenza di trovare nuove risorse.

Bonus in busta paga, “aumento” degli stipendi: un salvagente per i redditi delle famiglie nel 2023

I bonus in busta paga rientrano tra gli elementi che l’Istat ha preso in considerazione per studiare la redistribuzione del reddito in Italia nel 2023.

Negli ultimi anni, con interventi a più riprese, si è alleggerito il peso della contribuzione dovuta dai lavoratori e dalle lavoratrici dipendenti per aumentare il valore degli stipendi.

Nel 2023 l’esonero contributivo parziale ha interessato 12 milioni di famiglie per un importo medio di 690 euro annui: poco meno di 60 euro al mese, considerando 12 mensilità.

“L’esonero parziale dei contributi previdenziali in vigore nel 2023 comporta un miglioramento dei redditi disponibili per circa 11 milioni di famiglie (43% delle famiglie residenti in Italia), che in media percepiscono un beneficio, valutato al netto delle interazioni fiscali, di 537 euro più alto di quello ricevuto nel 2022 grazie
all’esonero contributivo in vigore quell’anno. Le famiglie che traggono il maggior guadagno in valore assoluto sono quelle dei quinti centrali di reddito (569 euro per il terzo quinto e 630 per il quarto) che percepiscono anche la quota maggioritaria del guadagno totale.”

Si legge nel report Istat.

Insieme all’assegno unico e ad altre misure di sostegno, ha rappresentato in ogni caso un aiuto per le famiglie, contribuendo a migliorare l’equità della distribuzione dei redditi disponibili e a ridurre il rischio di povertà.

Bonus in busta paga, non si può più tornare indietro sugli aumenti di stipendio

La strada della decontribuzione intrapresa dal Governo Draghi, con la Legge numero 234 del 2021 e una riduzione dello 0,8 per cento, oggi appare senza uscita: nel 2023, da luglio in poi, la percentuale su cui calcolare il bonus in busta paga è arrivata al 7 per cento.

Con le novità sugli stipendi dei lavoratori dipendenti introdotti con il Decreto Lavoro dello scorso maggio, l’attuale Esecutivo ha spinto sull’acceleratore.

Probabilmente i dati Istat che arriveranno il prossimo anno faranno emergere un ruolo ancora più importante dell’esonero contributivo sui redditi disponibili per le famiglie, ma l’accelerata impone la necessità di proseguire senza brusche frenate o inversioni di marcia.

D’altronde il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti lo ha detto chiaro e tondo: il taglio del cuneo fiscale e contributivo è un’ipoteca.

In occasione della richiesta di autorizzazione al Parlamento per lo scostamento di bilancio finalizzato a confermare la decontribuzione introdotta a maggio 2023, aveva sottolineato:

“Si fa soltanto per mettere in busta paga qualcosa per fronteggiare questo tipo di crisi ai lavoratori con stipendi più bassi (la perdita del potere d’acquisto)”.

E rispondendo alla provocazione dell’onorevole Marattin su un eventuale pentimento per aver messo in campo un esonero contributivo così generoso con il Decreto Lavoro, si diceva fiero di mettere una ipoteca sulla Legge di Bilancio 2024 e sulle prossime a beneficio di lavoratori e lavoratrici.

Il via libera dal Parlamento sullo scostamento e sulla Manovra è arrivato e il bonus calcolato sul 6 e sul 7 per cento sarà riconosciuto in busta paga per tutto il 2024: la misura ha un valore di oltre 10 miliardi di euro.

Anche alla luce dei dati forniti dall’Istat, per non intaccare la disponibilità di reddito delle famiglie il conto della prossima Legge di Bilancio parte necessariamente già da una spesa di questa portata per la quale bisognerà trovare le risorse: non si può più tornare indietro. Al massimo si dovranno trovare altre strade di sicurezza, tanto meglio se di lunga percorrenza.

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