Aumento IVA 2020: gli effetti collaterali della crisi di Governo

L'aumento IVA al 25% è uno dei rischi conseguenti alla crisi di Governo. Serve trovare 23 miliardi di euro per evitare che si attivino le clausole di salvaguardia, missione affidata alla Legge di Bilancio che tuttavia rischia di slittare.

Aumento IVA 2020: gli effetti collaterali della crisi di Governo

L’aumento IVA al 25% dal 2020 è uno degli effetti collaterali della crisi di Governo più dannosi per imprese e cittadini.

È ormai cosa nota che servono 23 miliardi di euro per evitare che a partire dal 1° gennaio l’aliquota IVA ordinaria passi dal 22% al 25% e quella ridotta dal 10% al 13%.

Non è il primo anno che si parla di rischio aumento IVA: le clausole di salvaguardia sono un’eredità che l’Italia si porta dietro dal 2011 e che ogni anno il Governo in carica si è impegnato a sterilizzare per evitare di gravare sui consumi.

È con la Legge di Bilancio che, annualmente, ne vengono annullati gli effetti ed è qui che si inserisce il problema degli aumenti dovuti all’inattesa crisi del Governo Lega-M5S.

È l’IVA a far più paura, ora che è difficile ipotizzare chi traghetterà l’Italia verso l’importante impegno del varo della manovra finanziaria, per la quali è necessario rispettare tempi precisi.

Entro il 27 settembre dovrà essere approvata la NaDef e, entro il 20 ottobre, dovrà essere presentata alla Camere Legge di Bilancio 2020, da approvare entro la fine dell’anno.

I tempi sono strettissimi e con l’ufficiale apertura della crisi di Governo tra Lega e M5S le ipotesi che prendono piede sono due: la prima è il voto ad ottobre, con un periodo di esercizio provvisorio, procedura disciplinata dall’articolo 81 della Costituzione.

L’approvazione della Legge di Bilancio 2020 verrebbe rinviata, ed il Governo rimarrebbe in carica per un massimo di 4 mesi esclusivamente per gestire l’ordinaria amministrazione.

La seconda è quella che il Presidente della Repubblica spinga per la formazione di un Governo tecnico, al quale verrebbe affidato il compito di scrivere la Legge di Bilancio 2020.

Tutte e due le ipotesi si scontrano con gli ambiziosi obiettivi di una Legge di Bilancio che, nelle intenzioni di Lega e M5S, sarebbe stata abbastanza impegnativa e quasi certamente avrebbe portato alla richiesta di più flessibilità all’Unione Europea.

Sterilizzazione delle clausole di salvaguardia IVA, flat tax e riforma del Fisco, così come la riduzione del cuneo fiscale e la “fase 2” della riforma delle pensioni sono i punti oscuri di una crisi di Governo che potrebbe portare ad un 2020 ben diverso da quanto promesso.

Aumento IVA dal 2020: le conseguenze della crisi di Governo

La crisi di Governo si è ormai ufficialmente aperta, ma adesso tocca attendere l’avvio delle procedure formali che delineeranno il futuro dell’Italia nel prossimo periodo. La questione è tutta politica ed ha riflessi importanti anche sul fronte economico.

Le conseguenze della fine dell’esperienza di Governo tra Lega e M5S si faranno vedere in sede di predisposizione, presentazione e approvazione della Legge di Bilancio 2020, il provvedimento di fine anno con il quale vengono pianificate entrate ed uscite del triennio.

L’impegno più impellente era e resta quello di evitare che a partire dal 2020 aumenti l’IVA, l’imposta che grava sui consumi e che colpisce indistintamente tutti i contribuenti. A legislazione vigente, a partire dal 2020 l’aliquota del 22% salirà al 25% e quella del 10% al 13%.

Per evitare che aumenti l’IVA è necessario sterilizzare le clausole di salvaguardia, quelle che potremmo definire come una sorta di impegno dell’Italia con l’UE. Il conto è salatissimo: servono 23 miliardi di euro.

Sta proprio qui il nesso tra crisi di Governo e rischio di aumento dell’IVA.

Qualora prevalesse la scelta di sciogliere le Camere ed indire le elezioni anticipate (probabilmente ad ottobre), si rischia l’esercizio provvisorio. Una scelta dettata dai tempi necessari per l’insediamento del nuovo Esecutivo, che potrebbe non avere il tempo necessario per portare a casa la Legge di Bilancio entro la scadenza del 31 dicembre 2019.

La situazione sarebbe pressoché simile qualora a scrivere la Legge di Bilancio 2020 fosse un Governo di tecnici. Potrebbe tornare in auge l’ipotesi avanzata dal Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ovvero di un aumento selettivo delle aliquote IVA soltanto per alcuni beni e servizi.

Solo supposizioni, per ora. Se l’aumento IVA resta un’incognita, la crisi di Governo rende più chiaro il quadro sulle riforme attese proprio in Legge di Bilancio 2020: la flat tax e l’ulteriore intervento sulle pensioni sono due delle misure destinate a saltare.

Flat tax e riforma delle pensioni, nessuna riforma con la crisi di Governo

La flat tax ed il taglio delle aliquote Irpef per il ceto medio sono destinati gioco forza ad essere rinviati. Stesso destino per l’attesa fase 2 della riforma delle pensioni.

Si tratta di due delle misure bandiera della Lega, da sempre intenzionata ad inserirle in Legge di Bilancio 2020 anche in deficit.

La crisi di Governo però rende di fatto irrealizzabile un piano di riforma importante e costoso per lo Stato, che presuppone una trattativa con l’UE per la richiesta di maggior flessibilità.

Il quadro che si delinea non è certo dei migliori, in un periodo particolare per il Paese e con la necessità impellente di riforme sul fronte fiscale, ma anche in materia di lavoro. Peccato che, ancora una volta, la strada del cambiamento promesso sia stata interrotta.

Resta l’incognita sulle mosse che porteranno alla formazione di un nuovo Governo in grado, si spera, di evitare che la Legge di Bilancio 2020 si trasformi in una pesante cambiale per le tasche di imprese, professionisti e dipendenti.

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