Assunzioni nei Comuni: appello dell’Anci a Brunetta

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

L'associazione dei comuni chiede con urgenza l'assunzione di 60.000 unità di personale nei prossimi 5 anni a fronte delle nuove responsabilità imposte dal Recovery Plan e la semplificazione delle procedure concorsuali. Nella nota ANCI del 2 marzo una fotografia dell'organico di Comuni e Città metropolitane.

Assunzioni nei Comuni: appello dell'Anci a Brunetta

Sono urgenti assunzioni straordinarie con regole semplificate negli enti locali. È questa la richiesta che l’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ha rivolto al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta per bocca del suo presidente Antonio Decaro.

In una lettera inviata al responsabile della Funzione pubblica, Decaro ha ricordato come i comuni e le Città metropolitane abbiano un ruolo strategico nell’ambito del Recovery Plan che dovrebbe portare il paese fuori dalla crisi indotta dalla pandemia da Coronavirus.

Tuttavia, a fronte di questa crescita dei compiti e delle responsabilità ci sono enti che nel corso degli ultimi 12 anni hanno perso circa il 25 per cento del loro organico. Personale che peraltro come accade nel resto dell’amministrazione pubblica è spesso in età avanzata e non formato nell’uso delle nuove tecnologie digitali.

Ma vediamo con attenzione i dettagli della fotografia che Anci scatta della situazione del personale del comparto enti locali.

Comuni e Città metropolitane, la situazione dell’organico

L’Anci, nel documento allegato alla lettera di Decaro a Brunetta pubblicato il 2 marzo 2021, lamenta il fatto che se nel 2007 il comparto degli enti locali poteva contare su 479.233 dipendenti, nel 2019 essi si sono ridotti a 361.745, con una perdita di 117.500 unità dovuta al contenimento della spesa pubblica e alla politica di blocco delle assunzioni, al netto degli ulteriori effetti di decremento prodotti da Quota 100 e dal rallentamento dei concorsi pubblici a causa del Covid.

Inoltre, oltre che pochi i dipendenti degli enti locali sono anche piuttosto anziani: basti pensare che la fascia d’età più numerosa è quella tra i 55 e i 59 anni con il 24,7 per cento dei dipendenti, seguita da quella degli ultrasessantenni con il 21,8 per cento, mentre solo il 18 per cento ha meno di 45 anni.

Tra i dirigenti la situazione è anche peggiore perché solo il 13 per cento si trova sotti i 50 anni.

Inoltre, i dati forniti dall’Anci mostrano come il 30 per cento del personale non dirigenziale rientri tra le qualifiche più basse e solo 2 su 10 a quelle più elevate.

Una nota particolare è rappresentata dal fatto che il 91 per cento dei dipendenti degli enti locali ha un contratto a tempo indeterminato e solo il 9 per cento è invece occupato con forme che l’Anci definisce “flessibili”. La peculiarità è che per l’Anci questo sia un dato negativo, opinione che ovviamente è molto diversa rispetto a quello delle organizzazioni sindacali come vedremo.

Le richieste dell’Anci e le differenze con le opinioni dei sindacati

A fronte di questa assunzione cosa chiede l’Anci al ministro Brunetta e al nuovo governo Draghi?

In pratica, l’associazione dei Comuni richiede la semplificazione delle procedure concorsuali per procedere all’immissione di 60.000 nuove unità nei comuni e altre 150 di profilo tecnico nelle Città metropolitane: basti pensare che secondo l’Anci sono 12 gli adempimenti preliminari obbligatori prima di poter arrivare alla sola pubblicazione del bando.

Il tutto per rispondere al carico amministrativo derivante dalle risorse del Recovery Plan che gli enti locali dovranno essere in grado di gestire adeguatamente. In proposito lo stesso Piano di resilienza ha previsto lo stanziamento di 210 milioni di euro per l’assunzione di dipendenti a tempo determinato che dovrebbero sostituire “le competenze non più nella disponibilità”.

Su queste assunzioni l’associazione dei comuni punta molto, evidentemente a fronte dei problemi relativi alle procedure concorsuali di cui sopra.

Opinione che non può che divergere da quella dei sindacati. La Fp Cgil, ad esempio, ricorda che il costo delle assunzioni precarie “non è inferiore a quello del personale a tempo indeterminato” e che peraltro le assunzioni a tempo indeterminato dovrebbero anche superare le sopra citate 60.000 per evitare di limitarsi al mero turn over.

D’altra parte non si può non ricordare che l’Italia è stata più volte messa sul banco degli imputati dall’Unione europea per il rilevante numero di precari presenti nella sua pubblica amministrazione, ben 370.000.

Pertanto, la semplificazione delle procedure concorsuali e l’utilizzo delle graduatorie degli idonei dei precedenti concorsi pare obiettivamente la via maestra per affrontare il problema del rafforzamento dell’organico degli enti locali.

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