Riforma pensioni: senza interventi giovani in uscita a 74 anni e con 1.000 euro

Francesco Rodorigo - Pensioni

Continuando di questo passo i giovani entrati da poco nel mondo del lavoro otterranno la pensione a quasi 74 anni con un importo di circa 1.000 euro. Questo lo scenario delineato dall'analisi del Consiglio Nazionale dei Giovani ed EURES sulla situazione contributiva e pensionistica. Il prossimo tavolo per la riforma si terrà presso il Ministero del Lavoro a settembre

Riforma pensioni: senza interventi giovani in uscita a 74 anni e con 1.000 euro

In pensione a 74 anni e con circa 1.000 euro, uno scenario poco rassicurante quello delineato dall’analisi del Consiglio Nazionale dei Giovani ed EURES che lancia l’allarme.

Senza interventi, discontinuità lavorativa e retribuzioni basse porteranno gli under 35 a poter accedere unicamente alla pensione di vecchiaia e con assegni molto ridotti.

Secondo il Consiglio, servono interventi strutturali e l’introduzione di una pensione di garanzia per i più giovani che preveda strumenti di sostegno e copertura.

I tavoli di lavoro sulla riforma delle pensioni tra il Ministero del Lavoro, e le parti sociali riprenderanno a settembre, anche in vista della prossima Legge di Bilancio.

Riforma pensioni: senza interventi giovani in uscita a 74 anni e con 1.000 euro

Il Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG) l’8 agosto ha presentato la ricercaSituazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, realizzata assieme a EURES (Ricerche Economiche e Sociali).

Il rapporto fornisce una proiezione di quelle che saranno le condizioni degli attuali under 35 al momento in cui matureranno la pensione.

Il futuro previdenziale delle nuove generazioni appare insostenibile a livello sociale, i lavoratori e le lavoratrici entrati da poco nel mercato del lavoro saranno costretti a lavorare più a lungo per ricevere pensioni meno generose rispetto alle generazioni precedenti.

Per i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni, l’analisi stima che se la permanenza si protraesse fino al 2057, determinando così un ritiro a quasi 74 anni (73,6), l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.577 euro lordi mensili, cioè 1.099 euro al netto dell’IRPEF. Un valore tre volte superiore a quello dell’assegno sociale.

Per i lavoratori con partita IVA (sempre con permanenza fino al 2057 e un ritiro a 73,6 anni) l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili (1.128 euro al netto dell’IRPEF), valore che equivale a 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale.

Come affermato dalla Presidente del CNG, Maria Cristina Pisani, durante la presentazione:

“La crescente precarizzazione e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, colpisce in particolare i giovani e le donne, rendendo più difficile il loro percorso di ingresso nel mercato del lavoro, la stabilità contrattuale e i livelli retributivi.”

I lavoratori e le lavoratrici con meno di 35 anni, dunque, a causa della discontinuità lavorativa, con contratti precari e instabili, e delle retribuzioni basse saranno costretti a ritirarsi dal lavoro solo per vecchiaia e con importi prossimi a quello di un assegno sociale.

“Per i giovani entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni in Italia si prevede raggiungeranno l’età pensionabile solo a 71 anni, il dato più alto tra i principali Paesi europei.”

Un quadro che mette in dubbio l’efficacia di un sistema come quello contributivo, che per consentire trattamenti dignitosi ha bisogno di carriere a contribuzione piena e con crescita retributiva, che al momento per la maggior parte dei giovani non ci sono.

Riforma delle pensioni: prossimo tavolo di lavoro a settembre, attenzione ai giovani

Il CNG insiste, dunque, sulla necessità di un dibattito più approfondito sulle questioni previdenziali, che tenga conto anche delle esigenze delle giovani generazioni.

Alessandro Fortuna, Consigliere di Presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali ha ribadito:

“continuiamo ancora una volta a rivendicare l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani che preveda strumenti di sostegno e copertura al monte contributivo per i periodi di formazione, discontinuità e fragilità salariale dei giovani.”

Le pensioni dei giovani sono state l’oggetto dell’ultimo tavolo tecnico convocato dal Ministero del Lavoro quasi un mese fa e a cui hanno partecipato esponenti di Governo, organizzazioni sindacali ed esperti dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale, il quale però si è concluso con un nulla di fatto.

Il nodo è proprio la questione delle risorse effettivamente disponibili e utilizzabili per eventuali misure dedicate alla previdenza.

Anche in questa occasione uno dei temi principali è stato quello dell’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani.

Si tratta di una misura che garantisce un assegno con un importo minimo di pensione, il quale potrebbe essere graduato in base al numero di anni di lavoro e alla contribuzione versata, in modo tale da evitare che i giovani lavoratori precari di oggi si trovino a dover ricevere un trattamento insufficiente in futuro, prendendo in considerazione anche gli eventuali periodi di disoccupazione.

Tutto rimandato ai prossimi incontri, quindi, che riprenderanno a settembre dopo la pausa estiva, in vista della prossima Legge di Bilancio.

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