IRPEF 2025, la riforma degli scaglioni incide sulle addizionali regionali. Cresce il peso del Fisco locale su buste paga e stipendi, con un percorso che rischia di portare a nuovi aumenti per tutti nel prossimo triennio

Anche l’IRPEF regionale risente della riforma degli scaglioni, in vigore a regime dal 2025.
Nell’ultima settimana si è a lungo discusso dell’aumento dell’addizionale IRPEF in Piemonte, con un rialzo che interesserà in particolare chi percepisce redditi sopra i 15.000 euro, secondo un sistema progressivo che andrà a gravare in misura più rilevante sul ceto medio.
Non solo il Piemonte, ma anche altre Regioni hanno rivisto al rialzo le aliquote delle addizionali, come ad esempio l’Emilia Romagna.
Il motivo è legato anche alla necessità di adeguarsi alla nuova struttura dell’IRPEF prevista ormai a regime, un lavoro che nel prossimo triennio porterà alla revisione integrale delle regole da parte delle singole realtà territoriali e locali.
IRPEF 2025, la riforma degli scaglioni fa lievitare le addizionali regionali
Se da un lato la revisione dell’IRPEF ha portato ad una riduzione del peso del Fisco sui redditi dei contribuenti, dall’altro l’impatto dei nuovi scaglioni rischia di rivelarsi un boomerang per gli Enti territoriali e locali.
I primi effetti della riforma IRPEF sulle addizionali si sentiranno nel 2025, ma il percorso di adeguamento proseguirà per fasi per il prossimo triennio. Dal punto di vista normativo, è entro il 2028 che l’imposta dovuta alle Regioni dovrà essere strutturata sulla base dei tre scaglioni previsti per l’imposta nazionale.
Al netto del periodo transitorio, previsto dalla Legge di Bilancio 2025, il punto fermo è che il passaggio da quattro a tre scaglioni IRPEF dovrà essere “pagato” dalle Regioni. Come? Il rialzo delle aliquote è la via più semplice.
A porre l’accento sulla questione era stata la Conferenza Unificata Stato Regioni alla fine del 2023, a ridosso dell’ok al decreto legislativo di riforma dell’IRPEF. La soluzione adottata per il 2024, e confermata dalla Manovra anche per il triennio 2025-2027, consiste di fatto nella possibilità di mantenere la struttura a quattro scaglioni.
Una soluzione ponte, in attesa del riordino della fiscalità degli enti territoriali. Resta in ogni caso la necessità di reperire per tempo le risorse necessarie, e il caso del Piemonte è indicativo del lavoro richiesto alle regioni.
Aumento dell’addizionale IRPEF, dal 2028 tre scaglioni anche per le regioni
Vale la pena ricordare che, per effetto della riforma avviata con il decreto legislativo n. 216 del 30 dicembre 2023 e poi della Legge di Bilancio 2025, dal 1° gennaio 2024 l’IRPEF è strutturata su tre scagioni di reddito.
Le aliquote progressive di tassazione del reddito delle persone fisiche sono così determinate:
- fino a 28.000 euro, 23 per cento;
- oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35 per cento;
- oltre 50.000 euro, 43 per cento.
Come già evidenziato, le regioni possono continuare a stabilire le percentuali di tassazione sulla base degli scaglioni in vigore fino al 2023, ossia:
- fino a 15.000 euro, 23 per cento;
- oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 25 per cento;
- oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35 per cento;
- oltre 50.000 euro, 43 per cento.
Una deroga che tuttavia sarà limitata e si applicherà fino al 2027. Poi bisognerà necessariamente adeguarsi all’imposta nazionale, e come nel caso del Piemonte c’è chi si sta muovendo per tempo per reperire le risorse necessarie per coprire la conseguente riduzione di entrate.
Indicativo, in tal senso, il comunicato stampa pubblicato il 22 luglio dal Consiglio Regionale del Piemonte, che evidenzia la necessità di reperire 150 milioni circa per il passaggio ai tre scaglioni.
Ed è qui l’effetto paradosso della riforma IRPEF: se da un lato si riduce il conto dell’imposta nazionale, dall’altro rischia di salire la pressione fiscale locale. Un aspetto che potrà essere corretto, ma sul quale al momento non esistono soluzioni all’orizzonte da parte del Governo.
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