Gli aumenti degli stipendi del 2024 (per ora) saranno provvisori

Aumento stipendio grazie al taglio di cuneo fiscale ed aliquote IRPEF, ma per ora si tratta di un effetto che si avrà per un solo anno (il prossimo)

Gli aumenti degli stipendi del 2024 (per ora) saranno provvisori

Nel 2024 si avranno diversi aumenti in busta paga per i lavoratori del settore privato e pubblico; per questi ultimi tali aumenti - derivanti dagli effetti fiscali dei provvedimenti in fase di ufficializzazione - si affiancheranno ai rinnovi dei CCNL, con particolare riferimento ai settori della sicurezza e della sanità.

È evidente che quando un provvedimento produce un aumento della busta paga e del reddito netto che ciascuna lavoratrice e ciascun lavoratore riescono a conseguire il sistema ne trae beneficio nel suo complesso.

Appare tuttavia ancora molto critico l’elemento relativo alla provvisorietà del provvedimento.

In effetti, l’aumento degli importi previsti nelle buste paga - quantomeno per come adesso è stato proposto - avrà effetto nel solo 2024.

Di conseguenza, alla fine del prossimo anno il Governo dovrà individuare le stesse risorse per finanziare le stesse misure anche per il 2025. E quindi? Questo comporta evidentemente la possibilità (teorica) che i soldi non si trovino e che, di conseguenza, le buste paga possano tornare a scendere, per effetto di un ritorno alle condizioni fiscali precedenti, nell’anno successivo.

È una situazione molto simile a quella che abbiamo avuto in Italia per circa dieci anni con le clausole di salvaguardia IVA.

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Chi ci guadagna (e quanto) e chi no dagli aumenti delle buste paga previsti nel 2024?

Ma chi ci guadagna e quanto dagli aumenti in busta paga derivanti dai diversi provvedimenti di cui si parla in questi giorni?

Proviamo ad elencare i principali dati (fonte: rielaborazione dati Corriere della Sera):

  • fino a 15.000 euro lordi l’anno la busta paga crescerà in media di circa 60 euro al mese;
  • da 15.000 a 35.000 euro lordi l’anno la busta paga crescerà in media di circa 100 euro al mese;
  • tra 35.000 e 50.000 euro lordi l’anno la busta paga crescerà in media di 20 euro al mese;
  • sopra i 50.000 euro lordi non vi sarà nessun beneficio. Ciò in quanto il Governo ha spiegato di voler introdurre un meccanismo di compensazione per effetto del quale la riduzione del secondo scaglione IRPEF - che dal 28% passerà al 23% - sarà ridotto da un taglio dei benefici fiscali derivanti dalle detrazioni di pari importo.

Il confronto tra gli aumenti delle buste paga (provvisori) del 2024 e le clausole di salvaguardia IVA

Gli stipendi però aumenteranno solo provvisoriamente, almeno sulla carte. E la mente di molti di noi sicuramente tornerà agli anni in cui ogni volta che si parlava di Legge di Bilancio veniva fuori lo spauracchio dell’aumento dell’IVA.

In effetti il confronto viene in modo spontaneo e non è di buon auspicio.

Il debutto delle clausole di salvaguardia IVA in Italia risale al 2011.

Il Governo Berlusconi IV, al fine di veder approvata la propria manovra finanziaria dall’Unione Europea in un contesto macroeconomico caratterizzato da uno spread a +500, decise di garantire il rispetto dei vincoli comunitari da parte dell’Italia promettendo che, nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi previsti, sarebbe stato attuato un piano di revisione delle agevolazioni fiscali e sarebbe scattato l’aumento dell’Iva.

In sostanza, le clausole di salvaguardia IVA rappresentavano una sorta di patto con il quale l’Italia garantiva il rispetto dei vincoli di bilancio comunitari e degli obiettivi di riduzione del debito.

Nel 2021, dopo circa 10 anni, il Governo Conte I cancellò le clausole in oggetto con il Decreto Rilancio.

Oggi lo stesso tema si ha di fatto con il taglio del cuneo fiscale, avviato provvisoriamente dal Governo Draghi e prorogato, sempre in via provvisoria, dal Governo Meloni.

Il provvedimento di per sé non può non piacere, perché aumenta il reddito netto di chi lavora. La questione che si pone è di tipo prospettico: cosa succederà nel caso in cui il prossimo anno non si trovassero le risorse per rifinanziare il provvedimento? Ovviamente le buste paga scenderebbero, con effetti negativi sul potere d’acquisto delle famiglie.

Diversi esponenti della maggioranza parlamentare, tuttavia, hanno ormai più volte ribadito che l’obiettivo è quello di rendere questo provvedimento strutturale e ci sono tutte le condizioni per farlo già dal 2025. Speriamo.

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