Superbonus: l’86 per cento di lettrici e lettori contro lo stop alla cessione del credito e l’instabilità normativa

Rosy D’Elia - Irpef

Bocciatura completa per le ultime novità che riguardano il Superbonus: parere contrario per l'86 per cento di lettrici e lettori che hanno partecipato al sondaggio sul tema. Il punto della questione, però, non riguarda solo cessione del credito e sconto in fattura: le continue modifiche rendono impossibili le agevolazioni e complicano la relazione con banche e imprese

Superbonus: l'86 per cento di lettrici e lettori contro lo stop alla cessione del credito e l'instabilità normativa

Mentre al Ministero dell’Economia e delle Finanze e in Parlamento si studiano nuove soluzioni sul Superbonus, nelle case, nelle imprese, nelle banche le agevolazioni diventano sempre più difficili da controllare.

L’86 per cento dei lettori e delle lettrici che hanno partecipato al sondaggio sulle ultime novità che riguardano il Superbonus hanno bocciato le misure del DL n. 11 del 2023 che dal 17 febbraio scorso ha messo fuori gioco la cessione del credito e lo sconto in fattura per beneficiare dei bonus edilizi.

E il disaccordo poggia le basi su una serie di motivazioni ed esigenze che vanno ben oltre il blocco delle alternative alla detrazione.

Tutti, anche coloro che hanno approvato le ultime misure, concordano su un punto: è necessario un panorama di regole più chiare e lineari per favorire il rapporto tra cittadini, imprese e banche.

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Superbonus: l’86 per cento di lettrici e lettori in disaccordo con lo stop alla cessione del credito

Il Superbonus è stato introdotto a maggio 2020 dal Governo Conte, in piena pandemia. Insieme alla maxi detrazione del 110 per cento, è stata prevista anche la possibilità di beneficiare dell’agevolazione in due modalità alternative, cessione del credito e sconto in fattura, anche per altri bonus edilizi previsti dalla normativa.

Proprio queste due strade sono state chiuse dal DL n. 11 del 2023. Ma le novità approvate nel consiglio dei Ministri del 16 febbraio 2023 sono solo le ultime di una lunga serie.

Il Governo Conte a febbraio 2021, dopo aver raccolto i primi buoni frutti del Superbonus, ha lasciato il testimone al Governo Draghi che ha raccolto i primi frutti meno buoni, come l’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prima utilizzate o l’incontrollabilità del mercato dei crediti, e ha apportato i primi correttivi alla normativa di riferimento.

Tra proroghe, correzioni e sterzate improvvise, gli articoli 119 e 121 del decreto Rilancio, riferimenti chiave, in meno di tre anni sono stati modificati complessivamente più di 30 volte da tre Governi diversi.

Da un lato i cittadini e le cittadine hanno la possibilità di accedere a vantaggi più unici che rari, dall’altro, però, si trovano a pagare il prezzo di una instabilità normativa che tiene tutti sul filo, in equilibrio tra benefici ed effetto boomerang, che un minimo movimento può provocare.

È anche questa la ragione che porta l’86 per cento delle lettrici e dei lettori a bocciare le ultime novità sul Superbonus.

Dai commenti emerge con forza che il disaccordo sulle scelte che riguardano la maxi agevolazione va ben oltre lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura previsto dal DL n. 11 del 2023, tanto che anche chi si esprime a favore, solo il 14 per cento, spera sia il preludio di una maggiore chiarezza.

Superbonus: dai contribuenti con redditi più bassi ai rapporti con banche e imprese, gli aspetti da considerare

Per lettrici e lettori il punto della questione non è tanto, o comunque non solo, la necessità di continuare a cedere i crediti fiscali o di applicare gli sconti in fattura, quanto il dovere per il Governo di considerare alcuni aspetti:

  • le novità del DL n. 11 del 2023 sono state improvvise ed immediate: il cambio repentino delle regole entra in contrasto con le lunghe procedure, anche solo informali, che anticipano l’avvio dei lavori;
  • se ci sono delle irregolarità, è su quelle che bisogna intervenire con un sistema di controlli e sanzioni maggiormente adeguato e non eliminando le agevolazioni;
  • se i Governi passati hanno commesso degli errori, non possono essere i cittadini e le cittadine a pagarli;
  • le novità approvate non rappresentano semplicemente uno stop alle modalità di fruizione alternative alla detrazione ma escludono dai benefici tutte e tutti coloro che hanno dei redditi bassi;
  • qualsiasi modifica teorica si trasforma in una difficoltà pratica: anche solo di riflesso ogni novità normativa rallenta i tempi dei lavori che, però, devono seguire tabelle di marcia ben precise per ottenere le agevolazioni.

E, inoltre, un’altra considerazione da fare riguarda la grande questione degli ultimi mesi, che le ultime novità approvate non hanno risolto: la mole di crediti incagliati nei cassetti fiscali di imprese, banche, cittadini, come sottolinea il lettore V.S, ingegnere.

“Il punto non è la decisione di stoppare o meno, semplicemente prima di stoppare va trovata la soluzione dei crediti incagliati e unitamente a questo prorogare le scadenze, soprattutto quella del 31/03/2023 per le unifamiliari in quanto se dal 11/2022 si è bloccata la cessione del credito, come si pensa che questi cantieri siano andati avanti senza che le imprese abbiano la liquidità necessaria per ultimare i lavori? Liquidità che in precedenza avevano dalla cessione del credito e garantiva l’esecuzione”.

In un contesto in continua evoluzione, instabilità e complessità teorica del panorama normativo nella pratica diventano impossibilità, come dimostra anche la storia della lettrice S.S. che racconta la sua esperienza con il Superbonus:

“Ho iniziato il restauro solo ad aprile 2022, per ritardi dovuti all’impossibilità di trovare progettisti liberi, incaricati 5 mesi prima; la mancanza di materiali e le cifre decuplicate, hanno fatto il resto. Senza il superbonus sarebbe stato un miraggio restaurare. Avrei speso comunque ma con questi aumenti mi sarebbe stato impossibile.

Ho raggiunto più del 30 per cento al primo SAL al 30 settembre. Ho fatto preparare tutte le carte dai professionisti per le asseverazioni e fatto il visto di conformità dal commercialista che per giusta pignoleria ha chiesto ai professionisti delle precisazioni. Un po’ per colpa dei professionisti un po’ per il commercialista mi sono trovata il 4 novembre che avevo tutto pronto per la cessione che avrei fatto il 7 novembre in Poste italiane, giorno in cui Poste ha chiuso tutto.

Non può immaginare la disperazione ancora attuale, non riesco a dormire la notte”.

Partendo da tutte queste considerazioni, secondo le lettrici e i lettori, si dovrebbero studiare le prossime soluzioni per mettere ordine nel complesso normativo su cui poggiano il Superbonus e gli altri bonus edilizi.

Non dovrebbero mancare, poi per il lettore A. M., anche le valutazioni sugli effetti positivi che le agevolazioni hanno avuto sul contrasto all’evasione e sull’occupazione collegate all’edilizia.

D’altronde anche coloro che, in minoranza, si sono espressi a favore del blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura si augurano che il DL n. 11 del 2023 rappresenti uno stop and go verso regole più chiare e lineari capaci di rendere più agevoli i rapporti tra cittadini e cittadine, banche e imprese.

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