Smart Working PA, il 94% dei lavoratori vuole proseguire

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Smart working PA: il 94% dei lavoratori vuole proseguire. Il dato positivo emerge da un'indagine di FPA su oltre 5.000 lavoratori di cui l'81% pubblici. Non mancano, però, le criticità: il 68,2% ha dovuto utilizzare il proprio PC, mentre in molti lamentano l'incremento del lavoro, la condizione di isolamento e la difficoltà di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari.

Smart Working PA, il 94% dei lavoratori vuole proseguire

Smart Working PA: al 93,6% dei dipendenti della pubblica amministrazione piacerebbe proseguire a lavorare in questa modalità. Il dato emerge dalla ricerca “Strategie individuali e organizzative di risposta all’emergenza” presentata il 3 giugno da FPA, la società di servizi che da trent’anni organizza l’evento Forum PA.

L’indagine è stata condotta nel periodo che va dal dal 17 aprile al 15 maggio e ha riguardato 5225 persone, tra le quali 4262 dipendenti pubblici (l’81%). L’88% dei partecipanti ha dato un giudizio positivo della propria esperienza di lavoro agile definendola un successo, mentre oltre il 60% (61,1) ritiene che questa modalità di lavoro da remoto perdurerà anche dopo l’epidemia causata dal Coronavirus.

“Abbiamo visto che naturalmente le amministrazioni che già stavano sperimentando il lavoro agile hanno saputo reagire meglio all’emergenza”.

Ha commentato il direttore generale di FPA, Gianni Dominici.

“Riuscendo a mettere in poco tempo in smart working tutti i dipendenti e superando le difficoltà, tecnologiche e organizzative, causate inevitabilmente da questa introduzione forzata. Questa esperienza, tuttavia, sta dimostrando che anche nella PA è possibile lavorare in modo flessibile, per obiettivi invece che guardando solo agli orari e al cartellino, con effetti positivi sia per l’attività che per la vita personale.”

Smart working PA, tutti i numeri della ricerca di Forum PA

Di certo, la pubblica amministrazione in Italia si è trovata “scaraventata” nel mondo del lavoro agile a causa dell’emergenza sanitaria da COVID-19 perché fino a poco più di quattro mesi fa solo l’8,6% delle PA di appartenenza degli intervistati adottava questa modalità di lavoro, mentre per il 45,8% essa era limitata a un gruppo sperimentale di dipendenti, mentre per il 39,2 dei lavoratori non c’era proprio la possibilità di accedere al lavoro da remoto.

Dopo la crisi da pandemia, invece, lo smart working si è diffuso nel 98,8% delle amministrazioni degli interpellati: in alcuni casi come unica misura per la gestione del personale, nel 41% affiancato dalla presenza in ufficio a turni e nel 40,5% dalla richiesta di consumare ferie e riposi arretrati.

Al momento, il 92,3% sta lavorando nella nuova modalità a distanza e, in particolare, per l’87,7% si tratta di un’esperienza del tutto nuova, dovendo peraltro utilizzare dotazioni informatiche personali nella maggioranza dei casi: il 68,2% ha utilizzato il proprio PC, il 77,1% il proprio cellulare, il 95% la connessione internet domestica e il 68,3% non ha ricevuto formazione specifica sul lavoro da remoto.

Smart working PA, vantaggi e criticità

I partecipanti all’indagine hanno fatto emergere un gran numero di aspetti positivi della loro esperienza di lavoro agile:

  • per il 69,5% la possibilità di organizzare e programmare meglio il lavoro;
  • per il 45,7% l’avere più tempo per sé e per la propria famiglia;
  • per il 34,9% lavorare in un clima di maggior fiducia e responsabilizzazione;
  • per il 24% un modo di lavorare più stimolante.

Inoltre, anche dal punto di vista dei rapporti con i colleghi nel 52,7% dei casi sono rimasti analoghi, sono peggiorati solo per il 27,3%, mentre sono migliorati per un altro 20%. Peraltro, il 73,8% di chi è stato in smart working è riuscito a svolgere tutte le attività in remoto, mentre per il 41,3% dei dipendenti pubblici l’efficacia lavorativa è migliorata e per un altro 40,9% è rimasta analoga.

Tuttavia, vanno anche segnalati alcune criticità che emergono dalla ricerca FPA. Ad esempio, per la maggior parte dei lavoratori la maggior flessibilità oraria si è tradotta in un incremento del tempo di lavoro (34,3%). Ma non c’è solo questo, i partecipanti hanno infatti lamentato tre criticità in particolare:

  • la difficoltà di mantenere delle relazioni sociali con i colleghi (35,9%);
  • una sensazione di isolamento lavorativo (27,9%);
  • conciliare le esigenze familiari con quelle lavorative (22,3%).

Risultati che si accordano con quelli ricavati da una recente indagine sullo stesso tema condotta nel mese di maggio dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio della Cgil su un campione di 6170 lavoratori. Anche in questo caso, meno occasioni di confronto e di scambio con i colleghi e l’aumento dei carichi familiari risultano come ostacoli.

Aspetti che destano preoccupazione nelle organizzazioni sindacali, insieme al venir meno di una parte della retribuzione del lavoratore come il buono pasto e il diritto alla disconnessione.

Anche nel caso dello smart working, quindi, si deve capire cosa accadrà al termine dell’emergenza e soprattutto in quali condizioni sarà possibile continuare l’esperienza, anche dal punto di vista dei diritti.

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