Il riscatto dei periodi di inattività per lavori discontinui, stagionali e temporanei

Vanda Soranna - Pensioni

Il riscatto dei periodi di inattività è utile in caso di lavori discontinui, stagionali o temporanei sia per maturare i requisiti contributivi per l'accesso alla pensione che per aumentare l'importo riconosciuto. Vediamo di seguito le regole da conoscere e le indicazioni fornite dall'INPS.

Il riscatto dei periodi di inattività per lavori discontinui, stagionali e temporanei

Il riscatto dei periodi di inattività è particolarmente utile in caso di lavori discontinui, stagionali e temporanei.

I dati diffusi a marzo dall’ISTAT sull’andamento del mercato del lavoro hanno segnalato una buona ripresa dell’occupazione nell’Italia post-pandemia.

Negli ultimi mesi del 2021 è stato un boom di occupati in più, con un tasso di occupazione che, seppur al di sotto della media europea (67 per cento) ha raggiunto quota 59,6 per cento.

Sono aumentati i lavoratori a tempo determinato, saltuari e stagionali, con una durata media dei contratti fino a 30 giorni per il 39,5 per cento dei casi.

Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha spiegato che si sono avute punte di un solo giorno per il 14,3 per cento degli occupati, da due e sei mesi per il 29,1 per cento e di un anno soltanto nello 0,9 per cento dei casi.

La conseguenza è che se non si riesce nel breve periodo ad invertire la rotta, molti pensionati di domani vedranno profilarsi il rischio di buchi contributivi nelle proprie carriere e dunque pensioni più basse di quelle erogate oggi.

I motivi di interruzione tra un rapporto di lavoro ed un altro possono essere diversi e dipendere dalla volontà del lavoratore o, come più spesso accade, da fattori esterni.

In un mercato del lavoro sempre più precario e frammentato, è frequente che il lavoratore si trovi senza lavoro e dunque privo di contribuzione previdenziale per un periodo più o meno lungo.

In alcuni casi, inoltre l’interruzione o sospensione delle attività lavorative può dipendere da un’impossibilità oggettiva come nel caso delle aspettative di malattia, lo sciopero, l’assenza per servizio militare o la maternità.

Vediamo dunque quali sono le possibilità di limitare i danni derivanti dalla mancanza dei contributi e gli strumenti che le leggi mettono a disposizione.

Il riscatto dei periodi di inattività per lavori discontinui, stagionali e temporanei

Nel caso di impossibilità oggettiva allo svolgimento di attività lavorativa, in costanza di un rapporto di lavoro, è previsto il pagamento dei contributi figurativi, a totale carico dell’INPS ed accreditati generalmente d’ufficio.

Il Decreto legislativo 564 del 1996 prevede, per esempio, l’accredito automatico di contribuzione figurativa, nel caso di malattia del lavoratore o, su domanda, di aspettativa non retribuita per carica elettiva o sindacale.

L’art. 5 dello stesso decreto legislativo introduce, inoltre, nei casi di interruzione o sospensione del rapporto lavorativo, la possibilità di presentare domanda di riscatto dei periodi non lavorati successivi al 31 dicembre 1996.

I lavoratori iscritti alle forme obbligatorie di assicurazione per invalidità, vecchiaia e superstiti o a forme alternative o sostitutive di questa possono chiedere all’INPS l’autorizzazione a proseguire il pagamento volontario dei contributi, nei casi di passaggio da un impiego ad un altro, per periodi di inattività privi di contribuzione.

La facoltà di riscatto è riconosciuta anche nei casi di frequenza di corsi di formazione professionale, studio e ricerca privi di copertura assicurativa, a condizione che venga conseguito il titolo di studio e che la frequenza dei corsi sia stata necessaria per L’ingresso nel mercato del lavoro o per le progressioni di carriera.

Nel caso di rapporti di lavoro temporanei, stagionali o discontinui, inoltre, l’art.7 del decreto legislativo 564 del 1996, prevede la possibilità di coprire i periodi di interruzione tra un lavoro ed un altro, sotto forma di contribuzione da riscatto o prosecuzione volontaria.

Riscatto dei periodi di inattività: come funziona il pagamento volontario dei contributi

Per esercitare tale facoltà, i lavoratori interessati devono però comprovare lo stato di disoccupazione mediante iscrizione nelle liste di collocamento e, nel caso di richiesta di prosecuzione volontaria della contribuzione, avere alle spalle un minimo contributivo di un anno.

Le stesse regole di richiesta di riscatto o prosecuzione volontaria valgono in caso di svolgimento di rapporti di lavoro part time verticale, orizzontale o ciclico.

I contributi riscattati o versati volontariamente consentono di coprire le giornate di mancato lavoro o di incrementare i contributi già versati e sono validi sia per maturare il diritto a pensione sia per aumentare l’ammontare del futuro assegno.

I contributi da riscatto, a differenza di quelli figurativi, hanno sempre un onere a carico del lavoratore. Il pagamento viene autorizzato, soltanto su domanda dell’interessato tramite portale internet, contact center o avvalendosi di un patronato.

Il calcolo dei contributi da pagare viene fatto sulla base dell’aliquota applicata all’ultima retribuzione nell’ultimo anno di lavoro ed il pagamento viene autorizzato generalmente in forma trimestrale.

Riscatto periodi inattività lavori discontinui, temporanei o stagionali: nuove istruzioni INPS

Con il messaggio Hermes 958 del 28/02/2022 l’INPS, con riferimento ai lavori discontinui, temporanei o stagionali, ha precisato che il diritto di riscatto costituisce una fattispecie legale tipica che non può essere aggravata, prevedendo requisiti ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla legge.

Il riscatto deve essere dunque riconosciuto qualunque sia l’interruzione temporale tra due rapporti di lavoro ed anche se essa intercorre tra un lavoro temporaneo o discontinuo ed un lavoro di tipo occasionale o tra lavori occasionali di diversa tipologia.

Superando l’interpretazione data in precedenza (messaggio 30108 del 13 dicembre 2007), INPS ha escluso inoltre il riscatto qualora il periodo di inattività segua ad un lavoro temporaneo o stagionale ma preceda un rapporto a tempo indeterminato.

Il riscatto, infine, può riguardare soltanto periodi successivi al 31 dicembre 1996: vengono dunque calcolati i contributi mancanti a partire dal 1° gennaio 1997, anche se l’inattività lavorativa ha avuto inizio in data antecedente.

Riscatto buchi contributivi: per quali periodi è possibile fare domanda

Altri contributi riscattabili su domanda sono:

  • i contributi da maternità al di fuori del rapporto di lavoro. In questo caso, è richiesta un’anzianità contributiva minima di 5 anni in costanza di rapporto di lavoro e l’iscrizione al FPLD o AGO;
  • i contributi per periodi di lavoro svolti all’estero, coperti da assicurazione sociale non riconosciuta in Italia. In tale caso, è necessario provare l’esistenza e la durata del rapporto di lavoro estero attraverso documentazione in originale (buste paga, libretti di lavoro, lettere di assunzione) di data anteriore o altrimenti validata dalle autorità consolari;
  • attività di collaborazione coordinata e continuativa svolta prima del 1° aprile 1996 (art 52 legge 488/1999);
  • lavori socialmente utili (art.8 comma 19 decreto legislativo 1° dicembre 1997 n.468)
  • anni di praticantato per promotori finanziari;
  • servizio civile su base volontaria svolto dopo il 1° gennaio 2009;
  • aspettativa per gravi motivi di famiglia (art,1 comma 789 legge 296/2006).

Riscatto periodi di inattività e pagamento volontario contributi: conviene?

Valutare la convenienza del riscatto o del pagamento volontario non è sempre facile perché bisogna considerare l’ammontare da pagare, variabile sulla base del /Calcolo-pensione-sistema-contributivo-retributivo-misto/Calcolo-pensione-sistema-contribut..., secondo il periodo di riferimento.

In generale il riscatto o il pagamento volontario dei contributi risultano vantaggiosi se:

  • consentono di accedere alla pensione anticipata prima dei 67 anni;
  • permettono di raggiungere il minimo contributivo di 20 anni richiesto dalla legge.

Le somme pagate volontariamente e versate di solito ogni trimestre possono poi essere detratte dal reddito complessivo, nella dichiarazione dei redditi e consentono così un risparmio fiscale immediato che si aggiunge ai vantaggi di una maggiore pensione futura.

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