Rinnovo contratto statali, scontro sull’aumento degli stipendi. Le novità

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Rinnovo contratto statali, si è aperto il 19 febbraio 2020 il tavolo del Memorandum sul Pubblico Impiego. Dal ministro Dadone sono venuti spiragli per risorse aggiuntive in sede di Def per l'aumento degli stipendi, ma i sindacati rimangono sulle loro posizioni. Ecco le ultime novità.

Rinnovo contratto statali, scontro sull'aumento degli stipendi. Le novità

Rinnovo contratto statali, è scontro sull’aumento degli stipendi. Le ultime novità sono il frutto della prima giornata di discussione del 19 febbraio 2020 tra Governo e sindacati.

Al tavolo di apertura del Memorandum sul rinnovo del contratto dei dipendenti statali si sono seduti i rappresentanti delle organizzazioni di categoria più rappresentative dei lavoratori e per l’esecutivo il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone e i due sottosegretari del Mef Laura Castelli e Pier Paolo Baretta, rispettivamente in quota M5S e Pd.

Nei giorni precedenti nel frattempo sia i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, sia il sindacato di base più importante del comparto l’Usb Pubblico Impiego avevano reso noto le rispettive piattaforme per il rinnovo contrattuale sebbene con iniziative distinte: i confederali sotto l’egida “Rinnoviamo la Pa”, l’Usb con “CONTRattachIAMO”.

Il nodo principale del rinnovo del contratto degli statali resta tuttavia l’aumento degli stipendi: la somma proposta dal Ministro Dadone non soddisfa le richieste dei sindacati. Di seguito tutte le novità.

Rinnovo contratto statali, novità: le proposte della Dadone sull’aumento degli stipendi

La proposta che è venuta dal ministro Dadone è la stessa avanzata alla fine dello scorso anno: disponibili da subito circa 3,4 miliardi di euro per i rinnovi contrattuali che si tradurrebbero in un aumento di circa 96 euro lordi al mese sugli stipendi degli statali.

Offerta già respinta al mittente ai sindacati e che in questa occasione non ha avuto una sorte migliore: Cgil. Cisl e Uil chiedono da tempo 120 euro lordi di aumento per apporre la loro firma sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Cifra che consentirebbe ai lavoratori pubblici di recuperare il potere d’acquisto perduto in dieci anni di blocco delle contrattazioni.

Le novità sono invece in due spiragli che la delegazione governativa, nella persona del ministro Dadone, ha lasciato aperti nel corso della discussione.

Il primo consiste nell’indicazione che la cifra di 120 euro potrebbe essere raggiunta, tenendo conto del taglio al cuneo fiscale (che dovrebbe valere circa 60 euro netti) già stabilito in Legge di bilancio.

Tuttavia, anche questa iniziativa non ha trovato un riscontro d’interesse nelle organizzazioni sindacali per l’ovvio motivo che non possono costituire materia di contrattazione delle risorse (peraltro già assegnate) a tutti i lavoratori dipendenti, sia pubblici, sia privati.

Con più attenzione è stato invece accolto l’accenno del ministro alla possibilità che nel prossimo Def ci possa essere una riflessione del governo sulle risorse disponibili per rinnovare i contratti degli statali.

Traccia di questa cauta apertura si trova in effetti nelle dichiarazioni dei segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi:

“Registriamo un’apertura del ministro Dadone all’avvio di un confronto tecnico sul lavoro pubblico. Valuteremo il merito partendo dalle nostre proposte e che riguardano, in estrema sintesi: l’esigenza di adeguate risorse per il rinnovo dei contratti, al netto degli interventi necessari per stabilizzare l’elemento perequativo e per finanziare il nuovo sistema di classificazione; un piano straordinario di assunzioni che vada oltre il turn over; provvedimenti che valorizzino le professionalità e che liberino la contrattazione da ingerenze amministrative”.

Rinnovo contratto statali e aumento degli stipendi: il ruolo cruciale del MEF

D’altra parte, gli stessi sindacati confederali riconoscono che il MEF nella persona dei due sottosegretari Castelli e Baretta (e delle due forze politiche di maggioranza) non “ha assunto impegni”, ragione per la quale insisteranno nella mobilitazione.

Il dicastero guidato Da Roberto Gualtieri ricopre ovviamente un ruolo cruciale, disponendo dei cordoni della borsa e svolgendo di fatto il ruolo di rappresentante delle istanze di rigore economico dell’Unione Europea sul versante interno italiano.

Proprio per questo Cgil, Cisl e Uil nel loro comunicato unitario hanno tenuto a precisare che

"Valutiamo infatti con grande attenzione il percorso preannunciato oggi di confronto ma siamo ben consapevoli che questo non è e non può essere la stagione degli auspici, bensì quella dei risultati”.

D’altra parte, gli stessi confederali sono incalzati nelle loro rivendicazioni dall’Usb che ha presentato una piattaforma non dissimile dalla loro (tranne il riferimento alla riduzione dell’orario di lavoro) , ma con un atteggiamento nei confronti del governo assai meno conciliativo:

“Porteremo sul tavolo le nostre proposte che, oltre al salario, guarderanno ad una PA moderna che associ la digitalizzazione alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, che adegui gli ordinamenti professionali riconoscendo il giusto a chi finora ha tirato la carretta ed eliminare la piaga del mansionismo, che immagini un welfare aziendale pubblico coerente con la nostra funzione.”

Gli spazi per un risultato positivo permangono quindi non molto ampi. Ora sta al governo trovare risorse aggiuntive nel quadro del prossimo Documento di Economia e Finanza.

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